Irpin, il padre della famiglia uccisa dai russi: "Resto in Ucraina, mi hanno tolto tutto"
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Irpin, il padre della famiglia uccisa dai russi: "Resto in Ucraina, mi hanno tolto tutto"

Il padre della famiglia sterminata a Irpin resterà in Ucraina: "Le ore precedenti la loro morte, avevo continuamente parlato per telefono con Tatiana e i bambini"

Irpin, il padre della famiglia uccisa dai russi: "Resto in Ucraina, mi hanno tolto tutto"
Vittime ucraine
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11 Marzo 2022 - 11.16


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Serhiy Perebynis è rimasto da solo. La sua famiglia è stata spazzata via a Irpin, da un colpo di mortaio russo. “Non ero con loro perché ero andato alla nostra casa natale nella provincia sotto controllo russo di Donetsk per assistere mia mamma anziana malata di Covid. Ero partito il 16 febbraio, otto giorni prima dell’inizio dell’attacco voluto da Putin e non riuscivo a tornare a Kiev per la guerra. Ho potuto farlo solo dopo che tutti i miei cari sono stati uccisi” racconta Serhiy al Corriere della Sera. Fuma mentre parla. Tanti qui hanno ripreso a farlo per cercare di calmare la tensione. “Quando i soldati russi l’altro ieri hanno cercato di fermarmi all’uscita da Donetsk ho detto loro che potevano fare di me ciò che volevano, tanto mi hanno già preso tutto. Mi hanno lasciato passare”, spiega.

Ieri l’uomo è tornato sul luogo della tragedia, per ironia della sorte, proprio di fronte a un vecchio monumento sovietico che glorificava i soldati dell’Armata Rossa caduti nella “guerra patriottica” contro il nazifascismo otto decadi fa, per cercare i bagagli e la gabbietta del cane più piccolo. Perebynis ha fatto i funerali anche per loro. L’uomo racconta che le ore prima della morte aveva parlato continuamente con la sua famiglia.

“Le ore precedenti la loro morte, avevo continuamente parlato per telefono con Tatiana e i bambini. Mi avevano spiegato che non riuscivano ad uscire dalla cantina dove si erano rifugiati. La nostra casa era stata colpita e loro provavano a fuggire con i profughi passando per il ponte distrutto. Sotto uno scialle nella gabbietta avevano nascosto i gioielli di famiglia e alcune cose di valore. Li ho ritrovati tutti. Ma i bagagli erano stati aperti e saccheggiati”.

L’intenzione della famiglia era di scappare tutti insieme all’estero. Un’idea che era stata sostenuta anche dalla compagnia per cui lavorava Tatiana, la SE Ranking, una società di software con uffici in California e a Londra, che aveva incoraggiato i suoi dipendenti a partire al più presto, promettendo il lavoro e un appartamento già affittato per loro in Polonia. Ora però l’uomo si trova da solo e vuole restare in Ucraina. Si legge sul giornale:

La sua voce è interrotta soltanto dalle aspirazioni della fumata. “Avevamo l’intenzione di scappare all’estero tutti assieme. Ma adesso io sono solo e resto nel mio Paese, devo aiutare mia madre che nel frattempo è guarita e qui ho tanti amici. Che farei all’estero da solo? Qui rimangono tutte le mie memorie”. Lui e Tatiana si erano conosciuti molto giovani, amavano il giardinaggio e gli sport invernali. Erano tornati da poco da una vacanza sugli sci in Georgia.

Perebynis ora si sente in colpa per essere stato lui a suggerire alla moglie di scappare da Irpin. I carri armati russi infatti si stavano avvicinando a Kiev. I tre, secondo il loro piano, dovevano trovarsi in una chiesa vicina con i genitori di lei e poi arrivare a Kiev. Il padre monitorava i loro spostamenti con il gps finché ad un certo punto ha perso il segnale. Ha scoperto della morte della sua famiglia su Twitter, dove era apparsa una foto di una famiglia uccisa, con i bagagli

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