La neve e i dilettanti del nostro calcio
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La neve e i dilettanti del nostro calcio

La disorganizzazione di Lega e Figc è emersa con chiarezza in questa giornata di campionato sommersa dal maltempo. Servono nuovi stadi e nuovi dirigenti. [Xavier Jacobelli]

La neve e i dilettanti del nostro calcio
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2 Febbraio 2012 - 15.26


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di Xavier Jacobelli

E’ ufficiale: quelli della Figc e della Lega o ci sono o ci fanno. O tutte e due le cose. Dopo la caporetto della ventunesima giornata, sommersa dalla neve che ha cancellato quattro partite (e stasera vediamo come va a finire Novara-Chievo), ci è toccato leggere e ascoltare di tutto e di peggio.

Il manipolo di marziani cui è affidata la gestione del calcio (una delle prime dieci aziende del nostro Paese, ci ripetono sempre) è sbarcato sulla Terra e ha fatto scoperte sensazionali:

1) A cavallo tra fine gennaio e inizio febbraio in Italia può nevicare. Anche abbondantemente.

2) Se nevica, sarebbe meglio non programmare un turno infrasettimanale di campionato in notturna. Magari facciamo alle 15, sarà per la prossima volta.

3) Se nevica, sarebbe meglio non programmare un anticipo e un posticipo alle 18, ora del rientro a casa di chi lavora. Già, ma chissenefrega di chi lavora?

4) Gli stadi italiani fanno schifo, tranne quello della Juventus, dove tutto funziona alla perfezione e si può giocare anche dentro una tormenta di neve (Juve-Udinese docet), garantendo agli spettatori la massima sicurezza.

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5) “Bisogna cominciare il campionato in agosto e ampliare la pausa invernale” (Demetrio Albertini, vicepresidente della Figc).

6) “Purtroppo l’Italia è indietro con gli stadi di proprietà” (Maurizio Beretta, presidente dimissionario della Lega di Serie A).

7) “Restano i problemi legati alla programmazione, ma la questione fondamentale resta quella degli stadi” (Giancarlo Abete, presidente della Figc).

Potremmo andare avanti sino a sera, ma, per carità di patria, è meglio fermarsi qui. Ed è un vero peccato che ieri sera né Abete né Beretta siano rimasti intrappolati nello stadio di Bergamo, monumento all’incapacità degli amministratori locali degli ultimi 50 anni di risolvere il problema, ma anche, fulgida testimonianza di dove possa arrivare la disorganizzazione della Lega di A.

Per non parlare dell’arbitro che a tutti i costi voleva giocare, obbedendo evidentemente a ordini superiori.

E per parlare, soprattutto, degli almeno tremila spettatori respinti agli ingressi alle 17.30, fati entrare alle 17.50 per apprendere alle 18.25 che Atalanta-Genoa non si sarebbe giocata causa “situazione di pericolo per l’incolumità pubblica all’interno dello stadio”. Potete immaginare gli ingorghi colossali all’esterno dell’impianto.

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I dilettanti allo sbaraglio avrebbero fatto meglio. Poi, sotto la neve, si fa un’altra bella scoperta. Negli ultimi 2 anni, Sky Sport ha pagato 1 miliardo e 600 milioni di euro, cioè 3 mila 200 miliardi di vecchie lire ai club italiani. Jacques Reynaud, vicepresidente di Sky Sport, stamane ha dichiarato alla Gazzetta dello Sport: “Di tutti questi soldi, soltanto la Juve ne ha destinato una parte per un nuovo stadio”. Soltanto la Juve, capito? Intanto Galliani, evidentemente munito di satellite meteo personale, con quattro giorni di anticipo chiede il rinvio di Milan-Napoli con De Laurentiis che gli fa subito. E le altre squadre? E la regolarità del campionato? E le pari condizioni che devono valere per tutti? Ha ragione Orwell: nella fattoria degli animali tutti sono uguali, ma qualcuno è più uguale degli altri. Perchè gli altri sono pecore.

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