Dna inutilizzabile: per il pm il processo Stasi non va riaperto
Top

Dna inutilizzabile: per il pm il processo Stasi non va riaperto

Il pm orientato per la richiesta di archiviazione relativa alla nuova inchiesta sull'omicidio di Chiara Poggi

Chiara Poggi
Chiara Poggi
Preroll

globalist Modifica articolo

7 Gennaio 2017 - 12.06


ATF

Solo ieri le dichiarazioni estrapolate dai verbali del fratello di Chiara, relative alla presenza del nuovo indagato, Andrea Sempio, nella stanza della vittima per giocare al pc della ragazza insieme ad un altro loro amico aveva contraddetto le parole della famiglia Poggi che si era affrettata a dire che il ragazzo non era mai entrato in caso loro alimentando nuove anomalie attorno al delitto di Garlasco. Oggi, invece, si profila la richiesta di archiviazione per la nuova inchiesta della Procura di Pavia sull’omicidio Poggi. L’indagine punta a verificare se, come sostiene la difesa di Alberto Stasi, il dna estrapolato dalle unghie di Chiara sia compatibile con quello di Sempio. Il pm sta rileggendo la perizia del processo d’appello bis che evidenzia come il Dna non sia utilizzabile per una comparazione.

Mario Venditti, procuratore aggiunto di Pavia, sta acquisendo gli atti del processo che ha inflitto sedici anni ad Alberto Stasi in Cassazione, per valutare se nella denuncia presentata dalla difesa per contro della madre del condannato ci siano o meno elementi di novità. Ma soprattutto sta verificando il punto centrale su cui si basa l’esposto dei legali di Alberto, Fabio Giarda e Giada Bocellari: l’esito della consulenza del loro esperto di fiducia, il biologo forense Pasquale Linarello, che a differenza dei risultati della perizia disposta nel processo d’appello bis, ha portato a ritenere che il Dna estrapolato dalle unghie della giovane donna uccisa quasi 10 anni fa sia “perfettamente compatibile” con quello di Sempio.

Leggi anche:  Per la morte di una bimba di 3 mesi vanno a processo i due genitori: per la coppia l'accusa è di maltrattamenti

Inquirenti e investigatori stanno rileggendo e valutando l’elaborato del genetista genovese Francesco De Stefano, nominato dai giudici della Corte d’Assise d’Appello di Milano. La sua relazione concludeva che di certo “è presente Dna maschile”, ma che tuttavia a causa della sua “degradazione” e della “verosimile contaminazione ambientale non vi è la possibilità di una indicazione positiva di identità, nè si può escludere che nel materiale subungueale prelevato nel corso dell’autopsia di Chiara (..) sia presente anche Dna riferibile a Stasi”. In sostanza quel materiale genetico non portava ad individuare alcuna persona e quindi verrebbe a mancare il termine di confronto con il Dna di Sempio portando la Procura pavese a chiedere l’archiviazione.

Native

Articoli correlati