Mafia Capitale, il Riesame: favorita dall’Amministrazione Alemanno
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Mafia Capitale, il Riesame: favorita dall’Amministrazione Alemanno

Il tribunale: “Dopo la nomina a sindaco, importanti incarichi del Governo di Roma a ex militanti di estrema destra legati a Carminati”.

Gianni Alemanno
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7 Gennaio 2015 - 17.56


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di S.M.

Una mazzata per l’ex primo cittadino di Roma, Gianni Alemanno, indagato nell’inchiesta su Mafia Capitale. Oggi il tribunale del Riesame, nel fornire le motivazioni con le quali i giudici hanno confermato la custodia cautelare in carcere del presunto boss Massimo Carminati, rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di Parma, ha in gran parte addossato all’ex Alleanza nazionale la responsabilità della nascita di una cupola romana. In sintesi, Mafia Capitale sarebbe stata favorita dall’Amministrazione Alemanno. Per il tribunale, dopo la sua nomina a sindaco, sono stati assegnati importanti incarichi del Governo di Roma a ex militanti di estrema destra legati proprio a Carminati.

Carminati pericoloso. E proprio per quanto concerne l’ex Nar (Nucleo armato rivoluzionario) ed ex alleato della Banda della Magliana tra gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso, il Riesame è stato categorico nell’escludere una sua uscita di galera. “È pericoloso a tutti i livelli e deve essere posto in condizione di non nuocere”, hanno scritto i giudici. Per i quali, inoltre, Carminati è collegato a diversi atti criminali di rilievo nella storia italiana e si è anche dimostrato un “personaggio in grado di uscire indenne da ogni situazione in ragione di oscuri collegamenti con centri di potere ai massimi livelli”.

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L’aggravante mafiosa. Sempre secondo il tribunale, il passaggio del gruppo delinquenziale legato a Er Cecato dal ristretto ambito territoriale nel settore delle estorsioni, dell’usura, delle rapine e delle armi al settore della pubblica amministrazione e all’imprenditoria, sarebbe cominciato, come detto, proprio durante il mandato di Gianni Alemanno. I magistrati del Riesame, inoltre, hanno precisato – come riportato da Adnkronos – che per l’accusa con l’aggravante mafiosa “è sufficiente” che “l’associazione si avvalga della forza di intimidazione e goda cioè di quella che è stata efficacemente definita ‘fama criminale’”. Secondo il Riesame, dunque, “atti di violenza e di minaccia possono essere anche del tutto assenti nel caso in cui l’organizzazione criminale possa limitarsi a sfruttare la carica di pressione già conseguita dal sodalizio”.

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