Occupy ci riprova
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Occupy ci riprova

Il movimento occupa l'accampamento di Zuccotti Park per alcune ore. Lanciata la Giornata nazionale contro le banche. A Oakland si lavora per uno sciopero il 1 maggio.

Occupy ci riprova
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1 Marzo 2012 - 16.52


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di
Felice Mometti

Occupy Wall Street continua a promuovere iniziative e conflitto. Non ha subito, con l’inverno, quella flessione tanto invocata e sperata dai media mainstraeam e dall’establishment sia democratico che repubblicano. Continua ad essere quello strano animale politico-sociale che riappare dove meno te l’aspetti. Come martedì notte quando una cinquantina di attivisti hanno rioccupato con un blitz, per alcune ore, Zuccotti Park. Quasi tutto il mese di febbraio è stato dedicato al contrasto degli sfratti e dei pignoramenti di case. Non solo a New York ma anche sulla West Coast. Al centro della protesta le banche e società finanziarie che hanno concesso mutui con condizioni capestro e a tassi da usura gettando sul lastrico e in mezzo a una strada alcuni milioni di persone. E sono riprese anche le azioni di lotta coordinate a livello nazionale.

Ieri 29 febbraio in decine di città degli Stati Uniti si è svolta la Giornata nazionale di azione contro le banche e le multinazionali articolata secondo le caratteristiche specifiche di ogni Occupy. In molte città è stata ripresa la campagna “Move your money”, sposta il tuo denaro, dalle grandi banche alle piccole e più trasparenti Credit Union. Si replicherà il 15 marzo e il 15 aprile. L’obiettivo comune di tutte le mobilitazioni nelle varie città è stato l’ Alec – American Legislative Exchange Council – una potentissima lobby che vede tra i suoi affiliati decine di Corporations dalla Bank of America alla Wal Mart, dalla Exxon alla Monsanto, dalla Chrysler alla Motorola e alcune centinaia di deputati e senatori di entrambi gli schieramenti politici. Lo scopo di questa associazione, che si riunisce sempre a porte chiuse cercando di non far trapelare nulla delle decisioni prese, è di fare qual lavoro istruttorio sulla legislazione in materia soprattutto di lavoro, economia, finanza e immigrazione che in un qualsiasi regime democratico liberale dovrebbe essere svolto dalle commissioni parlamentari. Non ci vuol molto a capire che le proposte di legge o le modifiche delle leggi in vigore sono diretta emanazione dell’accordo tra rappresentanti politici e grandi società industriali e finanziarie. Dire che la democrazia americana sta perdendo anche i tratti dell’apparenza e della formalità si corre il rischio di scoprire l’acqua calda.
A New York le azioni e le mobilitazioni si sono concentrate contro la sede centrale della Bank of America. La banca commerciale più grande del paese e tra le più grandi del mondo, che negli ultimi due anni è riuscita nella spettacolare impresa di ottenere circa 100 miliardi di dollari, a fondo perduto, dallo Stato e dalla Federal Reserve, fare profitti per decine di miliardi di dollari smerciando titoli tossici a privati cittadini ed a istituzioni come lo Stato di New York che ha dovuto poi recentemente risarcire con 600 milioni di dollari dopo la sentenza di condanna.

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La Bank of America con i soldi ottenuti dall’Amministrazione Obama ha ricomprato e rivenduto a stretto giro, con profitti notevoli, titoli spazzatura truffando anche amministrazioni pubbliche, le denuncie di singoli cittadini sono ormai decine di migliaia: praticamente un’associazione a delinquere. Da questa parte dell’oceano risulta a dir poco sconcertante la convinzione con cui il Governatore della Puglia ha annunciato la messa in sicurezza delle obbligazioni emesse dalla Regione, che correvano il rischio di un dimezzamento del valore, grazie ad una fidejussione della Bank of America.

Secondo l’ultimo rapporto della Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea alla fine del 2011, il valore dei prodotti derivati, cioè dei titoli tossici, negoziati sui mercati secondari su scala mondiale e tenuti fuori bilancio dalle banche e dalle grandi multinazionali ha raggiunto la cifra record di 700 mila miliardi di dollari addirittura superando il valore pre-crisi del 2008 di 673 mila miliardi di dollari considerato un livello insuperabile. Ma Obama che fa ? E’ il ritornello ironico che cantavano ieri gli attivisti di Occupy Wall Street della Clown Brigade davanti al grattacielo della Bank of America. Il presidente Usa e più in generale il Partito Democratico nelle prossime elezioni presidenziali cominciano a temere più una possibile diserzione dal voto promossa dal movimento Occupy che gli avversari repubblicani troppo impegnati in una rissa senza esclusione di colpi.

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A New York, così come in molte altre città, l’organizzazione del movimento continua a reggersi sull’autonomia di proposta e mobilitazione dei gruppi di lavoro. Quasi a voler dimostrare che l’espansione del movimento e il consenso che ha tuttora dipendono in buona parte dalla capacita di intercettare e amplificare i punti di crisi e i luoghi del conflitto che si danno nella metropoli. Intanto da New York a Oakland proseguono gli incontri con lavoratori, precari, migranti, studenti per organizzare lo sciopero generale del primo maggio. Un evento, nel caso che riesca, che segnerebbe la storia sociale di questo paese.

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