L'arcivescovo di Taranto avverte Emiliano: "Ora si pensi all'Ilva, la pazienza di Taranto è finita"
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L'arcivescovo di Taranto avverte Emiliano: "Ora si pensi all'Ilva, la pazienza di Taranto è finita"

Monsignor Santoro: "Ho sempre sostenuto che l'Ilva come è adesso non può andare avanti: è tempo di dare una risposta adeguata"

Filippo Santoro
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22 Settembre 2020 - 16.50


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Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, riflette sul voto in Puglia e su Michele Emiliano, che invita a compiere “un atto di umiltà di chi è cosciente dei propri limiti e li vuole superare”. “I pugliesi” continua Santoro, in una pausa dei lavori del Consiglio episcopale permanente in corso a Roma, “sono pragmatici e hanno scelto il meno peggio”. 
Monsignor Santoro dà atto anche ad Emiliano di avere “capacità di rapporto” ma, pensando a Taranto e al grosso nodo dell’Ilva con gli irrisolti problemi ambientali e legati alla salute, lo avverte: “La pazienza dei tarantini è finita”.
“Il risultato delle elezioni indica che bisogna dialogare con tutti. Emiliano ha vinto con una coalizione aperta perciò tutti devono essere coinvolti nella strada del dialogo e di un cammino comune che, di fronte alla sofferenza della terra, dia risposte concrete” osserva Santoro, che continua: “il voto indica punti che vanno approfonditi: l’attenzione all’ambiente, tema prioritario su cui Emiliano è intervenuto, con particolare attenzione alla questione della decarbonizzazione. Ho sempre sostenuto che l’Ilva come è adesso non può andare avanti: è tempo di dare una risposta adeguata coordinando l’impegno della Regione con quello del governo centrale. Emiliano deve essere ascoltato insieme al sindaco: gli enti locali devono essere ascoltati dal governo centrale per una transizione ecologica”. 
Monsignor Santoro, che presiede la Commissione Cei per i problemi sociali e il lavoro, guarda con preoccupazione alla situazione lavorativa a Taranto e nel sud del Paese: “Ci troveremo di fronte a grandi difficoltà sia per chi, finita la cassa integrazione, potrà essere mandato via, sia per quella moltitudine di giovani senza lavoro costretti ad andare al nord o a fuggire all’estero”. A Taranto poi dovrà essere “presa di petto” la questione della xylella e la questione della “legalità nella Capitanata”.

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