Patrick Zaki, scarcerato ma non assolto: il ricatto egiziano continua
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Patrick Zaki, scarcerato ma non assolto: il ricatto egiziano continua

Un passo in avanti, importante, per certi versi insperato. Ma si sa: nello Stato di polizia chiamato Egitto, quello di giustizia è un concetto alquanto vacuo.

Patrick Zaki, scarcerato ma non assolto: il ricatto egiziano continua
Patrick Zaki
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

7 Dicembre 2021 - 16.30


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Un passo in avanti, importante, per certi versi insperato, ma il traguardo finale è ancora da raggiungere. Scarcerato ma non assolto. Ma si sa: nello Stato di polizia chiamato Egitto, quello di giustizia è un concetto alquanto vacuo.

Scarcerato

Dopo 668 giorni di rinvii, di detenzione amministrativa prolungata all’infinito, Patrick Zaki uscirà dal carcere. Non è arrivata l’assoluzione piena sperata dai legali, ma la decisione del giudice monocratico di Mansura ha superato ogni aspettativa anche degli avvocati del giovane studente dell’università di Bologna arrestato al Cairo il 7 febbraio 2020: Patrick sarà scarcerato anche se non assolto. La decisione è arrivata dopo che la seduta di oggi era stata sospesa dopo appena 4 minuti visto che la sua legale, Hoda Nasrallah, aveva chiesto l’acquisizione di altri atti per dimostrare sia una presunta illegalità durante l’arresto avvenuto il 7 febbraio 2020 all’aeroporto della capitale egiziana che la correttezza dell’articolo sui copti alla base del processo.  In aula era presente “per la prima volta” anche “un pm”, ha notato una fonte in aula. Uno dei diplomatici italiani ha potuto avvicinare il ragazzo e scambiare qualche parola con lui: alla richiesta su come stesse il giovane ha risposto bene, bene, grazie” alzando il pollice e ringraziando l’Italia per l’attenzione riservata al suo caso. Anche se sulle sue nuove condizioni detentive, dopo il trasferimento dal carcere di Tora a quello di Mansura, una fonte informata sulle condizioni carcerarie ha spiegato che “si sta meglio a Tora, dove almeno c’è il bagno in cella. Qui a Mansura dopo le 4 del pomeriggio si può usare solo il bugliolo, il secchio usato come latrina dentro la cella”. In aula c’erano  fra gli altri anche George, il padre di Patrick, e la madre Hela con i quali un diplomatico italiano si è intrattenuto brevemente. 

Patrickverrà scarcerato tra la tarda serata di oggi e domani mattina, ma il suo processo resta ancora in piedi e riprenderà nella prossima udienza, fissata per il 1 febbraio 2022. Seguendo le procedure, Patrick dal tribunale di Mansura dovrebbe essere riportato nel carcere di Tora, al Cairo, per sbrigare le ultime formalità e poi riportato a Mansura per il rilascio definitivo. La speranza era che la parte burocratica potesse essere risolta direttamente nella città sul Delta del Nilo, dove Patrick è nato nel giugno del 1991, con la firma sulla scarcerazione dalla stazione di polizia competente senza questo ulteriore trasferimento. Restano da capire alcuni dettagli sulle modalità della sua liberazione, tra cui il regime che eventualmente dovrà osservare in attesa della prossima udienza. Pare ormai certo però che Patrick Zaki non sarà posto in libertà vigilata, con l’applicazione quindi di misure quali l’obbligo di firma o addirittura di dover passare 12 ore (dalle 20 alle 8) in una stazione di polizia e 12 a casa. 

E’ invece impossibile che Patrick possa tornare a viaggiare e dunque rientrare in Italia per riprendere gli studi accademici “in presenz”’. Almeno fino al 1° febbraio e al prossimo parere giudiziario. La scarcerazione, tuttavia, gli consentirà di riprendere i contatti con l’università di Bologna e magari anche le lezioni a distanza attraverso le piattaforme del caso. 

Documenti richiesti

Registrazioni di telecamere di sorveglianza dell’aeroporto del Cairo, verbali redatti da un agente della Sicurezza nazionale e da uno della polizia, oltre a copie di verbali di un processo civile e la convocazione di un teste. Sono questi gli atti che la legale di Patrick Zaki ha chiesto al giudice di acquisire al processo. Le registrazioni video servirebbero per dimostrare che Patrick fu arrestato all’aeroporto del Cairo e non a casa propria a Mansura, come invece sostenuto dalla Procura, ha detto una fonte. I verbali richiesti sono quello del funzionario della Sicurezza nazionale che documentò la cattura al Cairo e quello dell’agente di polizia che ha registrato il fermo a Mansura: i due documenti dovrebbero dimostrare l’illegalità del fermo di Zaki. Gli atti del processo civile riguardano invece il caso di un cristiano che sarebbe stato discriminato impedendogli di testimoniare in un caso di eredità contesa del 2008, come sostenne Patrick nell’articolo del 2019 sulle discriminazioni dei copti in Egitto, incriminato in questo processo. Sempre in relazione all’articolo, la legale ha chiesto che venga acquisita la testimonianza del fratello di un soldato cristiano ucciso da terroristi islamici e al quale sarebbero stati negati adeguati onori, sempre secondo l’articolo scritto dallo studente del quale la legale vuole dimostrare la veridicità, ha riferito ancora la fonte.  Sospesa l’udienza, Patrick è stato fatto uscire dalla gabbia degli imputati e portato altrove. “Per la prima volta” in aula era presente “un Pm”, ha notato una fonte. Prima dell’udienza Patrick ha potuto parlare per diversi secondi attraverso le sbarre anche con la sua fidanzata. Oltre ai legali di Zaki, in tribunale erano presenti anche due diplomatici italiani. “Bene, bene, grazie”, ha risposto loro Zaki, alzando il pollice, alla domanda su come stesse. Lo studente ha risposto dalla gabbia degli imputati poco prima dell’inizio dell’udienza. Si è appreso che il diplomatico ha potuto parlagli brevemente per rappresentargli la vicinanza delle istituzioni italiane e Zaki ha ringraziato per quello che l’Italia e l’Ambasciata stanno facendo per lui. 

Fuori dall’aula, la notizia della scarcerazione dello studente Unibo è stata accolta con unurlo di gioia da parte dei familiari e degli amici. 

La madre dello studente si è limitata a dichiarare: “Salto dalla gioia”.

Subito dopo l’annuncio della scarcerazione del figlio, invece, il padre di Patrick Zaki ha abbracciato anche i due diplomatici italiani presenti a Mansura e li ha ringraziati per l’impegno profuso dall’Italia al fine di ottenere questo risultato. «Vi siamo molto grati per tutto quello che avete fatto» ha detto George Zaki secondo quanto riferito da una persona che era vicina ai due durante i concitati minuti seguiti all’annuncio.

La vicenda

Patrick Zaki stava frequentando un master in Studi di Genere e delle Donne presso l’Università di Bologna quando, il 7  febbraio del 2020, era stato arrestato in aeroporto al suo arrivo in Egitto, dove contava di trascorrere un breve periodo di vacanza con la famiglia. Immediatamente dopo l’arresto, aveva raccontato il suo avvocato, , era stato torturato: dopo essere stato bendato, era stato portato a Mansura, la sua città natale, dove era stato picchiato, spogliato, sottoposto a scosse elettriche sulla schiena e sull’addome, oltre che abusato verbalmente e minacciato di stupro.

Nei mesi successivi, era stato trasferito dal carcere di Mansura alla prigione di Tora, al Cairo, nota per ospitare i prigionieri politici, ed era stato detenuto in condizioni dure e degradanti. Per molti mesi gli era stata negata la possibilità di comunicare con l’esterno e di ricevere visite dalla famiglia (ufficialmente a causa dell’emergenza coronavirus) e c’erano stati gravi polemiche sul fatto che le autorità egiziane gli stessero negando le necessarie cure mediche (Zaki soffre di asma).

All’inizio del processo, a settembre, sembrava che le accuse più gravi contro Zaki, per “istigazione a commettere atti di violenza e terrorismo” e “appello al rovesciamento dello stato”, per le quali sono previste pene fino a 25 anni di carcere, fossero state fatte cadere. Nella seconda udienza, tenuta a fine settembre, i legali di Zaki avevano però detto che erano state riconfermate entrambe le accuse. Per il momento non ci sono informazioni certe e confermate al riguardo.

“Una luce finalmente”

“Grazie Signore per il rilascio di mio figlio Patrick dopoi giorni molto difficili che abbiamo attraversatoVorrei poi ringraziare tutti per il loro affetto e sostegno in questa circostanza”, ha scritto George Michel Zaki, il padre di Patrick Zaki, sui suoi canali social.

Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, “esprime soddisfazione per la scarcerazione di Patrick Zaki, la cui vicenda è stata e sarà seguita con la massima attenzione da parte del Governo italiano”.

La scarcerazione di Zaki è “uno spiraglio, la luce finalmente”, ha scritto in un post su Twitter il segretario del Pd Enrico Letta. “Una bella notizia”, anche se ancora parzialmente, ha detto l’ex premier Giuseppe Conte, che ha ricordato di aver “seguito particolarmente” il caso – insieme a quello Regeni – durante la sua presidenza a Palazzo Chigi. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha espresso un “doveroso ringraziamento” al corpo diplomatico italiano per il lavoro svolto, sottolineando che il “primo obiettivo” è stato raggiunto e che adesso si continuerà a “lavorare silenziosamente, con costanza e impegno”. Così anche i deputati cinque Stelle in commissione Esteri. “È la notizia che aspettavamo dal febbraio 2020, dal momento in cui è iniziata una carcerazione preventiva in violazione di ogni diritto umano. Non abbiamo mai abbassato i riflettori su questo caso pretendendo dall’Egitto di Al Sisi una giustizia giusta. La notizia di oggi, però, la consideriamo un primo passo, quel che auspichiamo è la sua totale assoluzione. Vogliamo rivedere Zaki libero e in Italia!”, hanno dichiarato in una nota. L’auspicio è lo stesso del presidente del Parlamento europeo David Sassoli: “Continueremo a chiedere la sua completa assoluzione e a batterci perché possa tornare al più presto ai suoi studi in Italia. Ti aspettiamo, Patrick”, ha scritto su Twitter. 

Il presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sull’omicidio di Giulio Regeni, Erasmo Palazzotto, dice: “Non sappiamo ancora a che condizioni e quando ma Patrick Zaki sarà scarcerato in attesa della sentenza prevista per il 1 °febbraio. Una bella notizia per tutti coloro che in questi anni hanno continuato battersi per la sua libertà”

Il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, ha parlato di “un enorme sospiro di sollievo, perché finisce il tunnel di 22 mesi di carcere e speriamo che questo sia il primo passo per arrivare poi ad un provvedimento di assoluzione”. L’idea che Patrick possa trascorrere dopo così tanto tempo una notte in un luogo diverso dalla prigione, ha detto Noury, “ci emoziona e ci riempie di gioia. In oltre dieci piazze italiane questa sera scenderemo con uno stato d’animo diverso dal solito e più ottimista”.

“Più libri più liberi” festeggia il 7 dicembre la scarcerazione di Patrick Zaki con un’iniziativa speciale, in collaborazione con Bao Publishing, Tunuè e Coconino Press: alcuni tra i più importanti fumettisti e illustratori presenti in Fiera, Zerocalcare, LRNZ, ZUZU, Rita Petruccioli, Antonio Pronostico e Sergio Algozzino hanno realizzato un ritratto dell’attivista egiziano imprigionato. Un gesto di solidarietà ispirato dall’incontro di domenica 5 dicembre con Hazem Abbas, miglior amico di Zaki, e con la sorella Marise Zaki, in collegamento dal Cairo. “Patrick Zaki è libero, non può esserci notizia più bella per una Fiera che ha voluto dedicare il proprio ventennale al tema della libertà” dicono gli organizzatori.  

Bologna attende Patrick

“Una bellissima notizia, la prima dopo due anni di sofferenza e privazione della libertà”. Il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, saluta così la notizia della scarcerazione di Patrick Zaki. “Il rilascio di Patrick Zaki in attesa della prossima udienza premia in primo luogo la sua tenacia, la sua forza e quella dei suoi familiari e dei suoi amici e compagni di studi, che mai si sono arresi di fronte a una detenzione inaccettabile, perché non si possono certo processare le idee”, sottolinea Bonaccini sui social.

Questo “è un primo spiraglio, ma non ci basta – avverte il governatore – Insieme all’Università di Bologna e alla città di Bologna e a tutti coloro che in questi mesi si sono mobilitati, a partire dall’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna, continuiamo a chiedere la liberazione definitiva di Patrick. Anche per questo ribadiamo la necessità della concessione della cittadinanza italiana a Patrick Zaki,come richiesto nella mozione approvata alla Camera nel luglio scorso”.

“Bologna accoglie con gioia la notizia della scarcerazione di Patrick Zaki. “La notizia che tanto aspettavamo”, twitta il sindaco Matteo Lepore. “Speriamo presto di poterlo riabbracciare qui a Bologna”, aggiunge il sindaco. “La felicità in questo momento è comprensibile, ma dobbiamo allo stesso tempo continuare ad essere prudenti, perché è stato un periodo lungo questo, di attesa, e non dobbiamo vanificare gli sforzi”.

 “Bologna, la tua città, ti aspetta con il fiato sospeso”, aggiunge la vicesindaco Emily Clancy. 

Unibo, il rettore e la prof Monticelli: “Non ci fermeremo”

“Quello di oggi è un passo avanti importante dopo quasi due anni di detenzione, soprattutto perché permetterà finalmente a Patrick di abbandonare le opprimenti condizioni di vita dettate dalla reclusione e ritrovare i suoi affetti e la sua famiglia. – afferma il rettore dell’Università di Bologna, Giovanni Molari -.  Sappiamo bene però che non è finita: il processo a carico di Patrick continua. E di conseguenza continuerà anche il nostro impegno e la nostra mobilitazione. L’Università di Bologna ha lottato fin dal primo giorno, fin da quel lontano 7 febbraio 2020, perchéi diritti di Patrick Zaki fossero rispettatie per ribadire il nostro sostegno ai diritti fondamentali della persona, alla libertà di parola e di insegnamento, e il valore ineguagliabile del pensiero critico. Oggi siamo pieni di gioia per Patrick e per i suoi cari. Ma continueremo a lottaree a farci sentire fino a quando non potremo accogliere nuovamente Patrick a Bologna. Fino a quando la sua grande comunità, quella dell’Alma Mater, non potrà nuovamente riabbracciarlo”.

Rita Monticelli, coordinatricedel master Gemmadell’Alma Mater, corso universitario a cui è iscritto Zaki, parla di “grande commozione, gioiaper la sua vita e gratitudine per tutte le persone che sostengono Patrick. Enon ci fermeremo finché non sarà assolto”, assicura Monticelli

La lotta continua. Perché Patrick Zaki sia finalmente assolto da ogni accusa e finisca di essere ostaggio del presidente-carceriere di Egitto.  

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