La Procura contro la bigenitorialità di due madri toscane: chi paga il prezzo dei vuoti normativi
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La Procura contro la bigenitorialità di due madri toscane: chi paga il prezzo dei vuoti normativi

L’anacronismo di una certa nostra politica ci impedì nel 2016 di introdurre assieme alle unioni civili l’estensione della Stepchild Adoption alle coppie omosessuali

Bigenitorialità
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Valentina Mercanti Modifica articolo

21 Gennaio 2023 - 11.51


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Una giovane famiglia toscana è legittimamente al centro della cronaca di questi giorni: le due donne, unite civilmente, hanno una figlia di quasi 8 anni, nata in Italia da un percorso di procreazione medicalmente assistita intrapreso in Spagna.


Proprio l’anacronismo di una certa nostra politica — colpevole di avere reso l’Italia l’ultimo Stato fondatore dell’Unione Europea a riconoscere le unioni civili e il solo a non aver ancora introdotto il matrimonio egualitario e il diritto all’adozione — ci impedì nel 2016 di introdurre assieme alle unioni civili l’estensione della Stepchild Adoption alle coppie omosessuali.


Vale a dire che quell’anno l’Italia ebbe l’opportunità di ridurre l’enorme distanza che ancora la separa da quasi tutti gli Stati membri dell’UE sui diritti LGBT+ — dietro di noi, solo Bulgaria, Polonia, Lituania, Romania e Slovacchia — ma non seppe coglierla.


Ecco quindi che, all’alba del 2023, a causa del vuoto normativo, una coppia omosessuale può ottenere il diritto alla bigenitorialità solo su sentenza di un/a giudice; un mezzo — a oggi l’unico — che non risparmia ai neogenitori orde di ricorsi negli anni a seguire.


È il caso delle madri pistoiesi protagoniste di questa storia, ancora non al riparo dal rischio che una sentenza cancelli dal certificato di nascita della figlia il riconoscimento della madre intenzionale: verità biologica contro interesse della figlia, a costo di creare un danno psicologico enorme a ogni membro di quella che nella realtà delle cose è una famiglia.


Il diritto all’adozione e il matrimonio egualitario vigono in Francia da 10 anni, la Germania li introdusse nel 2017 e la Spagna, addirittura, nel 2005. Senza girarci intorno, non è più tollerabile l’ipocrisia della nostra classe politica, che si ostina a non trattare mai questa come una priorità. 


Che oggi in Europa vi sia un turismo dei diritti è un fatto; che la nostra società sia ben più avanti di chi la rappresenta è un altro fatto; e un altro ancora è che lo Stato avrebbe il dovere di rimuovere gli ostacoli che impediscono a tutti i cittadini di avere “pari dignità sociale” e vera uguaglianza “davanti alla legge”.
Mentre tutti i vuoti normativi sui maggiori temi etici sono ancora lì, a testimoniare l’inadempienza del nostro Parlamento, i nostri occhi sono puntati sulla giovane famiglia toscana: un augurio alle madri e alla piccola, perché per loro tutto si concluda presto e nel migliore dei modi.

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