Prodi preoccupato per le resistenze del governo: "Non facciamo fesserie, accettiamo i soldi del Mes"
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Prodi preoccupato per le resistenze del governo: "Non facciamo fesserie, accettiamo i soldi del Mes"

Sul Messaggero la proposta: "L'Italia è il paese delle piazze, in queste sere di questa lunga e incerta estate, diventino i ristoranti di tutti noi"

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17 Maggio 2020 - 09.26


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Dai consumi ai cantieri, semplificare la ripartenza. Questo il titolo dell’intervento di Romano Prodi sul Messaggero; titolo che sintetizza anche il ragionamento dell’ex premier sulla Fase 2 in cui sollecita: “Adesso basta: dobbiamo fare di tutto per rimetterci in cammino prima degli altri”. E per farlo “la prima condizione per la riprese – dice – è di non fare fesserie. Accettiamo quindi i 36 miliardi di credito che vengono dall’Unione europea con il Mes. Arrivano senza condizioni e tassi vicino allo zero”.

Poi la proposta: “L’Italia è il paese delle piazze. Attorno alle stesse piazze migliaia di ristoranti temono che il doveroso rispetto della legge renda difficile il loro lavoro. Perché quindi non fare in modo che le nostre piazze diventino, tutte le sere di questa lunga e incerta estate, i ristoranti di tutti noi. Credo che ci andremo tutti volentieri, e credo che anche qualche turista straniero venga attratto dall’idea di cenare in Piazza della Signoria, di fronte al Duomo di Milano, in una delle infinite piazze romane”.

“I decreti per affrontare la crisi nel breve periodo sono sostanzialmente pronti – aggiunge Prodi – e ci sono dentro tutte le risorse disponibili. Tenuto conto della nostra situazione debitoria queste risorse sono tante e, soprattutto, non possono essere di più. Infine, dovendo venire incontro non a un singolo settore, ma a tutta la società italiana, comprendendo famiglie e imprese, non si potevano accontentare tutti, anche se qualche maggiore equità non avrebbe guastato. Non è ad esempio facile capire perché l’esenzione dall’Irap sia uguale per tutte le imprese, comprese quelle che hanno guadagnato da questa crisi”.

“Per non continuare ad essere gli ultimi della classe, dobbiamo dare ossigeno alla nostra economia, facendo riprendere subito la domanda: sia quella pubblica che quella delle famiglie – rileva – bisogna dare un’assoluta priorità all’attivazione della domanda. La domanda pubblica che ha svegliato in fretta l’economia è sempre stata l’edilizia, soprattutto nel settore dei grandi lavori”. Nella scrittura delle norme “in emergenza sarebbe doveroso cambiare rotta: le norme di semplificazione vanno affidate a qualcuno che sappia e possa usare più l’accetta e le forbici che la penna”.

“Ancora più importante, come dimensione quantitativa, è l’attivazione della domanda delle famiglie – afferma – giacciono in banca quasi mille e ottocento miliardi di liquidi e le famiglie hanno speso, in questi mesi di isolamento, venti miliardi in meno. Questo denaro deve essere messo in circolo con tutta la velocità possibile. Siamo entrati in una fase nella quale non possiamo più dire che andrà tutto bene, ma in cui dobbiamo fare in modo che le cose vadano bene”.

 
 
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