Pregliasco: "Il virus H5N8 a rischio pandemico preoccupa ma è monitorato"
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Pregliasco: "Il virus H5N8 a rischio pandemico preoccupa ma è monitorato"

Il virologo dell'università Statale di Milano: "Siamo in grado di individuare focolai, limitati, di varianti che ci preoccupano perché le varianti H5N8 si rifanno a zoonosi, quindi a salti di specie con possibile coinvolgimento umano"

Il virologo dell'Università degli studi di Milano, Fabrizio Pregliasco
Il virologo dell'Università degli studi di Milano, Fabrizio Pregliasco
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21 Maggio 2021 - 14.48


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Fabrizio Pregliasco, virologo dell’università Statale di Milano, parlando del nuovo virus aviario a rischio pandemico – descritto su ‘Science’ da ricercatori cinesi – ha spiegato che, nonostate possa preoccupare, per il momento è sotto controllo.
“Sui virus influenzali abbiamo sempre molta attenzione ed esiste un buon livello di sorveglianza internazionale. Il nuovo virus H5N8 preoccupa sicuramente, ma la buona notizia è che lo abbiamo intercettato e possiamo monitorarlo”. 
“I virus influenzali continuano a infastidirci seppure quest’anno non sono stati molto ‘di moda’ perché il coronavirus li ha surclassati, e le misure di protezione utilizzate contro il Covid hanno fatto circolare pochissimo l’influenza”, ha detto Pregliasco che ha invitato a cogliere l’aspetto positivo dell’individuazione dell’H5N8.
“E’ la dimostrazione che siamo in grado di individuare focolai, limitati, di varianti che ci preoccupano perché le varianti H5N8 si rifanno a zoonosi, quindi a possibili salti di specie e coinvolgimento degli umani. E’ estremamente positiva, quindi, la capacità di individuare questo rischio potenziale e riuscire a monitorarlo. Un elemento che ci è sfuggito sul coronavirus ma che sull’influenza, grazie alla rete internazionale basata sul principio ‘One Health’, tra veterinari e medici, permette una sorveglianza complessiva”.
Ovviamente questi virus “ci inquietano – ha concluso – perché hanno caratteristiche che ci piacciono poco, ma è tutta da vedere la capacità di trasmissione uomo-uomo. Come abbiamo visto con il suo predecessore, H5N1, i casi di infezione nell’uomo non sono impossibili, in particolare in situazioni di vicinanza agli animali, come negli operatori degli allevamenti. E’ un segnale che, in ogni caso, deve farci tenere l’attenzione alta”.

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