Israele ringrazia Di Maio: riconosciuto il nostro diritto di difesa. E i civili uccisi a Gaza, signor ministro?
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Israele ringrazia Di Maio: riconosciuto il nostro diritto di difesa. E i civili uccisi a Gaza, signor ministro?

Resta da sapere cosa pensi il titolare della Farnesina sui morti civili palestinesi. Sulle scuole distrutte, le abitazioni rase al suolo, gli ospedali in cui scarseggia il plasma.

Bombardamenti a Gaza
Bombardamenti a Gaza
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

18 Maggio 2021 - 16.04


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“Ho avuto una cordiale conversazione con il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio. L’ho ringraziato per il sostegno del governo italiano al diritto di Israele di difendersi e per la condanna italiana degli atti terroristici di Hamas. Gli ho ribadito che Israele continuerà ad agire fino a quando non sarà ristabilita la calma nelle città del sud e nel centro di Israele”.

Così su Twitter il ministro degli Esteri israeliano Gabi Ashkenazi. “L’ho aggiornato sulle misure adottate da Israele per contenere gli eventi a Gerusalemme – prosegue – e sui tentativi di prevenire il deterioramento e l’escalation. L’intera comunità internazionale deve condannare le attività terroristiche di Hamas, che opera in mezzo alla popolazione civile a Gaza e usa i suoi cittadini come scudi umani”. 

Resta da sapere cosa pensi il titolare della Farnesina sui morti civili a Gaza. Sulle scuole distrutte, le abitazioni rase al suolo, gli ospedali in cui scarseggia il plasma. Signor ministro è anche questo il “diritto a difendersi” che l’Italia sostiene? 

La guerra di Gaza continua

Due morti e due feriti gravi: questo il primo bilancio secondo la televisione commerciale Canale 13 di un attacco di razzi e di mortai lanciati da Gaza ed esplosi in un capannone di un villaggio agricolo vicino alla linea di demarcazione. Sul posto ci sono altri feriti, meno gravi. Secondo l’emittente un razzo ha centrato il capannone. Quando le prime squadre di soccorso sono sopraggiunte sono state colpite da un ulteriore colpo di mortaio. L’attacco dei mortai è ancora in corso. I due uccisi nell’attacco palestinese sono lavoratori stranieri, probabilmente originari della Thailandia, secondo i media locali. Il Magen David Adom, equivalente israeliano della Croce Rossa, ha confermato la loro morte. Ha aggiunto che sul posto ci sono anche un ferito grave e sette feriti in condizioni medie. Nella zona di Beer Sheva un razzo ha danneggiato un’automobile intransito con una persona a bordo, le cui condizioni non sono ancora note. Da Gaza è in corso un duro attacco di razzi diretto verso una decina di località nel sud di Israele. 

Israele ha deciso di chiudere il valico di Kerem Shalom, nella Striscia di Gaza, durante il passaggio degli aiuti umanitari internazionali per i palestinesi dell’enclave. La decisione, secondo quanto comunicato dalle autorità dello Stato ebraico, è legata ai bombardamenti in direzione del valico, verificatisi proprio nel momento in cui avveniva il passaggio dei mezzi con i beni. Proiettili di mortaio sono stati sparati in direzione del valico di Kerem Shalom “quando sono entrati i camion che trasportavano aiuti civili forniti dalle organizzazioni umanitarie internazionali”, ha reso noto il Cogat, l’ente israeliano responsabile delle operazioni civili nei territori palestinesi. “Si è deciso di bloccare l’ingresso degli altri camion”, è stato spiegato. 

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Joe Biden torna a parlare con Benjamin Netanyahu per chieder il cessate il fuoco a Gaza. Lo rende noto la Casa Bianca, riferendo anche dell’impegno americano “con l’Egitto e altri partner a questo scopo”. Biden, comunque, ha confermato a Netanyahu il forte appoggio americano al diritto di Israele di difendersi dagli attacchi missilistici. Invito non accolto dal premier israeliano: “Israele intende raggiungere tutti gli obbiettivi prefissati dell’intervento a Gaza” ha risposta Netanyahu durante la conversazione.  “Stiamo lavorando dietro le quinte” e “lavoriamo in silenzio”. La frequenza con cui la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, si mette sulla difensiva davanti alle pressanti richieste di chiarimento dei giornalisti riguardo la crisi in Medio Oriente, indica un nuovo momento di difficoltà per l’amministrazione Biden.  Mentre Biden e Netanyahu parlavano l’aviazione e l’esercito israeliano lanciavano raid. Israele punta a guadagnare tempo per indebolire Hamas quanto più possibile. Nella sola giornata di ieri ha bombardato 100 chilometri di tunnel nella Striscia di Gaza, eliminato una serie di capi militari, distrutto un centro operativo di Hamas.  Per arrivare al cessate il fuoco, l’Egitto è da sempre un interlocutore chiave nei negoziati con Hamas con cui gli Stati Uniti non parlano perché la considerano un’organizzazione terroristica. Proprio ieri il presidente francese Macron ha incontrato a Parigi l’omologo egiziano al- Sisi. L’Eliseo appoggia l’offensiva diplomatica con la mediazione egiziana (e della Giordania) perché “gli egiziani come i giordani parlano con tutti nella regione”. Il “dietro le quinte” deve fare i conti, in queste ore, con le richieste pubbliche di chiarimento e in tempi rapidi: Biden è stato criticato per aver fatto saltare la riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza che avrebbe dovuto chiedere la fine immediata delle ostilità e la rappresentante, dell’ala sinistra del partito democratico, Alexandria Ocasio-Cortez, ha condannato la decisione con un tweet in cui ha accusato gli Stati Uniti di essere “complici” del tragico apartheid in cui sono rimati intrappolati i palestinesi.  L’incertezza arriva nel momento in cui l’amministrazione Biden ha notificato la vendita di armi a Israele per 735 milioni di dollari, tra cui bombe a guida laser dall’impatto devastante. Era il 5 maggio, quando è arrivato l’annuncio. Cinque giorni dopo, è cominciata ‘l’Operazione Guardiano delle Mura’, tutt’ora in corso, che ha provocato più di duecento morti.  

Il capo di stato maggiore degli Stati Uniti, Mark Milley, parlando ai giornalisti mentre si recava in aereo a Bruxelles per una riunione della Nato, ha avvertito che il conflitto tra Israele e militanti palestinesi di Hamas sta creando instabilità nella regione, anche al di là di Gaza, affermando che “non è nell’interesse di nessuno continuare a combattere”. Ha quindi fatto eco all’appello del presidente Joe Biden, esortando entrambe le parti nel conflitto a diminuire l’escalation e ad appoggiare un cessate il fuoco. “C’è una quantità significativa di vittime e penso solo che quel livello di violenza sta destabilizzando un’area che va al di là di Gaza”, ha detto. “Credo che qualunque siano gli obiettivi militari, debbano essere valutati considerando le altre possibili conseguenze”, ha continuato Milley. “A mio avviso, la riduzione dell’escalation è la linea di condotta intelligente a questo punto per tutte le parti interessate”

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Dopo il cessate il fuoco chiesto dal presidente Usa l’ambasciatore palestinese a Mosca Abdel Hafiz Nofal fa sapere che la Palestina è pronta per colloqui diretti con Israele a Mosca in qualsiasi momento. “Naturalmente siamo d’accordo ad avere colloqui anche domani perché abbiamo fiducia nella parte russa”, ha detto. Domenica scorsa il viceministro degli Esteri russo Sergey Vershinin aveva dichiarato in una videoconferenza urgente ad alto livello del Consiglio di sicurezza dell’Onu sulla crisi palestinese-israeliana che Mosca chiedeva di creare nei tempi più stretti le condizioni necessarie per rilanciare il dialogo “sulla base delle ben note risoluzioni del Consiglio di sicurezza e dell’Assemblea generale dell’Onu e del principio di due Stati – Palestina e Israele – che coesistano in pace e sicurezza”. Vershinin ha sottolineato che la proposta della Russia di tenere a Mosca un incontro tra il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente palestinese Mahmoud Abbas in mezzo all’aggravarsi del conflitto palestinese-israeliano rimane in vigore. 

Bombardato centro anti-Covid

Uno dei bombardamenti israeliani ha distrutto la clinica al-Rimal, nel centro di Gaza, l’unico laboratorio Covid-19 dell’intera Striscia che adesso non è più in grado di condurre i test di screening, come ha scritto in un tweet l’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp). “I raid israeliani minano gli sforzi del ministero della Sanità di fronte all’epidemia di Covid, non consentendo di seguire le persone infettate dal coronavirus e di continuare la campagna di vaccinazione”, ha detto Ashraf al-Qodra, portavoce del ministero. Prima dell’escalation militare, le autorità di Gaza effettuavano una media di circa 1.600 test Covid al giorno con uno dei più alti tassi di positività al mondo (28%) e gli ospedali sopraffatti dal numero di pazienti.

Il raid ha avuto conseguenze anche sugli immobili vicini, tra cui un orfanotrofio, un liceo femminile, il ministero della Salute palestinese e la clinica al-Rimal che ha dovuto interrompere l’attività di test per coronavirus. 

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Da Gaza, secondo quanto riferisce il portavoce militare israeliano, Hidai Zilberman, sono partiti 3.440 razzi dall’inizio delle violenze. Il 90% di questi, comunque, è stato intercettato dal sistema di difesa Iron Dome. I raid israeliani hanno prodotto finora 212 vittime civili, tra cui 61 bambini, anche se Tel Aviv sottolinea di aver neutralizzato “oltre 150 operativi terroristi, più di 120 sono di Hamas e oltre 25 del Jihad Islamico“. Una decina le vittime israeliane.

L’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, intanto, descrive una situazione sempre più drammatica nella Striscia di Gaza. Il portavoce Jens Laerke ha dichiarato che quasi 47mila palestinesi sono fuggiti dalle loro case nel corso della settimana di pesanti attacchi aerei israeliani, in cui Hamas e altri militanti hanno lanciato più di 3.400 razzi contro Israele. L’elettricità in tutta l’enclave palestinese è disponibile solo da sei a otto ore al giorno. Citando le autorità palestinesi, ha detto che 132 edifici comprendenti 621 unità abitative e commerciali sono stati distrutti a Gaza, altre 316 unità abitative sono state gravemente danneggiate e rese inabitabili. 

Il bombardamento della torre al-Jalaa: gli Usa chiedono spiegazioni.

Le critiche alla strategia di Israele di abbattere con le proprie bombe edifici situati nel bel mezzo di Gaza si sono accentuate dopo che l’Idf ha preso di mira la Media tower della città dell’enclave palestinese, dove si trovavano anche le redazioni di importanti testate come Associated Pressal-Jazeera e altre. Una scelta che ha “messo lo Stato di Israele in una posizione scomoda nei confronti degli Stati Uniti”, hanno ammesso fonti israeliane citate dalla Radio Militare. Ieri il segretario di Stato, Antony Blinken, ha detto di aver chiesto ad Israele, secondo cui Hamas usava l’edificio come sede del proprio quartier generale dell’intelligence, giustificazioni per il raid, aggiungendo di non aver personalmente visto le prove della presenza del gruppo estremista nella media tower. Sally Buzbee, direttrice di Ap, ha chiesto un’indagine indipendente sull’attacco all’edificio, aggiungendo che la storica agenzia aveva gli uffici nel palazzo da 15 anni e che non è mai stata informata o ha avuto alcuna indicazione che Hamas potesse avere una sede nell’edificio. “Non ci schieriamo in quel conflitto. Abbiamo sentito gli israeliani dire di avere delle prove, non sappiamo quali siano queste prove – ha detto – Riteniamo che a questo punto sia appropriato uno sguardo indipendente su ciò che è accaduto ieri, un’indagine indipendente”.

Un’indagine che Israele non accetterà mai. 

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