Migranti, salvataggi in mare e inclusione: #whateverittakes presidente Draghi.
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Migranti, salvataggi in mare e inclusione: #whateverittakes presidente Draghi.

Rilanciamo, l’iniziativa di Mediterranea Saving Humans, che nel mettere in mare la nave Mare Jonio, ha riesumato l’hastag  #whateverittakes. “Costi quel che costi”. 

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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

8 Febbraio 2021 - 16.39


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Illustre  Professor Draghi, oggi che lo sport nazionale della politica è quello di salire sul carro del vincitore, cioè Lei, noi di Globalist  facciamo nostra , e la rilanciamo, l’iniziativa di Mediterranea Saving Humans, che nel mettere in mare la nave Mare Jonio, ha riesumato l’hastag  #whateverittakes. “Costi quel che costi”. 

Porti aperti?

“Dopo la sua improvvisa svolta europeista Salvini ha cambiato idea anche sull’immigrazione? Me lo chiedo perché il prossimo governo del Paese non può permettersi di avere una posizione ambigua su un tema così delicato”: a gettare un sasso nello stagno sul governo Draghi, i migranti e gli sbarchi è Totò Martello, sindaco di Lampedusa e Linosa proprio mentre sono sbarcati nel porto siracusano di Augusta i 422 migranti che viaggiavano a bordo della Ocean Viking di Sos Mediterranée. Accompagnati da uno strano silenzio: quello di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni, che non hanno dedicato nemmeno un post su Facebook all’argomento. 

Sui diritti umani non si media

Sebbene il messaggio- hastag sia passato sotto traccia, molti in area dem si stanno interrogando in queste ore se le politiche adottate nell’ultimo mese al Viminale dal ministro Luciana Lamorgese verranno ribaltate dal nuovo Governo. “Draghi è più vicino ai leghisti che a noi”, hanno confidato fonti qualificate del Pd pronosticando che sullo spinoso tema dell’immigrazione “a dover ingoiare qualche boccone amaro sarà Zingaretti e non Salvini.

Siamo consapevoli dell’emergenza nazionale, della campagna di vaccinazioni da organizzare, di un uso adeguato dei 209 miliardi del Recovery fund, comprendiamo tutto, ma i porti? Non nel senso di quanti ne costruiamo, ma quelli che esistono saranno aperti alle navi salva vite del Mediterraneo?

Cosa farà il governo Draghi (con Salvini dentro) su sbarchi e migranti?

Annota Alessandro D’Amato, direttore responsabile di Today: “Eppure l’argomento degli sbarchi dei migranti ha rappresentato uno dei cavalli di battaglia della destra sovranista sia prima che durante l’emergenza coronavirus, con il fortunato slogan “Italiani chiusi in casa e migranti liberi” che specialmente durante l’estate aveva alimentato la polemica politica anche perché l’epidemia sembrava in forte rallentamento. Oggi è bastato l’incarico a Draghi per far perdere la voglia di polemizzare sull’argomento? Ieri  Martello ha fatto notare che il nuovo esecutivo dovrà prendere una posizione sul tema il prima possibile, anche se sarà sostenuto dalla Lega di Salvini: ‘Il dibattito sull’immigrazione deve essere affrontato con serietà, sottraendolo agli slogan da campagna elettorale: è inaccettabile rincorrere il consenso speculando sulla sofferenza degli esseri umani, o diffondendo messaggi di odio ed intolleranza. Ma al tempo stesso dico che il tema dei migranti deve essere al centro dell’agenda politica del governo che dovrebbe finalmente valutare di sottoscrivere il Global Compact for Migration, il documento delle Nazioni Unite ‘per una migrazione regolare, ordinata e sicura’, e sostenere direttamente i territori di confine impegnati in prima linea nell’emergenza umanitaria. Dal momento che alcune forze politiche che si dichiarano pronte a sostenere il nuovo governo, fino ad oggi hanno avuto posizioni diametralmente opposte al riguardo – conclude il sindaco di Lampedusa – mi aspetto che il presidente incaricato Draghi faccia chiarezza fin dall’inizio sull’approccio che l’Italia avrà sulla gestione dei flussi migratori’”.

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Ecco, Professor Draghi, il tema è sul tappeto. In questi frenetiche giornate di consultazioni e trattative con partiti, partitini, costruttori, responsabili, pontieri, sarebbe stato un gesto importante se Lei avesse trovato il modo di poter se non ricevere, almeno ascoltare ciò che le avrebbero voluto dire le associazioni per i diritti umani, le Ong che praticano, e non predicano, solidarietà nei confronti di migranti e rifugiati. 

Se avessero potuto interloquire con Lei, le avrebbero rappresentato una apocalisse umanitaria che si snoda dai deserti africani al mar Mediterraneo, alla rotta balcanica. Le avrebbero riportato le testimonianze di quanti sono riusciti a fuggire dai lager libici. 

Discontinuità

Le avrebbero chiesto discontinuità. Una discontinuità “umanitaria”. Da dove cominciare? Rivedere il nefasto memorandum bilaterale Italia-Libia, ad esempio. 

A spiegarne le ragioni sono  Asgi, Emergency, Medici Senza Frontiere, Mediterranea, Oxfam e Sea-Watchche in occasione del quarto anno dalla firma del memorandum,  hanno rivolto unappello urgente al Parlamento, per un’immediata revoca degli accordi bilaterali e il ripristino di attività istituzionali di Ricerca e Soccorso nel Mediterraneo centrale.

“Dalla firma dell’accordo, l’Italia, in totale continuità con l’approccio europeo di esternalizzazione del controllo delle frontiere, ha speso la cifra record di 785 milioni euro per bloccare  i  flussi migratori in Libia e finanziare le missioni navali italiane ed europee. – affermano le organizzazioni firmatarie dell’appello –  Una buona parte di quei soldi – più di 210 milioni di euro – sono stati spesi direttamente nel paese, ma purtroppo non hanno fatto altro che contribuire a destabilizzarlo ulteriormente e spinto i trafficanti di persone a convertire il business del contrabbando e della tratta di esseri umani, industria della detenzione. La Libia non può essere considerata un luogo sicuro dove portare le persone intercettate in mare, bensì un Paese in cui violenza e brutalità rappresentano la quotidianità per migliaia di migranti e rifugiati”.

Libia: tutt’altro che porto sicuro

Come riconosciuto dalle istituzioni internazionali ed europee, comprese le Nazioni Unite e la Commissione europea, la Libia non può in alcun modo essere considerata un luogo sicuro dove far sbarcare le persone soccorse in maresia perché è un Paese instabile, dove non possono essere garantiti i diritti fondamentali, sia perché migranti e rifugiati sono sistematicamente esposti al rischio di sfruttamento, violenza e tortura e altre gravi e ben documentate violazioni dei diritti umani. Eppure, continua ad aumentare il contributo italiano ed europeo alla Guardia Costiera libica, che negli ultimi 4 anni ha intercettato e riportato forzatamente nel Paese almeno 50 mila persone, 12 mila solo nel 2020. 

Molti vengono detenuti arbitrariamente nei centri di detenzione ufficiali, dove la popolazione oscilla tra le 2.000 e le 2.500 persone. Tuttavia, meno noti sono i numeri dei detenuti in altri luoghi di prigionia clandestini a cui le Nazioni Unite e altre agenzie umanitarie non hanno accesso e dove le condizioni di vita sono persino peggioriLa detenzione arbitraria è però solo una piccola parte del devastante ciclo di violenza, in cui sono intrappolati migliaia di migranti e rifugiati in Libia. Uccisioni, rapimenti, maltrattamenti a scopo di estorsione sono minacce quotidiane, che continuano a spingere le persone alle pericolose traversate in mare, in assenza di modi più sicuri per cercare protezione in Europa.

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Obiettivo raggiunto: nessun soccorso nel Mediterraneo centrale

Dal 2017 – denunciano ancora le 6 organizzazioni – sono stati spesi 540 milioni di euro dall’Italia, solo per finanziare missioni navali nel Mediterraneo, il cui scopo principale non era quello di soccorrere le persone. Nello stesso periodo, secondo i dati dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), quasi 6.500 persone sono morte nel tentativo di raggiungere l’Europa attraverso il Mediterraneo centrale, mentre tutti i governi italiani che si sono succeduti hanno ostacolato l’attività delle navi umanitarie, senza fornire alternative alla loro presenza in mare. Persino le recenti modifiche della normativa in materia di immigrazione non hanno di fatto eliminato il principio di criminalizzazione dei soccorsi in mare, che era stato introdotto dal secondo Decreto Sicurezza.

Nel corso del 2020, l’Italia ha bloccato inoltre sei navi umanitarie con fermi amministrativi basati su accuse pretestuose, lasciando il Mediterraneo privo di assetti di ricerca e soccorso e ignorando, allo stesso tempo, le segnalazioni di imbarcazioni in pericolo. Contribuendo così alle 780 morti e al respingimento di circa 12.000 persone, documentate durante il corso dell’anno dall’Oim.

Infatti, la risposta delle istituzioni Ue alla crisi umanitaria nel Mediterraneo centrale si limita alle operazioni di monitoraggio aereo di Frontex, Eunavformed Sophia e, ora, Irini, che di fatto contribuiscono spesso alla facilitazione dei respingimenti verso la Libia. Intanto le operazioni di monitoraggio aereo civile, seppur discontinue e anch’esse ostacolate, nel 2020 hanno avvistato quasi 5.000 persone in pericolo in mare in 82 casi, testimoniando continui episodi di mancata o ritardata assistenza da parte delle autorità.

Dall’Italia, nessuna notizia sulla dichiarata modifica dell’accordo

Infine, pur di fronte al tragico fallimento dell’accordo da anni sotto gli occhi dell’opinione pubblica sottolineano le organizzazioni – nulla si è più saputo rispetto alla proposta libica di modifica del Memorandum, annunciata il 26 giugno 2020 e che a detta del ministro degli Esteri Luigi di Maio andava “nella direzione della volontà italiana di rafforzare la piena tutela dei diritti umani”.

Né tantomeno sono stati resi noti gli esiti della riunione del 2 luglio 2020 del Comitato interministeriale italo-libico, o se ci siano stati nuovi incontri, e neppure a quali eventuali esiti finali sia giunto il negoziato che avrebbe dovuto portare un deciso cambio di rotta nei contenuti dell’accordo.

Ogni giorno nel mondo – ricorda l’Unhcr, l’Agenzia delle Nazioni Unite pe i rifugiati – rifugiati e migranti rischiano la vita nel disperato tentativo di raggiungere la salvezza o una vita migliore. Pericolose traversate via mare, lunghi viaggi a piedi aggirando muri e recinzioni di filo spinato, tragitti dentro camion o container in cui si rischia di soffocare: le cronache raccontano tanti episodi drammatici.

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Questi percorsi accomunano rifugiati e migranti, che hanno bisogni di protezione differenti ma spesso utilizzano le stesse rotte. Per questo si parla di “flussi misti”: rifugiati, richiedenti asilo e migranti in fuga dalla povertà viaggiano fianco a fianco.

Ecco, Professor Draghi, questa è la realtà. Tragica. Sconvolgente. 

Scrive Alessandro Puglia su Vita.it: “Guardando i numeri, raccolti da Eleana Elefante del team Advocacy & Communication di Mediterranea che costantemente monitora i flussi migratori del Mediterraneo Centrale, il numero di respingimenti in mare delegati ai libici è stato nel 2018 di 18900 persone, nel 2019 sono stati 9.225, nel 2020 invece 34.476. I morti in mare sono stati circa 1300 quando ministro dell’Interno era Matteo Salvini, 572 con Lamorgese. ‘Si può prevedere anche che si apra la rotta tunisina a fronte della situazione assai critica che si vive in quel paese da un punto di vista economico e politico. E anche su questo punto cruciale dovrà esprimersi il nuovo governo», aggiunge Fulvio Vassallo Paleologo…”. 

Il titolo del pezzo è: Da Salvini a Lamorgese. Sui soccorsi in mare ora tocca a Draghi. 

Si, ora tocca a Lei, Professor Draghi. Per capire con chi ha a che fare, ma Lei, ne siamo convinti, lo ha capito molto bene, le riportiamo alla memoria questo “amorevole” duetto tra la ministra Lamorgese e il suo predecessore al Viminale. E’ il 26 agosto 2020. “Il senatore Salvini ha davvero superato ogni limite consentito dimostrando uno scarso rispetto per le istituzioni e per questa amministrazione di cui è stato ministro”. E’ quanto ha detto la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, durante un’intervista al Tg1 in risposta all’attacco di Matteo Salvini che l’aveva definita una “criminale”. “Come stiamo affrontando l’emergenza sbarchi? Abbiamo pensato alla sicurezza dei cittadini siciliani perché gli arrivi sono stati numerosi a luglio, in agosto un po’ di meno soprattutto dalla Tunisia. Abbiamo preso tutte le precauzioni: prima tutti i test sierologici, oggi i tamponi a tutti coloro che arrivano”.

“Se gli sbarchi aumentano e se c’è un governo che sta trasformando la Sicilia nel campo profughi d’Europa, è colpa di Salvini? Qui abbiamo un ministro incapace” ribadisce il leader leghista Stasera Italia su Rete4. “Io posso stare simpatico o antipatico, ma da ministro ho azzerato gli sbarchi e chiuso i porti, mentre chi sta al governo ora fa arrivare cani e porci e la colpa sarebbe mia?”. “L’immigrazione illegale è calata per il virus in Francia, in Spagna e a Malta. Solo in Italia c’è un governo complice dei trafficanti di esseri umani” concludeva Salvini. 

A Lei le conclusioni. Ma sui migranti, Professor Draghi, #whateverittakes. 

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