Santoro e il qualunquismo: "Letta e Meloni? Sono uguali, per questo tornerà Draghi"
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Santoro e il qualunquismo: "Letta e Meloni? Sono uguali, per questo tornerà Draghi"

Enrico Letta e Giorgia Meloni sono pressoché uguali "perché non offrono idee né soluzioni". Lo dice il giornalista Michele Santoro

Santoro e il qualunquismo: "Letta e Meloni? Sono uguali, per questo tornerà Draghi"
Michele Santoro
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15 Settembre 2022 - 10.04


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Un affondo alla mediocrità della politica, ma anche alla Rai, Santoro attacca: “poiché il servizio pubblico è controllato da partiti senza testa, ecco che fatalmente fa programmi senza cervello”.

Santoro parte da un confronto tra i leader di Pd e di Fratelli d’Italia: non trova grande differenze tra i due. Soprattutto non trova grandi risposte ai temi più rilevanti, alla crisi che si prospetta nei prossimi mesi. “Sta arrivando un disastro sociale spaventoso per effetto di una guerra che si estende e di cui non si vede la fine. Qua, se ho ragione, chiuderanno centinaia di migliaia di aziende nel nostro paese. Ci saranno tensioni sociali pericolose. Una situazione che richiederebbe risposte politiche. Ascolto. Di fronte a tutto questo Letta offre soltanto il miracolo civile di convincere Draghi a tornare, magari con Berlusconi e Salvini che potrebbero trovarsi alla fine d’accordo con lui. Mentre Meloni ci prospetta un sovranismo sempre più annacquato e spiazzato di fronte a drammi globali così imponenti che la sola idea di una risposta nazionale, sovranista, mi fa sorridere”.

Nessuna risposta da destra e da sinistra quindi. “E di fronte a una politica senza idee e senza risposte ecco che torna fatalmente il tecnico”. Santoro, ricorda il Foglio, lo ha scritto anche in un pamphlet da poco uscito il libreria per l’editore Marsilio: “Non nel mio nome”. “Questa lunga stagione dei tecnici, da Mario Monti a Draghi, ha trasformato tutto in un’emergenza da affrontare con i metodi tipici dell’emergenza. E con quali risultati, mi chiedo? Le condizioni di vita sono migliorate o peggiorate in Italia? Ci sono meno poveri o più poveri rispetto a quindici anni fa nel nostro paese? La televisione è più libera o è più spenta e stupida?”.

“La democrazia ha bisogno della politica. Se tra un mese accade quello che penso io, chi vuoi che si metta a parlare di riforme istituzionali e di semipresidenzialismo alla francese a novembre, con i forni che non fanno più il pane e le bollette che non si possono pagare? Se poi noi pensiamo che l’Ucraina tra qualche settimana riconquista la Crimea, mette in fuga i russi e tutto torna tranquillo… Va bene, daremo una mano alla ricostruzione in Ucraina e ci ritroveremo in un altro scenario. Ma non mi pare questo il caso. E ci dobbiamo preoccupare. Sul serio. Altro che Meloni che fa il presidenzialismo. Non è mica lei il rischio democratico. L’unico rischio di Meloni è la farsa che tiene in piedi con Salvini e Letta”.

Parla anche del Movimento 5 Stelle, di Giuseppe Conte e Beppe Grillo, della direzione che potrebbe prendere o meno il partito. Sulla candidatura nel M5s di Roberto Scarpinato, il magistrato della famosa trattativa stato-mafia, Santoro pensa “che il M5s abbia fatto una scelta duplice in questa fase, investire nella popolarità di Conte e tornare ‘ai fondamentali’, per così dire. E tra i fondamentali c’è anche questo culto per la magistratura. Che però è completamente fuori tempo”… “La magistratura più che esaltata, oggi andrebbe messa in discussione. Da sinistra, non alla maniera di Berlusconi. Credo che nel futuro bisognerà ripensare anche il rapporto che c’è stato tra politica e giustizia più in generale. Oggi con il tramonto del Cavaliere si può discutere con tranquillità di quello che succede nei nostri tribunali, nelle correnti delle toghe e al Csm. Dobbiamo porci il problema di una giustizia che non è più percepita come elemento di equilibrio, imparziale e rassicurante. La sinistra dovrebbe anche riscoprire il garantismo che le apparteneva un tempo, prima che Berlusconi lo inquinasse”.

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