Di Maio contro Conte: "Non so se dietro la crisi c'è la regia russa ma Putin vuole destabilizzare l'Italia"
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Di Maio contro Conte: "Non so se dietro la crisi c'è la regia russa ma Putin vuole destabilizzare l'Italia"

Il ministro degli Esteri, intervistato dal Messaggero, afferma che l'instabilità è "innescata da un partito, il partito di Conte, che non ha più nulla a che vedere con il Movimento 5Stelle

Di Maio contro Conte: "Non so se dietro la crisi c'è la regia russa ma Putin vuole destabilizzare l'Italia"
Luigi Di Maio
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17 Luglio 2022 - 11.22


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Di Maio contro Conte:  per Luigi Di Maio, con la crisi di governo “il vero obiettivo di Conte è andare a elezioni per azzerare il gruppo parlamentare e non ricandidare il 99% dei deputati e dei senatori uscenti. Tanto più che alle elezioni andranno malissimo”. Il ministro degli Esteri, intervistato dal Messaggero, afferma che l’instabilità è “innescata da un partito, il partito di Conte, che non ha più nulla a che vedere con il Movimento 5Stelle, che il 20 giugno ha ricevuto l’endorsement dall’ambasciatore russo a Roma sulla bozza di risoluzione che indicava la linea italiana sull`Ucraina”.

“Non ho certezze che vi sia una regia russa dietro la crisi – dice Di Maio -. Ma sono sicuro che Putin, come ha detto Borrell, lavori per destabilizzare l`Italia e l`Europa“.

 “Chi sta provocando la crisi sta regalando il Paese all`estrema destra. In più, sono sicuro che Conte stia compiendo una vendetta politica buttando giù Draghi: ancora non si dà pace per non essere riuscito a restare a palazzo Chigi”.

Se Draghi va a casa addio aiuti agli italiani

«Se le cose restano come sono oggi, Mario Draghi mercoledì rassegnerà le sue dimissioni davanti al Parlamento. E tra giovedì e venerdì, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella scioglierà le Camere». 

«Perché come ha detto il presidente del Consiglio non c’è più una maggioranza di unità nazionale. In realtà il partito di Conte sta ancora cercando di decidere cosa fare. Il capogruppo della Camera aveva convocato una riunione contro la volontà del leader, secondo i ministri bisogna dirsi pronti a una nuova fiducia a Draghi. Sono divisi e a rischiare tutto ora sono i cittadini» conclude Di Maio.

Elezioni anticipate da evitare per Di Maio: «Rispondo con l’unico elenco che Conte sta consegnando al Paese: venti punti, non nove, di tutte le cose che stanno per saltare. Il Pnrr, il salario minimo e il taglio al cuneo fiscale, che non si fanno più perché con l’esercizio provvisorio non si possono fare. E poi l’intervento sul caro-bollette e sul caro-benzina, gli accordi sul gas che non si potranno più firmare, i bonus di 200 euro che non si possono rinnovare, il tetto massimo al prezzo del gas che salta perché non riusciremo a incidere ai tavoli internazionali. Il che vale anche per la riforma del patto di stabilità, che sarà discussa a fine anno. E poi la riforma delle pensioni, che non si può affrontare e anzi senza Draghi che tiene a bada lo spread ci sarà bisogno di una legge restrittiva sul modello Fornero».

«Aumenteranno i tassi dei mutui per comprare casa. Salterà qualsiasi riforma dell’Irap e per le semplificazioni. Non potremo contrastare l’inflazione riducendo l’Iva sui prodotti di prima necessità, riformare gli enti locali, portare in fondo il ddl concorrenza, che è uno degli impegni Pnrr. Così come la riforma del fisco. E dimentichiamoci il Superbonus perché non lo rifinanziamo e non potremo sbloccare il credito, gettando sul lastrico molte aziende. Anche la siccità sarà un problema delle imprese e degli agricoltori, che saremo costretti a lasciare soli» prosegue il ministro degli Esteri. «Se Draghi restasse in carica per gli affari correnti dovrebbe affrontare le emergenze dell’autunno con una pistola scarica. Anche se si votasse a fine settembre, servirebbero tre settimane per la formazione delle Camere, almeno altre due per il governo. Arriveremmo a novembre e l’autunno passerebbe senza che le Camere possano votare decreti emergenziali e senza la programmazione economica della legge di Bilancio. Mi creda, non esagero. Anche ai tavoli europei sul Pnrr sarebbe una situazione incresciosa e pericolosa». 

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