Guantanamo: Cuba chiede agli Stati Uniti la chiusura della "prigione atroce"
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Guantanamo: Cuba chiede agli Stati Uniti la chiusura della "prigione atroce"

presidente cubano Miguel Díaz Canel: "Ci sono già 20 anni di abusi scandalosi nel territorio cubano occupato illegalmente a Guantanamo Bay dai più grandi violatori dei diritti umani nel mondo"

Guantanamo: Cuba chiede agli Stati Uniti la chiusura della "prigione atroce"
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11 Gennaio 2022 - 17.19


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Guantanamo è uno scandalo: il simbolo di come nel nome della guerra al terrorismo si siano violati i diritti umani e (tra l’altro) si è data benzina per molti altri anni allo stesso terrorismo.

 Il governo cubano ha chiesto oggi la chiusura del centro di detenzione presso la base navale statunitense di Guantanamo, una “prigione atroce” istituita esattamente 20 anni fa su un territorio “occupato”.

 “Ci sono già 20 anni di abusi scandalosi nel territorio cubano occupato illegalmente a Guantanamo Bay dai più grandi violatori dei diritti umani nel mondo”, ha affermato su Twitter il presidente cubano Miguel Díaz Canel.

Da parte sua, il ministro degli Esteri, Bruno Rodríguez, ha indicato sul suo account che sono già trascorsi “20 anni di ignominia” e ha ricordato che 780 prigionieri sono transitati per la base americana, “detenuti arbitrariamente, senza processo né giusto processo”. Il ministro cubano ha anche denunciato “torture e trattamenti degradanti” nei confronti di questi detenuti.

Cuba cedette il controllo di Guantánamo Bay agli Stati Uniti all’inizio del XIX secolo, nell’ambito di una riconfigurazione della sovranità dell’isola dopo la fine del periodo coloniale spagnolo, che prevedeva inizialmente il pagamento di 2.000 dollari all’anno in monete d’oro. Un trattato firmato nel 1934 riaffermò il contratto di locazione, che venne aggiornato a 4.085 dollari.

Gli Stati Uniti ruppero le relazioni diplomatiche con Cuba nel 1961 e tre anni dopo il governo di Fidel Castro interruppe l’approvvigionamento idrico e l’accesso alla base. Da allora, la Marina Usa ha reso le strutture autosufficienti, con proprie fonti di energia e acqua. Il contratto tra Washington e l’Avana considera l’ipotesi di risoluzione dell’accordo tra i governi dei due Paesi o l’abbandono della struttura da parte degli Stati Uniti.

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