La virologa Gismondo: "In tv solo se autorizzati? Sbagliato, dobbiamo parlare del nostro pensiero scientifico"
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La virologa Gismondo: "In tv solo se autorizzati? Sbagliato, dobbiamo parlare del nostro pensiero scientifico"

La direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica del Sacco di Milano commenta l'odg approvato ieri: "Altra cosa se si tratta di fornire dati di gestione interna o comunque dati sensibili"

Anna Maria Gismondo
Anna Maria Gismondo
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23 Settembre 2021 - 09.44


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L’ordine del giorno approvato ieri che limita le parole dei virologi in tv ha già scatenato le prime reazioni.

Virologi, immunologi, infettivologi in tv, alla radio o intervistati dai giornali su Covid-19 solo se autorizzati? “No, se si tratta di parlare di scienza e illustrare il proprio pensiero scientifico, cosa che noi professori universitari dobbiamo fare istituzionalmente. Altra cosa se si tratta di fornire dati di gestione interna o comunque dati sensibili” della propria Asl o ospedale di appartenenza”.

Così Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano, commenta l’Ordine del giorno, a firma del deputato del gruppo Misto Giorgio Trizzino, accolto ieri dal Governo.

Nell’Odg si chiede “un impegno a intervenire affinché tutti i dipendenti delle strutture sanitarie pubbliche o private (virologi, immunologi, infettivologi, igienisti ecc.), e degli organismi ed enti di diretta collaborazione con il ministero della Salute, possano partecipare alle trasmissioni televisive o radiofoniche e rilasciare interviste previa esplicita autorizzazione della propria struttura sanitaria di appartenenza”.

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Gismondo dunque traccia un confine tra le opinioni e posizioni scientifiche personali e “l’attenersi al codice deontologico, che tutti dobbiamo rispettare in quanto appartenenti all’Ordine dei medici”, ricorda. “Nel rapporto con le aziende sanitarie nelle quali operiamo – sottolinea – è ovvio che vige una deontologia che non permette di dare dati di gestione interna, numero di pazienti, dati sensibili se non autorizzati dalle direzioni. Il che – rimarca l’esperta – è ben diverso dall’esprimere il proprio punto di vista scientifico”.

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