Per la Chiesa – e a maggior ragione per la Chiesa di Francesco – uno che fugge dalla guerra, dalla miseria e dalla fame è un rifugio e un richiedente asilo da aiutare senza distinzione di fede, etnica e religione.
Ne è una conferma il fatto che molte chiese e la Caritas hanno aiutato persone di tutte le religioni e che perfino il Papa ha fatto arrivare in Italia rifugiati finiti nei lager dell’isola di Lesbo, tra cui alcuni erano musulmani.
Ma i dati sono dati: “Sentiamoci convocati dalla Parola: sarà più facile avvicinare e riconoscere pure i tanti immigrati, che vivono accanto a noi, la maggior parte dei quali è di fede cristiana; la loro presenza porta con sé una serie di implicazioni pastorali che devono trovarci attenti e disponibili”.
Lo ha affermato il presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, nella sua introduzione al Consiglio episcopale permanente.
“Quando si permette alla Parola di liberare la sua carica profetica, diventano visibili i segni dello Spirito anche in mezzo alle ambiguità e alle contraddizioni del presente”, ha osservato Bassetti.
“Si diventa, allora, capaci di cogliere ciò che nella vita è vero, giusto, conforme al Vangelo e ciò che non lo è, per discernere e comportarsi di conseguenza”, ha aggiunto.