Ucraina, l'arcivescovo di Kiev: "Ero nella lista russa delle persone da eliminare"
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Ucraina, l'arcivescovo di Kiev: "Ero nella lista russa delle persone da eliminare"

Sviatoslav Shevchuk: "La forza del popolo ucraino si sta rivelando un miracolo che sorprende il mondo"

Ucraina, l'arcivescovo di Kiev: "Ero nella lista russa delle persone da eliminare"
Sviatoslav Shevchuk
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30 Marzo 2022 - 19.08


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Guerra in Ucraina; “Oggi vi parlo da Kiev ed è un miracolo”. L’arcivescovo maggiore di Kiev, Sviatoslav Shevchuk, ha raccontato che il suo nome, come quello di altri leader religiosi, era stato messo sulla lista russa delle persone da “eliminare”, nel corso di una video-conferenza al Pontificio Istituto Orientale.

“La forza del popolo ucraino si sta rivelando un miracolo che sorprende il mondo”, ha detto Sua Beatitudine. E questo nonostante a Kiev siano rimasti, ha raccontato, solo un milione di persone, mentre due terzi hanno lasciato la città. Il Capo della Chiesa greco-cattolica ucraina ha anche lamentato le situazioni nella città di Kharkiv, “a soli 40 chilometri dal confine con la Russia”, che è “diventata una città fantasma, ma ancora resiste ai russi”; a Mariupol, città che “era il motore economico dell`Ucraina”, dove si sono viste di nuovo le “fosse comuni”; di Chernihiv, completamente rasa al suolo; di Slavutych, ormai accerchiata, dove resiste un parroco greco-cattolico, che ha visto sua moglie dare alla luce il suo terzo bambino nel mezzo di un terribile assedio.

“Il bambino è nato in un ospedale senza luce, senza acqua – ha detto Sua Beatitudine – sono tre giorni ormai che non ho sue notizie. Quando è iniziata la guerra, sapendo che il bambino stava per nascere, ho cercato di intercedere per portare in salvo il mio parroco e la sua famiglia. Lui mi ha detto: Lei è il mio vescovo e ho ricevuto da Lei il mandato di prendermi cura di questa gente. Non posso andare via”.

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 L’arcivescovo greco-cattolico ucraino, però, ha denunciato anche le deportazioni che stanno avvenendo nella zona del Donbass. La liberazione del Donbass, ha detto, “è stato dichiarata la ragione principale dell`aggressione della Russia all`Ucraina. In quella zona, si sono verificate deportazioni forzate delle persone, spostate dai villaggi in cui avevano sempre vissuto fino al territorio controllato dalla Russia. Caritas Ucraina ha contato 40 mila deportati. Nel territorio controllato viene tolto loro il passaporto e vengono esiliati in Russia. Molti ricevono un documento provvisorio che li costringe a lavorare nell`isola Sakhalin, nell`Oceano Pacifico, al confine con il Giappone, senza possibilità di abbandonare il territorio per due anni. Questo ci fa ricordare le deportazioni di Stalin in Siberia”.

L`Arcivescovo maggiore della Chiesa greco-cattolica ucraina ha anche ricordato come l`attacco russo a Kyiv il 24 febbraio ha fatto risvegliare la città in shock, e che lui “mai si sarebbe aspettato di essere Capo di una Chiesa in guerra”. Né, ha aggiunto, mai avrebbe pensato che i sotterranei della cattedrale sarebbero diventati rifugio per tante persone, rimaste bloccate sul lato sinistro del fiume Dnipro e impossibilitae a tornare a casa perché tutti i ponti erano inagibili.

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“Abbiamo accolto più di 500 persone, a mani vuote, all`improvviso”, ha spiegato Sviatoslav Shevchuk, che ha anche denunciato come l`attacco fosse ben pianificato, e come ovunque, anche nel coro della sua cattedrale, fossero infiltrate spie russe, che avevano come obiettivi i leader religiosi e le stesse chiese, diventate obiettivo principale dell`attacco.

Sua Beatitudine ha descritto una guerra crudele, dove i soldati russi si arricchiscono per permettere alle persone di fuggire (fino a 1200 dollari viene pagato un passaggio fuori dalla zona del conflitto) e dove gli attacchi fanno seguito l`uno all`altro senza pietà: 1300 missili sono scagliati sull`Ucraina in poco più di un mese di guerra (in Siria, ne sono stati lanciati solo 30 in 11 anni), mentre 200 mila soldati russi sono entrati nel territorio ucraino.

 Andriy Yurash, amabsciatore di Ucraina presso la Santa Sede, ha riconosciuto in un intervento introduttivo, il grande lavoro della Chiesa greco-cattolica ucraina sul territorio.

“Le Chiese – ha detto – stanno aiutando in quattro aspetti: operano una grande missione umanitaria; fanno lavoro concreto per le persone a diversi livelli; servono come cappellani militari; e poi, il ruolo importante dato dai messaggi quotidiani inviati da Sua Beatitudine”.

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Aprendo l`evento, il Cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, ha sottolineato che “quelli che dovevano essere anni per guardare al futuro nelle ultime settimane si sono trasformati in un triste ritorno al passato, non soltanto della Chiesa greco cattolica ucraina ma del mondo intero che sembra non aver imparato l`errore creato dalla devastazione delle guerre”.

Il Cardinale Michael Czerny, prefetto ad interim del Dicastero dello Sviluppo Umano Integrale e inviato speciale del Papa in Ungheria e Slovacchia per supervisionare la situazione dei profughi, ha invece enfatizzato il lavoro di tutti quelli che prestano soccorso. “Noi li chiamiamo angeli, spesso restano anonimi. Le famiglie dei preti, come molti religiosi e volontari, offrono cura e accoglienza e sono certamente angeli eroici”. Il Cardinale ha anche enfatizzato la grande collaborazione tra le religioni proprio nel sostenere ed accogliere quanti sono costretti a lasciare le loro case.

L`impegno della Caritas Italia e quella in Ucraina è stato presentato dai loro direttori d. Marco Pagniello e Maria Stavnychna.

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