L'appello al governo italiano a protezione delle donne afghane: "Loro diritti non diventino merce di scambio"
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L'appello al governo italiano a protezione delle donne afghane: "Loro diritti non diventino merce di scambio"

I comitati di ‘Se non ora quando’: "Siamo estremamente preoccupate per la minaccia che l’offensiva dei talebani"

Donne afghane
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16 Agosto 2021 - 12.11


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La costituzione di uno stato islamico da parte dei talebani sull’Afghanistan mette in serio pericolo i diritti delle donne.

Un appello al governo e ai parlamentari italiani ed europei affinché tutelino i diritti delle donne, in particolare quelle afghane, è stato fatto dal coordinamento dei comitati di ‘Se non ora quando’.
Nel documento si chiede una presa di posizione da parte del governo italiano e dell’Europa su una serie di punti: “che non vengano fatti accordi in cui i diritti delle donne diventino merce di scambio; la sospensione dei rimpatri forzati in paesi dove non sono garantite le libertà democratiche; l’apertura di canali umanitari per accogliere e dare protezione alle persone che non sentono garantita la loro sicurezza in Afghanistan”.
“Come donne italiane che hanno a cuore e si battono per i diritti delle donne, siamo estremamente preoccupate per la minaccia che l’offensiva dei talebani, ampiamente prevedibile con il ritiro delle truppe americane e della Nato dall’Afghanistan, rappresenta per i diritti democratici della popolazione afghana ed in particolare i diritti delle donne afghane all’autodeterminazione”, aggiunge il coordinamento in una nota.
“Riteniamo che l’arretramento dei diritti delle donne afghane, – aggiunge – si collochi in un contesto più ampio di rischio di arretramento dei diritti di tutte le donne e della comunità LGBTI come possiamo vedere nella stessa Europa in paesi come la Polonia e l’Ungheria, dove nel nome della protezione dei valori della famiglia tradizionale patriarcale vengono compressi i diritti delle singole persone e dove sotto il pretesto del rispetto della diversità culturale, vengono accettate tacitamente regole lesive dell’autodeterminazione degli individui, in particolare delle donne”.

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