Mediterranea scrive a Sergio Mattarella: "Basta con la guerra alle Ong"
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Mediterranea scrive a Sergio Mattarella: "Basta con la guerra alle Ong"

La Ong Mediterranea scrive a Mattarella: «Basta guerra alle Ong, alle navi del soccorso civile. Cooperiamo per salvare in mare più vite possibili. Produciamo un'azione sinergica, davanti a questo imperativo - salvare!».

Mediterranea scrive a Sergio Mattarella: "Basta con la guerra alle Ong"
Mediterranea Saving Humans
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27 Marzo 2023 - 13.16


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Mediterranea Saving Humans, una delle Ong che salva vite in mare, ha scritto una lettera aperta a Sergio Mattarella, appellandosi al Capo dello Stato chiedendo che la “guerra” alle Ong del Governo Meloni possa fermarsi. 

«Basta guerra alle Ong, alle navi del soccorso civile. Cooperiamo per salvare in mare più vite possibili. Produciamo un’azione sinergica, davanti a questo imperativo – salvare! – che possa indurre l’Unione Europea ad uscire dalla sua latitanza su questo tema, e a mettere in campo una missione coordinata di soccorso in vista di una estate che si preannuncia terribile dal punto di vista dei rischi in mare».

«Quello che dobbiamo fare è mettere al centro, qui ed ora, una grande e corale azione immediata, di istituzioni e società civile, di un intero Paese, per impedire innanzitutto che altre morti innocenti insanguinino la nostra storia e il nostro mare», si legge nella lettera. 

Mediterranea lancia un appello a «mettere davanti a tutto – posizioni politiche, strategie di lungo respiro, nemicità nei nostri confronti – il bene supremo del soccorso verso chi non ha colpe e chiede il nostro aiuto. Vi preghiamo di onorare fino in fondo la storia di questo Paese, della sua tradizione millenaria di accoglienza e immigrazione». 

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«Togliere mezzi disponibili e utilizzabili per i soccorsi in mare, equivale in questo momento a condannare a morte centinaia di persone. Delegare alla sedicente `guardia costiera libica´ il controllo della zona Sar più grande del Mediterraneo, non metterà al sicuro le persone che tentano di fuggire da quell’inferno». 

«Sapete meglio di noi che la Libia non è un `place of safety´, e che ogni loro `soccorso´, quando accade, equivale in realtà a una cattura e a una deportazione in un luogo dove la violazione dei diritti umani è sistematica e terribile. Ciò avviene in spregio alla Convenzione di Ginevra sui profughi e rifugiati. Pensare che la Tunisia, con la crisi che sta affrontando e dopo l’incitamento razzista di Saied contro i rifugiati subsahariani, possa «salvare» qualcuno che da lì fugge terrorizzato, non è plausibile». 

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