Italia-Libia: gli "strani incontri" tripolini del nostro capo della Polizia e di Piantedosi
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Italia-Libia: gli "strani incontri" tripolini del nostro capo della Polizia e di Piantedosi

Il giornalista di Radio Radicale ha raccontato l'incontro tra il capo della Polizia italiana Lamberto Giannini e il ministro dell’Interno libico, Emad al-Trabulsi. Eravamo a dicembre e poi...

Italia-Libia: gli "strani incontri" tripolini del nostro capo della Polizia e di Piantedosi
Centri di detenzione per migranti in Libia
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

3 Marzo 2023 - 17.35


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Italia-Libia. Della serie: dimmi con chi vai e ti dirò chi sei. E quali sono le tue intenzioni. 

Quelle “Cartoline da Tripoli”.

Sergio Scandura è un giornalista di razza. Uno di quelli, ahinoi sempre più rari, che vanno a caccia di notizie, e non si accontentano di veline di palazzo spacciate come verità oggettive. Scandura, inviato di Radio Radicale, sul Mediterraneo e la Libia ha inanellato una serie di scoop che lasciano il segno.

Una “cartolina da Tripoli”, la sua rubrica in radio, che il segno l’ha lasciato, e inquietante, risale al 31 dicembre del 2022, quando Scandura documenta, con tanto di foto,  l’incontro nella capitale libica tra il capo della Polizia italiana Lamberto Giannini e il ministro dell’Interno libico, Emad al-Trabulsi, uomo legatissimo ad uno dei clan più potenti in Libia, quello di Zantan. Sorrisi, strette di mano, e attestati di stima. Una scena che si ripete nel giorno della visita a Tripoli della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. In quell’occasione il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi incontra il suo omologo libico, e vai con strette di mano, sorrisi, impegni solenni da parte del titolare del Viminale a sostenere gli sforzi delle autorità libiche nel contrastare l’immigrazione. 

Alla faccia degli interlocutori che Roma si è scelta, verrebbe da dire anche alla luce della notizia di oggi lanciata dall’Adnkronos:  “ Ll ministro degli Interni del governo di unità nazionale libico Emad al-Trabulsi è stato fermato all’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi con una ingente somma di denaro in valuta straniera. Lo riferisce Libya Review citando proprie fonti ben informate, secondo le quali il ministro è stato interrogato dalle autorità locali. Nel settembre del 2020 il governo di Tripoli aveva promosso al-Trabulsi, capo della milizia ”Sicurezza pubblica”, a vicedirettore dell’intelligence nonostante il coinvolgimento dei suoi miliziani in violazioni dei diritti umani dei migranti e dei rifugiati, tra cui sparizioni forzate. 

Altre fonti parlano di un controllo di alcune ore da parte delle autorità transalpine, dovuto soprattutto alla presenza del suo nome nei database della polizia per vicende passate. “I media della regione occidentale della Libia, lì dove il governo di Abdul Hamid Dbeibeh ha maggior presa sul territorio, non hanno dato risalto all’indiscrezione emersa dalla capitale francese – scrive Mauro Indelicato sul sito on line de il  Giornale – Fonti libiche hanno però parlato di alcuni controlli disposti dalle autorità transalpine al momento dell’arrivo di Trabulsi. In particolare, la sicurezza francese avrebbe fermato il ministro in quanto il suo nome appariva nei database per precedenti segnalazioni legate a reati di contrabbando. Circostanza quest’ultima non nuova. Quando infatti alcuni mesi fa è stata ufficializzata la sua nomina a ministro, in molti hanno storto il naso sia in Libia che all’estero. E questo, come sottolineato su Adnkronos, proprio per via del coinvolgimento dei miliziani a lui più vicini ad accuse legate a gravi reati…”.

Ecco con chi si era incontrato il capo della Polizia. Ecco chi ha omaggiato il ministro Piantedosi. Scandura l’aveva raccontato il 31 dicembre 2022. Ma la stampa mainstream non ha dato segni di vita.

Motovedette anti-migranti

Ne scrive su Internazionale Annalisa Camilli, altra profonda conoscitrice della Libia e delle nefandezze che si consumano nel Mediterraneo. L’articolo è del 9 febbraio scorso: “Il 6 febbraio l’Italia ha consegnato al governo di Tripoli una nuova motovedetta per il pattugliamento delle coste: una classe trecento di nuova fabbricazione, nell’ambito del progetto europeo Support to integrated border and migration management in Libya (Sibmill).

 È la prima di cinque nuove motovedette finanziate dall’Unione europea, che sono destinate alla cosiddetta guardia costiera libica per intercettare i migranti lungo la rotta del Mediterraneo centrale e riportarli indietro nel paese nordafricano. 

La consegna è avvenuta ad Adria, in provincia di Rovigo, alla presenza del ministro degli esteri italiano, Antonio Tajani, della ministra degli esteri libica, Najla el Mangoush, e del commissario europeo per l’allargamento e la politica di vicinato, Olivér Várhelyi, mentre fuori dai cantieri navali gli attivisti protestavano contro le politiche migratorie italiane ed europee, denunciando le pesanti violazioni dei diritti umani che avvengono ai danni degli stranieri in Libia. 

La consegna è avvenuta a pochi giorni dal rinnovo del Memorandum d’intesa tra Roma e Tripoli (Mou), avvenuto il 2 febbraio 2023, per altri tre anni. Secondo uno studio di Action Aid, l’Italia ha destinato in sei anni poco più di 124 milioni di euro a Tripoli per la fornitura di mezzi navali e terrestri, di strumentazione satellitare, di corsi di formazione, oltre che per la riparazione d’imbarcazioni e altre forniture. 

“Si tratta di una stima al ribasso realizzata dall’osservatorio sulla spesa esterna in migrazione dell’Italia The big wall”, ha spiegato ActionAid  un comunicato. “Una spesa difficile da monitorare, sia per la complessità nelle modalità di gestione sia per i continui silenzi e dinieghi del ministero dell’interno e del ministero degli affari esteri”, scrive l’associazione nel suo rapporto. 

Le conseguenze dell’accordo:

 Tra il 2017 e la fine del 2022 sono state centomila le persone intercettate e riportate in Libia, molte delle quali sono state recluse nei centri di detenzione controllati dalle milizie dove sono comuni sequestri, torture e violenze e dove sono stati documentati dalle Nazioni Unite “indicibili orrori”. 

Inoltre in sei anni è raddoppiato il tasso di mortalità in mare su quella che è considerata la rotta più pericolosa del mondo, che ha raggiunto il suo picco nel 2019, quando un migrante ogni dieci che “prendeva il mare” è annegato o risulta disperso. Secondo i dati dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni dal 2016 a oggi sono state quasi 14mila le persone morte o disperse lungo la rotta del Mediterraneo centrale, considerata la rotta più pericolosa del mondo. 

“Le politiche di esternalizzazione delle frontiere sono finanziate con centinaia di milioni di euro di risorse provenienti dal bilancio dello stato. La maggior parte di questi soldi, in particolare per quanto riguarda la Libia, sono gestiti in modo poco trasparente e senza meccanismi adeguati di accountability in materia di diritti umani”, spiega Lorenzo Figoni di ActionAid. Il parlamento vota i finanziamenti attraverso l’istituzione di fondi ad hoc nella legge di bilancio, ma non chiede mai conto di questa spesa, così come delle strategie e delle politiche che di volta in volta i diversi governi, senza soluzione di continuità, hanno adottato negli ultimi anni in materia di politiche migratorie esterne”.

Altro contributo di spessore è quello di Giulia Tranchina, ricercatrice di Human Wrights Watch per l’Europa e l’Asia Centrale

Annota Tranchina: “Nella continua ossessione di tenere migranti e richiedenti asilo lontani dalle sue coste, lItalia sta pagando affinché decine di migliaia di persone vengano intercettate e riportate in Libia, dove sono vittime di abusi che le Nazioni Unite descrivono come possibili crimini contro l’umanità.

Il Memorandum d’intesa sulla migrazionestipulato dall’Italia con la Libia verrà rinnovato automaticamente il 2 febbraio per tre anni, dopo la scadenza del termine del 22 novembre per apportare modifiche. Da quando è stato firmato nel 2017, il sostegno tecnico e finanziariofornito dall’Italia alle autorità libiche è stato fondamentale perfacilitare l’intercettazione di migliaia di persone che tentavano di attraversare il Mediterraneo per raggiungere l’Italia, e il loro ritorno forzato in Libia.

Secondo un rapporto del giugno 2022 della missione d’inchiesta indipendente delle Nazioni Unite sulla Libia, i migranti nel paese subiscono “omicidi, sparizioni forzate, torture, schiavitù, violenze sessuali, stupri e altri atti inumani… in relazione alla loro detenzione arbitraria”. Nel settembre 2022, il Procuratore della Corte Penale Internazionale ha dichiarato in un comunicato che, secondo la valutazione preliminare del suo ufficio, gli abusi contro i migranti in Libia “possono costituire crimini contro l’umanità e crimini di guerra”.

Il governo italiano continua a fornire un sostegno significativo alle autorità libiche nonostante queste conclusioni, gli innumerevoli rapportidelle organizzazioni internazionali per i diritti umani e le ripetute raccomandazioni di sospendere questa assistenza, anche da parte delSegretario Generale delle Nazioni Unite, delCommissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europae della società civile italiana. Il 28 gennaio 2023, il primo ministro italiano Meloni ha visitato la Libia per firmare un ingente accordo sul gas con il paese eha dichiarato che l’Italia fornirà alla Guardia costiera libica cinque “imbarcazioni completamente equipaggiate”.

Dal 2017 ad oggi, l’Unione Europea ha stanziato 57,2 milioni di europer la “Gestione integrata delle frontiere e della migrazione in Libia”, e nel novembre 2022 ha annunciato un piano per aumentare ulteriormente il sostegno alla Libia. La sua agenzia di frontiera Frontex fornisceanche informazioni di sorveglianza utilizzate dalla Libia per intercettare i migranti.

Aiutare la Guardia costiera libica, sapendo di facilitare il ritorno di migliaia di persone in Libia dove subiscono gravi violazioni dei diritti umani, rende l’Italia e l’Unione Europea complicidi tali crimini.

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