Tribunale del Riesame accoglie il ricorso dei commissari: l'altoforno 2 è salvo
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Tribunale del Riesame accoglie il ricorso dei commissari: l'altoforno 2 è salvo

L’Afo2 fu sequestrato nel giugno 2015 dopo l’incidente costato la vita all’operaio 35enne Alessandro Morricella

Altoforno
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7 Gennaio 2020 - 14.02


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L’altoforno 2 dell’acciaieria di Taranto è salvo, non rischia più lo spegnimento. Il Tribunale del Riesame ha accolto il ricorso di Ilva in amministrazione straordinaria. Lo apprende l’Ansa  da fonti vicine alla gestione commissariale. È stata così annullata la decisione del giudice Francesco Maccagnano di respingere l’istanza di proroga dell’uso dell’impianto. L’Afo2 fu sequestrato nel giugno 2015 dopo l’incidente costato la vita all’operaio 35enne Alessandro Morricella, investito da una fiammata mista a ghisa incandescente. Secondo Maccagnano, l’Altoforno 2 era ancora pericoloso e la concessione di un ulteriore termine per ottemperare alle prescrizioni avrebbe violato un “giudicato cautelare”. Ma il Riesame, in sede d’appello, ha deciso diversamente.

All’alba era iniziata la protesta dei lavoratori Usb Ilva in As che hanno occupato i cancelli della raffineria, presso il varco mezzi pesanti. La protesta è scaturita a seguito del mancato finanziamento dell’integrazione salariale per i cassintegrati.

Inoltre, i lavoratori del sindacato Usb, dichiara Francesco Rizzo, “chiedono l’immediata convocazione sul di Taranto per discutere circa le proposte che il sindacato Usb ha presentato”.

Sulla vicenda era intervenuto anche Rocco Palombella, segretario generale Uilm, che conversando con l’Adnkronos aveva ricordato che “nel solo impianto di Taranto ci sarebbero 4.700 esuberi a causa del drastico calo della produzione. Un’ipotesi che non potremmo mai avallare. Se si ferma l’Afo2 saremo pronti ad una trattativa sul modello dell’Ast di Terni”. Ma, a questo punto, il pericolo è scongiurato.

Scade infatti il termine ordinatorio per il deposito del provvedimento. I giudici hanno deciso di prendersi tutto il tempo a disposizione per valutare la documentazione e la memoria integrativa presentata dai legali. L’impianto fu sequestrato nel giugno del 2015 dopo l’incidente costato la vita ad Alessandro Morricella, 35enne operaio di Martina Franca investito da una fiammata mista a ghisa incandescente mentre misurava la temperatura di colata dell’altoforno. L’impianto è ritenuto fondamentale per il ciclo produttivo del Siderurgico, che – in caso di rigetto del ricorso – avrebbe ripercussioni sul piano occupazionale e potrebbe influire sulla trattativa in corso tra governo e ArcelorMittal.

Il ricorso dinanzi al Tribunale del riesame (Licci presidente, Caroli relatore, Lotito a latere) era anche avverso ad un’altra disposizione del giudice Maccagnano, quella di ordinare al custode giudiziario di vigilare sul fatto che l’impianto non venisse più utilizzato a partire dal 14 dicembre scorso. Fino ad ora, per ragioni di sicurezza, l’impianto ha mantenuto un livello minimo produttivo di 4.800 tonnellate al giorno. Dall′8 gennaio, invece, le modifiche impiantistiche che saranno implementate, secondo il cronoprogramma del custode giudiziario dell’area a caldo Barbara Valenzano, “non consentiranno la successiva ripresa del normale esercizio dell’Afo2”. E il 18 gennaio, con il completamento della fase di abbassamento carica dell’altoforno, dovrebbe iniziare il “colaggio della salamandra”, consistente nella foratura del crogiolo e nel colaggio degli ultimi fusi.

L’utilizzo dell’Afo2, che a questo punto sarà assicurato, resta centrale sia nel piano industriale di ArcelorMittal che in quello alternativo del governo.

Di diverso avviso gli avvocati Angelo Loreto e Filippo Dinacci, che per conto dell’Ilva in As hanno sostenuto che, al contrario, occorre altro tempo per ottemperare alle prescrizioni (tra cui l’automazione del campo di colata) e che altri interventi di messa in sicurezza sono stati già realizzati tanto che nell’area dell’impianto in questi 4 anni e mezzo non si sono verificati più incidenti. L’Ilva in As ha già sottoscritto peraltro un contratto con la ditta Paul Wurth per installare alcune attrezzature (due macchine a tappare e due a forare, e due campionatori di temperatura della ghisa).

La fermata dell’Afo2, stando a quanto già comunicato dalla multinazionale, avrebbe innanzitutto avuto come conseguenza il ricorso alla cassa integrazione straordinaria per 3.500 lavoratori (compresi i 1.273 per i quali il 30 dicembre scorso è stata prorogata per altre 13 settimane la Cassa integrazione ordinaria). La decisione presa oggi dai giudici avrà inevitabilmente riflessi anche sul negoziato tra governo e ArcelorMittal, che entro il 31 gennaio dovranno trovare un accordo vincolante per il rilancio del polo siderurgico tarantino.

 
 
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