Tutti vorremmo uscire da questo incubo ma il problerma è come e con quali rischi visto che il virus continua a circolare.
Il lockdown produce effetti e cambia la curva dell’epidemia del coronavirus anche in Italia. Rallentano i contagi e questo è positivo ma ce ne sono ancora molti, ogni giorno (anche oggi 1195 persone malate in più) e l’invito alla prudenza, alla cautela, alla pazienza è anzi più pressante, ché ci vuol poco a tornare indietro, alla curva epidemica in drammatica ascesa. Con il numero indicibile dei morti da piangere che ne consegue. Quindi la fase 2, il tempo di allentare non può essere, per il bene di tutti, così vicina. “Ancora pazienza”, avverte il virologo dell’Università di Milano Fabrizio Pregliasco, che dall’altro lato rilancia a prepararsi per la strategia 3T: trace, test and treat.
“Dal punto di vista dei modelli matematici che sono a disposizione oggi, pur con dei margini elevati di errore e valutazioni diverse un livello accettabile della curva pandemica dovrebbe essere raggiunto dal 22 al 25 aprile. Un livello di contagi che non sarà uno zero, e quindi ci dovrà essere una valutazione politica di rischio accettabile dal punto di vista del numero di casi”, premette il virologo. “Se i casi sono pochi possiamo permetterci di avere la possibilità di curare tutte le persone che si ammaleranno anche in futuro, perché le terapie intensive non saranno intasate, gli ospedali saranno meglio gestiti, dedicando ale o interi ospedali alla cura del Covid-19. Con l’elemento di rischio che resta, dovuto al fatto che ancora una cura né un vaccino c’è per il Covid-19. Per arrivare a zero contagi il lockdown dovrebbe essere tenuto ancora di più ma a quel punto i danni fisici, psicologici, le devastazioni sociali potrebbero diventare inaccettabili per la comunità”.
“Alcune industrie strategiche potrebbero riaprire un po` prima, da fine aprile ai primi di maggio. Dopo il 4 maggio, poi si potrà procedere ad aprire alcuni rubinetti intesi come alcune limitate possibilità di movimento, ma è chiaro che alcune situazioni ad esempio piscine, palestre, discoteche ce le scorderemo per un bel po`. Neanche a parlarne gli eventi di massa sarebbero un rischio massiccio. Saranno necessarie comunque grandi limitazioni e valutazioni geograficamente diverse in funzione della situazione. Da fine aprile si può quindi iniziare a prevedere qualche riapertura di imprese e vedere come va la curva epidemica, tenendo conto dei 14 giorni di incubazione. Poi si può prevedere un allentamento delle misure di lockdown per la popolazione. La cosa più sicura sarebbe iniziare ad allentare le misure per i cittadini da metà a fine maggio”. Quindi ai cittadini il consiglio di Pregliasco è “pazienza fino a metà-fine maggio”.
Ma anche a quel punto non sarà un liberi tutti, prepariamoci: “Dovrà essere chiaro comunque – sottolinea Pregliasco – che i comportamenti dovranno cambiare, è inevitabile: distanziamento sociale, regole di igiene, e assolutamente mascherine. Le mascherine sono l’elemento pedagogico e facilitante, garantiscono la maggiore protezione rispetto al fatto che qualcuno di noi potrebbe essere asintomatico”. E “dovrebbe essere superfluo dirlo, ma è chiaro inoltre che chiunque abbia un sintomo anche lieve, deve assolutamente stare a casa. Non sottovalutare più certi malesseri simil influenzali”.
E non ci devono essere incertezze per nessuno: “Bisogna rimarcare i protocolli di comportamento, il Comitato tecnico scientifico è al lavoro su questo. E questi protocolli devono essere molto chiari. Ci deve essere chiarezza ma anche flessibilità e prontezza: si deve sapere che c’è la possibilità di dover ritornare in fretta indietro, riadottando se necessario misure di contenimento anche locali a seconda delle situazioni. Il vaccino non c’è e l’ondata pandemica è sempre pronta a ripresentarsi. Noi dobbiamo essere altrettanto pronti”.
E qui c’è tutto il problema della sorveglianza sanitaria, dovremmo stare all`erta: “Non possiamo permetterci di accorgerci troppo tardi di eventuali nuove scintille, dobbiamo essere capaci di intervenire per impedire l’allargarsi di focolai di diffusione del coronavirus. Serve una rete di sorveglianza sanitaria molto distribuita sul territorio per monitorare, individuare subito i casi, tenerli in isolamento, tracciare i contatti e trattare i pazienti fin dall’inizio. Trace, test & treat, come indica l`Oms. Il monitoraggio e il trattamento dei pazienti fin dall’inizio dei casi garantisce anche un rasserenamento della famiglia, della presa in carico, si possono immaginare terapie nella fasi iniziali. Bisognerà però organizzarsi e il modello migliore, avviato da alcune regioni, è quello di task force speciali per il Covid-19 per una gestione territoriale ma specializzata di controllo, monitoraggio e presa in carico dei casi, in raccordo con i presidi ospedalieri”. Insomma “ancora pazienza e intanto prepararsi bene”.
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