Migranti, l'Europa alla mercé di Erdogan, il "Ricattatore" di Ankara
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Migranti, l'Europa alla mercé di Erdogan, il "Ricattatore" di Ankara

Il Sultano bussa a denari con la minaccia di riaprire il “rubinetto” della rotta balcanica “sommergendo” il Vecchio continente con milioni di profughi.

Sostenitori di Erdogan
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

8 Marzo 2020 - 16.33


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Il “Gendarme” presenta il conto a Bruxelles. Bussa a denari, per l’ennesima volta. E per l’ennesima volta l’Europa apre i cordoni della borsa. Il ricatto ha funzionato di nuovo. Recep Tayyp Erdogan dà scacco a una Europa pavida, alle prese con il coronavirus e dunque più vulnerabile alla minaccia che viene da Ankara di riaprire il “rubinetto” della rotta balcanica “sommergendo” il Vecchio continente con milioni di profughi.

Il ricatto funziona

Annota Fabio Carminati su Avvenire: “Quattro anni dopo, lamentando di essere stato lasciato solo nella guerra a Bashar al-Assad in Siria e nella gestione dei 3,6 milioni di rifugiati siriani ospitati nel suo Paese, il sultano torna a battere cassa. Ma arrivare a una nuova intesa non sarà facile, anche se alla fine ci sarà. Da Zagabria, dove si sono riuniti i ministri degli Esteri, l’Unione ‘respinge fortemente l’uso della pressione migratoria a fini politici’ e definisce ‘inaccettabile questa situazione alle frontiere esterne’ pur ammettendo ‘l’accresciuto onere e i rischi migratori che la Turchia sta affrontando’. Poco dopo la ricompensa da esibire è affidata però a Joseph Borrel, il ministro degli Esteri Ue, che ammette che il ‘contributo’ potrebbe essere adeguato. Ricompensa gradita da Ankara che stamattina ha lanciato subito il segnale di “ricevuto”: è arrivato forte e chiaro dal presidente turco che ha ordinato alla Guardia costiera di impedire ai migranti di attraversare il Mar Egeo per raggiungere l’Europa a causa dei rischi che corrono. ..”.

Conclude Carminati: “Così ora si andrà ancora a una mediazione tra Bruxelles e Ankara, Erdogan manterrà nella “terra di nessuno” i suoi “ostaggi” fin quando l’Unione non gli avrà aumentato il dazio. In un momento in cui la situazione economica (nelle era pre-coronavirus) per le casse della Turchia non era affatto rosea. Con i costi di una guerra in Siria da sostenere, con gli altrettanti dissanguanti anticipi di fondi per la presenza in Libia delle truppe (che saranno poi saldati in petrolio da Sarraj) e con un’industria manifatturiera che da mesi mostra segni inequivocabili di zoppia. 
Quindi perché giocare in queste tumultuose settimane 
la carta dei profughi? Perché no? Perché non trasformare in vittoria quella che invece è stata solo una strage di decine di soldati a Idlib, tornati in patria avvolti dalla bandiera rossa con la Mezzaluna? Perché no? 
Perché non ripetere la politica “del Bancomat Ue” che da anni si rivela la più vincente per fare cassa nei momenti di difficoltà? Perché no?”. Fotografia perfetta di una realtà fetida. Di una Europa alla mercé del “Ricattatore” di Ankara.

Presi tra due fuochi, tra lacrimogeni e idranti, vittime di vecchi e nuovi ricattatori: sono i migranti, decine di migliaia, bloccati al confine tra Grecia e Turchia con la speranza di entrare in Europa.

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“I rifugiati sono la nuova arma del millennio. Vengono usati per portare avanti agende politiche dalle più disparate finalità – rimarca sul Fatto lo scrittore Shady Hamadi – Assomigliano a un flusso di acqua che viene lasciato andare quando si decide di aprire la diga, come ha fatto la TurchiaErdogan insieme a Putin e Assad sono gli artefici materiali e morali di una grande catastrofe umanitaria che passa in secondo piano da troppo tempo. Una distrazione di massa oggi giustificata, a ragione o meno, dalla presenza di una malattia che cambia le nostre priorità. Ma prima? Prima che la paura di massa ci colpisse dove eravamo?…”. Per concludere: “L’Onu calcola in un milione, di cui 60% minori, i fuggitivi. La Turchia, per mettere pressione all’Europa e dirgli di “non indignarsi” – come se ci fosse un reale rischio! -, ha aperto le frontiere verso la Grecia. Così, oggi, proprio mentre leggi queste parole, chi ha inventato i diritti umani, ha deciso di sovvenzionare la Grecia con 700 milioni perché faccia da scudo all’Europa. Ma nessuno ha criticato questa scelta, anzi: quando Bruxelles, con le stesse identiche motivazioni, dava 6 miliardi alla Turchia tutti, invece, alzavano la voce. Sono due facce della stessa medaglia: ammettiamolo. Oggi come ieri ce ne vogliamo lavare le mani, come abbiamo sempre fatto. Con buona pace dei bambini siriani”.

Stop and go

“Per ordine del presidente, non sarà permesso ai migranti di attraversare il Mar Egeo perché è pericoloso”, ha dichiarato la Guardia costiera turca, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Anadolu.  

Sembra una risposta a quel che ha detto il premier Kyriakos Mitsotakis, che nei giorni del braccio di ferro politico dichiara «morto» il patto Ue-Turchia, che dal 2016 limitava gli arrivi di migranti in Europa. Lo ha detto in un’intervista alla Cnn, e ha accusato la Turchia di ‘assistere’ lo spostamento di migliaia di migranti verso il confine greco. “Siamo onesti – ha detto – l’accordo è morto. E’ morto perché la Turchia ha deciso di violarlo completamente, a causa di ciò che è accaduto in Siria”. “La Turchia – ha aggiunto Mitsotakis – sta consapevolmente usando i migranti e i rifugiati come pedine geopolitiche per promuovere i suoi interessi”. Il premier ha sottolineato che coloro che tentano di entrare in Grecia non sono siriani ma persone che vivono in Turchia da tempo. “Stanno sistematicamente assistendo, sulla terraferma e in mare, le persone che tentano di entrare in Grecia», ha accusato, parlando di «ricatto» turco all’Europa. Mitsotakis ha poi detto che Erdogan  “deve smettere di diffondere fake news su quel che accade al confine. Non siamo quelli che alimentano il conflitto, ma abbiamo ogni diritto di proteggere i nostri confini. Ci siamo riusciti e ci riusciremo in futuro”. 

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L’epicentro della tragedia umanitaria in atto è, nell’Egeo, l’isola di Lesbo. La Croce Rossa locale non esita a denunciare l’azione del governo greco. “In effetti si stanno infrangendo le convenzioni umanitarie. La scelta greca di non accogliere visti d’ingresso per un mese, in risposta alla strumentalizzazione del problema migranti da parte turca, viola il diritto internazionale. Abbiamo verificato che obbligano la gente a firmare i documenti per l’espulsione, sono scritti in greco, che nessuno tra loro sa leggere”, spiegano. 

Pagate, altrimenti…

Se la Ue paga, staccando un assegno da 3miliardi di euro in un’unica soluzione, dei sei che l’Europa gli ha concesso, tutto tornerà come prima. In questa ipotesi “A”, una volta intascata la cifra, Erdogan alzerà ancora di più la posta e chiederà nuovi finanziamenti, questa volta senza alcun vincolo di destinazione. È probabile che questo denaro lo voglia utilizzare per acquistare nuove armi, per aumentare il controllo e la repressione in casa e continuare a soffocare il dissenso curdo.

Nell’ipotesi “B” che però pare più improbabile, e cioè se Bruxelles non paga, la Turchia rovescerà in Grecia altre migliaia di migranti, che intraprenderanno la battutissima rotta balcanica per approdare in Europa. Mitsotakis, stretto nelle maglie delle politiche neoliberiste europee, e ostaggio dell’estrema destra neonazista di Alba Dorata, continua intanto a respingere violentemente i migranti lungo la frontiera.

Erdogan ha lanciato un appello alla Grecia affinché il governo di Atene “apra le porte ai migranti” che da giorni sono ammassati al confine con la Turchia: “Ehi, Grecia! Faccio un appello: apri anche tu le porte e liberati di questo peso. Falli andare in altri Paesi europei”, ha affermato il presidente turco nel corso di un discorso televisivo a Istanbul, nel quale ha confermato che che domani sarà impegnato in degli importanti colloqui a Bruxelles, dove discuterà della questione con i partner europei: “Spero di poter ritornare da Belgio con dei risultati diversi”, ha concluso Erdogan

A dare le carte è sempre il “Ricattatore” di Ankara. Una tragedia apocalittica ridotta ad un mercimonio. In questa sporca vicenda, l’Europa non è la ricattata. E’ qualcosa di più. Di più vergognoso: è la complice.

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Tensione al confine

Intanto, lungo il confine tra Grecia e Turchia, la tensione è alle stelle.  La Turchia, giovedì 5 marzo, ha annunciato di aver inviato nella zona dell’Evros, fiume che fa da confine naturale fra i due Paesi, mille uomini delle forze di polizia speciali per impedire alle autorità greche di respingere i migranti che riescono ad attraversare la Grecia. Venerdì 6 marzo le forze turche hanno lanciato granate e fumogeni, la polizia di frontiera greca ha sparato gas lacrimogeni. In mezzo al caos si sono ritrovati i migranti che si erano accampati ad Edirne, in Turchia, sperando di entrare in Grecia. Molti di loro sono stati respinti. A Erdine e dintorni, centinaia di migranti hanno dormito per terra vicino alla stazione degli autobus, per aspettare un mezzo che li porti al confine. Altri si sono accampati nei prati della città o nelle campagne limitrofe. Chi ha già provato ad attraversare la frontiera senza riuscirci vuole continuare a provarci, nonostante la polizia greca stia usando maniere forti.

“In Siria ora, gli aerei russi stanno bombardando – dice Mohammed, 39 anni, rifugiato siriano – Anche l’Iran è coinvolto nella guerra. Ci sono anche Hezbollah e Bashar al Assad. Sono tutti a Idlib a combattere. La vita è diventata molto difficile. E’ impossibile vivere in Siria”.

Oltre ai rifugiati siriani qui ci sono molti migranti provenienti dall’Afghanistan, Pakistan e Iran. Si vive così nel limbo, intrappolati tra Turchia e Grecia, sognando l’Europa.

Secondo il ministero degli Interni di Ankara sono più di 142mila i migranti che si sono diretti verso la Grecia dalla Turchia. Quest’ultima afferma di aver già accolto sul suo territorio 4 milioni di migranti, 3,6 dei quali siriani in fuga dal regime di Bashar Al-Assad.

In memoria di Vittorio

“Torniamo a praticare l’umanità”. Le sardine invitano a fare donazioni alla Ong Mediterranea Saving humans e fanno partire la campagna di comunicazione #Restiamoumani. “A pagare il prezzo più alto di quel che succede al confine tra Grecia e Turchia sono uomini, donne e bambini innocenti”, sottolineano dal movimento. “Nel nostro piccolo – è l’appello – vi chiediamo di reagire partecipando a una piccola campagna: pubblicate una foto di una vostra mano alzata come nell’esempio, taggando la pagina 6000 sardine e con l’hashtag #restiamoumani”. “Alzare le mani non significa soltanto arrendersi, ma può anche voler dire basta. E noi diciamo basta a odio, ostilità, violenza e intolleranza. Artisti e Ong, parteciperanno alla campagna”, concludono le sardine. Restiamo umani: c’è chi per farlo ha pagato il prezzo più grande: la vita. A Gaza, Vittorio Arrigoni. Questa campagna è anche a suo nome.

 

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