Putin, Prigozhin e i rischi di guerra civile: ora tocca all'anima russa farsi sentire
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Putin, Prigozhin e i rischi di guerra civile: ora tocca all'anima russa farsi sentire

In Russia le date hanno sempre avuto un valore particolare, gli eventi guardano sempre il calendario. Fu così per l'invasione dell'Ucraina, Putin scelse la notte tra il 23 e il 24 febbraio, e il 23 febbraio in Russia è un giorno importante,

Putin, Prigozhin e i rischi di guerra civile: ora tocca all'anima russa farsi sentire
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Onofrio Dispenza Modifica articolo

24 Giugno 2023 - 11.28


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In Russia le date hanno sempre avuto un valore particolare, gli eventi guardano sempre il calendario. Fu così per l’invasione dell’Ucraina, Putin scelse la notte tra il 23 e il 24 febbraio, e il 23 febbraio in Russia è un giorno importante, il Giorno dei Difensori della Patria, la festa degli uomini. Sedici mesi dopo, esattamente 16 mesi dopo l’inizio di quella operazione speciale che avrebbe dovuto risolvere i “problemi” con l’Ucraina in pochi giorni, in Russia c’è qualcosa che si spezza.

Accade al 486esimo giorno di guerra, una guerra che è stata quel che ha sintetizzato in queste ore, con i toni violenti che gli sono riconosciuti, il capo ribelle della Wagner, l’ex chef di Putin che minaccia di marciare verso il Cremlino. Ha parlato di genocidio del popolo russo per mano di chi comanda ( o meglio, di chi non sa comandare ) a Mosca. Ha parlato di un bagno di sangue, mandando a dire a Mosca che lui quel bagno di sangue lo ha visto, ha dovuto immergerci le mani.

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Prigozhin è quel che è: per lui, fatto ricco da Putin, da chef a macellaio il passo è stato breve. Ignora il significato della parola scrupolo, ha accumulato una ricchezza difficilmente calcolabile e ora la punta al tavolo da gioco della sciagurata guerra contro l’Ucraina, che ora descrive come una grande sconfitta nata sulle bugie del Cremlino e di chi mal consigliò il Cremlino. Naturalmente omette di ricordare che in quell’esercito mandato in guerra, tra disgraziati e poveri cristi delle periferie dell’impero, lui ha infiltrato la peggiore risma di criminali raschiata dal fondo dei barili delle prigioni russe.

  Difficile decifrare quel che sta accadendo in Russia, comporre il puzzle con le figurine dei protagonisti di questa battaglia che è insieme militare e politica. In queste ore mancava l’immagine, mancavano le parole e la determinazione di un altro protagonista della Russia di Putin, quel Kadyrov, capo ceceno, che molto può dire e fare per condizionare la partita. E Kadyrov si è fatto sentire a metà mattinata, quando già Putin aveva ripetuto più di una volta la parola “tradimento” rivolta al capo della Wagner senza mai nominarlo. Kadyrov ha parlato, si è schierato al fianco di Putin offrendogli uomini e armi contro Prigozhin, quel Prigozhin per il quale Kadyrov in questi mesi ha alternato parole di miele e insulti di fuoco. 

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   Ma ora gli occhi sono puntati all’anima russa, sui russi e sulle russe che fin qui, a Mosca, a San Pietroburgo e nella smisurata periferia fedele a Putin, non sono stati raggiunti dall’eco della guerra, sapientemente filtrata dal sistema di informazione e di propaganda. 

  Scrive questa mattina un giornale on line di lingua russa, si rivolge così ai russi:”Non riesci a credere a quello che sta succedendo? Discutiamone: dicci cosa pensi degli eventi in Russia e lo pubblicheremo, pubblicheremo le risposte più interessanti. E non preoccuparti, è assolutamente sicuro, garantiremo la riservatezza del tuo pensiero”.


Ecco, come risponderà la Russia? Al di là del questionario, riusciranno i russi ad esprimersi, a schierarsi, ad evitare che il destino del loro Paese sia determinato solo dalle armi di un confronto che – come ha insistito a dire Putin – minaccia una nuovaguerra civile, spettro di sempre della Russia?In questi sedici mesi di guerra all’Ucraina i russi hanno continuato a comprare i fiori al mercato. Non si sa, ma ci sono fiori che partono dall’Italia, arrivano al primo mercato del mondo, quello di Amsterdam, da lì arrivano a Mosca passando da una delle tante capitali di vicini Paesi ex sovietici. Tutto andava bene fino ai dettagli, i più piccoli. O quasi. L’economia ha retto nonostante le sanzioni, i teatri rispettavano il cartellone, finito l’inverno i caffè all’aperto si erano già riempiti di gente e di musica. L’operazione speciale si era dimostrata più lunga, è vero, ma era lontana, ben lontana Senza contraccolpi pesanti, cartoline militari a parte, funerali a parte.

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Ecco, dalla notte scorsa le cose sono cambiate, ora tocca ai russi. 

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