Bonaccini e Schlein, sensibilità diverse ma sui grandi temi più affinità che divergenze
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Bonaccini e Schlein, sensibilità diverse ma sui grandi temi più affinità che divergenze

Con Bonaccini e Schlein (e ovviamente Paola De Micheli) non si respira aria di scissione. Perché i due sono portatori certamente di sensibilità e approcci diversi ma a ben vedere sui temi di fondo le affinità prevalgono sulle incompatibilità

Bonaccini e Schlein, sensibilità diverse ma sui grandi temi più affinità che divergenze
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14 Dicembre 2022 - 18.08


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Partito democratico: se all’epoca della vittoria di Renzi avesse prevalso Gianni Cuperlo probabilmente il Pd sarebbe stato totalmente diverso. Le due posizioni erano talmente diverse e divergenti che c’è voluta solo la buona volontà di Cuperto per restare dentro un partito che per anni ha espresso una visione opposta alla sua.

Ma con Bonaccini e Schlein (e ovviamente Paola De Micheli) sarà così? Non sembra perché i due sono portatori certamente di sensibilità e approcci diversi ma a ben vedere sui temi di fondo le affinità prevalgono sulle incompatibilità.

A spulciare le piattaforme programmatiche di Schlein e Bonaccini sembrano rimanere nell’ombra quei due «partiti nel partito» che sono stati il segno distintivo dei dem almeno dalla loro nascita, con accenti via via più netti con l’arrivo di Matteo Renzi al Nazareno, prima, e a Palazzo Chigi, più tardi. Sulla carta, la distanza più marcata dovrebbe riguardare i temi del lavoro. Il Jobs Act, per dirla con Pierluigi Bersani, è la più classica delle «mucche nel corridoio»: questione irrisolta e, forse, irrisolvibile nel Partito Democratico è tornata all’onore delle cronache con l’emendamento proposto da Andrea Orlando in manovra (e messo dal Pd tra i `segnalati´ del pacchetto). «Sicuramente con il Jobs Act si è commesso l’errore di abbandonarsi al mantra neoliberista della disintermediazione», sono state le parole di Schlein in una recente intervista.

 La ricetta di Schlein è quella di «limitare il ricorso ai contratti a termine e alzare subito i salari, il taglio del cuneo va fatto a favore del lavoro. Introdurre il salario minimo, una grande battaglia mancata in questi anni». 

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Bonaccini rivendica la scelta del Jobs Act, compiuta dal suo partito quando il governatore dell’Emilia Romagna era fiero sostenitore di Renzi, ma riconosce anche l’errore di aver cercato di risolvere i problemi del lavoro intervenendo «sulle regole del mercato e non sulle politiche industriali». 

Quasi sovrapponibili, invece, le posizioni se si parla di Reddito di Cittadinanza, difeso sia da Schlein che da Bonaccini nella sua vocazione di difesa dei più poveri, sebbene il governatore dell’Emilia-Romagna ne riconosca il fallimento come strumento per favorire l’occupazione. 

Una condivisione di punti di vista, quella fra Schlein e Bonaccini, resa più evidente dopo il varo della manovra da parte del governo. «Hanno tagliato il reddito di cittadinanza che ha impedito a un milione di persone di scivolare nella povertà. Lo dice l’Istat. Come si fa a parlare in astratto di occupabilità?», attacca la deputata. 

«Sul reddito di cittadinanza la manovra è sorprendente perché va a togliere tra pochi mesi a 600 mila persone un sussidio per garantire un minimo di dignità a chi è in povertà. Ho sempre detto che va modificato perché non ha fatto trovare lavoro a quasi nessuno ma che debba essere abolito no», sottolinea Bonaccini. 

Qualche sfumatura in più si può notare fra le posizioni dei due quando si parla di Autonomia differenziata. Per la deputata dem, si tratta di un progetto di secessione mascherato: «Il disegno di Calderoli sull’autonomia differenziata va rigettato con forza. Affonda le sue radici nella secessione», dice Schlein. Il presidente dell’Emilia-Romagna, che da tempo parla di un progetto di autonomia per la sua regione, non `boccia´ altrettanto nettamente l’idea, ma propone alcuni correttivi: «Può essere un’opportunità, ma se non si tolgono alcune materie divisive come la scuola e la sanità che sono patrimonio nazionale non si va da nessuna parte».

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Una posizione maturata durante un recente seminario alla Camera, al quale hanno partecipato i presidenti di Regione del Pd, presenti deputati e senatori. Un punto di svolta nella campagna di Bonaccini che, da allora, è riuscito a portare verso di sé esponenti fino ad allora distanti, come Vincenzo De Luca e Michele Emiliano.

 Passando alla politica estera, entrambi i candidati del Partito Democratico sostengono le ragioni dell’Ucraina aggredita da Mosca. Ed entrambi, con poche sfumature diverse, invocano la diplomazia come via maestra per arrivare alla pace.

 Schlein, da neo iscritta al Pd – ha ripreso la tessera solo lunedì – assicura che porterà il suo «punto di vista nella discussione», ma «come è giusto che sia per chi si candida a guidare una comunità, mi atterrò alle valutazioni che collettivamente faremo con il gruppo. Vogliamo chiedere ai nostri alleati internazionali e all’Unione Europea un maggiore protagonismo nello sforzo diplomatico e politico di cercare di costruire il terreno perché si possa arrivare a una conferenza di pace che riesca a portare a quel tavolo tutti gli interlocutori per ottenere un cessate il fuoco e il ritiro delle truppe russe dal territorio ucraino, per poi avviare un dialogo che possa portare alla fine della guerra». 

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Per Bonaccini, «dopo tanti mesi di guerra, bisogna pretendere di più da un’azione diplomatica che cerchi di arrivare a una pace giusta, non una qualsiasi». 

Ultimo punto riguarda l’energia e il tema dei rigassificatori. Schlein, per formazione e prime linee programmatiche, risulta essere fra i due la candidata più sensibile al tema ambientale. Tuttavia, sui rigassificatori si mostra aperta a «soluzioni transitorie che riguardano la diversificazione dell’approvvigionamento attuale», come spiegato in una intervista di sei mesi fa, quando era ancora vice presidente dell’Emilia-Romagna e con Bonaccini condivideva il progetto delle comunità energetiche. In ogni caso, la strada da seguire, per Schlein rimane quella delle fonti rinnovabili: «Come Paese siamo già in ritardo nello stabilire delle strategie adeguate a emanciparci dalle fonti fossili, che per definizione finiscono». 

Una scelta, quella del rigassificatore a Ravenna, rivendicata da Bonaccini nela sua visita in Puglia quando, quasi a confermare la contiguità con Schlein su questo e altri temi, ha sottolineato: «A Elly voglio bene, ci stimiamo e sono contento sia tornata ad aderire alla comunità democratica». 

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