Ucraina, l'acciaieria di Mariupol sembra resistere: ma Mosca dice che è caduta
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Ucraina, l'acciaieria di Mariupol sembra resistere: ma Mosca dice che è caduta

Gli ultimi difensori della città sono asserragliati nell'acciaieria, una delle più grandi di Europa, ma sono circondati, e sono senza cibo e acqua

Ucraina, l'acciaieria di Mariupol sembra resistere: ma Mosca dice che è caduta
Azovstal
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18 Aprile 2022 - 12.48


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A Mariupol è resistenza estrema. L’ultimatum russo, che scadeva all’alba di ieri, è stato respinto. Gli ultimi difensori di Mariupol – non più di 1.500 secondo i russi, il doppio secondo fonti ucraine – rimangono asserragliati nell’acciaieria Azovstal, ultimo bastione di resistenza nella strategica città portuale, ridotta in macerie da settimane d’assedio.

Ora Mosca ha annunciato che eliminerà i superstiti, un contingente composto dai sopravvissuti della trentaseiesima brigata di fanteria marina, militi della guardia nazionale, volontari stranieri, residui di brigate motorizzate e combattenti del reggimento Azov, il famigerato battaglione nazionalista che il Cremlino evoca spesso quando si appella all’obiettivo di “denazificare” l’Ucraina.

È difficile comprendere però quali siano i piani di Mosca per prendere possesso di uno dei più grandi stabilimenti metallurgici d’Europa, un’area affacciata sul mare che copre oltre 11 chilometri quadrati, disseminata di edifici, altoforni, binari e, soprattutto, dotata di una fitta rete di cunicoli sotterranei costruita in epoca sovietica per resistere a un attacco nucleare.

Il capo del Centro di controllo della difesa nazionale della Federazione russa, il colonnello generale Mikhail Mizintsev, ha riferito sabato che i difensori di Mariupol sono rimasti senza cibo e acqua e solo l’opposizione delle autorità di Kiev ha impedito loro la resa.

È però un’affermazione impossibile da verificare e al momento non è chiaro quanto i combattenti ucraini possano andare avanti prima di cedere alla fame e alla sete. Il reggimento Azov ha infatti preparato da tempo la difesa dell’acciaieria che lo stesso Andriy Biletsky, fondatore della formazione nazionalista, definì “la fortezza di Azov”. È quindi possibile che lo sterminato complesso ospiti risorse che consentano, per ora, agli assediati di continuare a resistere.

Quel che è certo è che non c’è alcuna via di fuga e che sarebbe impossibile, al momento, per le forze ucraine intervenire e spezzare l’assedio. “Quante risorse abbiano i difensori e quanto possano reggere è quello che si chiedono tutti”, aggiunge Zhdanov, “ma non hanno via d’uscita. Sono circondati da ogni lato, devono resistere fino alla fine. Se cedono, non saranno risparmiati”. Ma a loro potrebbe bastare arrivare al 9 maggio e negare a Vladimir Putin la possibilità di sventolare la conquista di Mariupol come trofeo alla parata del Giorno della Vittoria.

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