L'esperto: "Vi spiego come le varianti mettono a rischio tutta la lotta al Covid"
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L'esperto: "Vi spiego come le varianti mettono a rischio tutta la lotta al Covid"

Andrea Crisanti: "Se c'è la variante brasiliana o la variante sudafricana, bisogna fare un vero lockdown e stare tutti a casa come facevamo a Codogno, per lo meno nella zona dove c'è il focolaio"

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24 Febbraio 2021 - 21.18


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C’è il rischio che tutto vada a monte? Sì, c’è il rischio ed è concreto.
“Evitare il lockdown totale è un’aspirazione di tutti, di ogni persona di buon senso e che condividiamo tutti quanti, ma bisogna vedere se in pratica il virus ce lo permetterà, il problema è che non sappiamo se il virus questo ce lo concederà”, commenta così Andrea Crisanti, direttore del laboratorio di microbiologia di Padova, la linea rivendicata dal ministro della Salute Roberto Speranza, ovvero fasce di rischio (a colori) per le regioni, per evitare un lockdown generalizzato.
Oltre 16mila contagi oggi, aumentano contagi e terapie intensive, l’Rt è a 0,99, ed è in crescita, 25 zone rosse sparse in 5 regioni, alcune decise per l’insorgenza di focolai per la variante inglese altre per la presenza di variante brasiliana e sudafricana. Sars-Cov-2 non cede né concede: “Con la dinamica di crescita dei contagi degli ultimi giorni sono preoccupato, sinceramente”, dice Crisanti, aggiungendo: “Preoccupa sia l’aumento dei contagi, sia l’aumento delle terapie intensive; l’aumento dei contagi, dopo pochi giorni, porta automaticamente all’aumento dei ricoverati nelle terapie intensive, ormai questo lo sappiamo, è la dinamica normale dell’epidemia”.
Ma c’è un rischio ancora più grande che incombe e fa davvero paura: “Il problema è se c’è la variante brasiliana o la variante sudafricana, bisogna fare un vero lockdown e stare tutti a casa come facevamo a Codogno, per lo meno nella zona dove c’è il focolaio. Non possiamo permetterci che le varianti, specialmente quelle che sono resistenti al vaccino si diffondano. Astrazeneca con la variante sudafricana dà una protezione di circa il 30%. E’ necessario monitorare il territorio, e laddove emergono le varianti intervenire subito e e circoscrivere la diffusione. Non c’è altro da fare”.
La rincorsa adesso è quindi con le varianti: “E’ necessario un monitoraggio puntuale della presenza delle varianti, una grande opera di sequenziamento, e bisogna farlo in fretta. Forse ci penserà l’Unione europea, che sta per lanciare un programma di monitoraggio delle varianti, a dare un’accelerazione. E’ una cosa da fare alla svelta. Non possiamo continuare a rincorrere il virus, i dati lo dimostrano, significa perdere la battaglia”.
La soglia da non superare? “Con 20-25mila casi giornalieri già è tardi. E già si vede che i contagi stanno ri-aumentando. Dai 13mila casi di lunedì, come non si vedevano da tempo, agli oltre 16.400 di oggi, siamo fuori dal plateau questo è sicuro”.
Il ministro Speranza ha confermato la linea del rigore, no – ad esempio – all’apertura di palestre e a piscine: “Qualsiasi attività che prevede un contatto tra le persone senza protezione è un rischio, il rischio di aumentare la trasmissione del virus e non ce lo possiamo permettere. Basta vedere i dati. Così come i divieti di spostamenti tra regioni sono necessari a evitare che un focolaio si allarghi e si diffonda”. Niente da discutere quindi.
Nella corsa contro il virus, avere più vaccini a disposizione conta e i tagli alle forniture annunciati quasi ritmicamente creano non pochi problemi alla campagna vaccinale. Anche il ministro della Salute davanti al Parlamento ha detto che “di fronte a una crisi sanitaria di queste dimensioni non regge l’idea di una proprietà esclusiva dei brevetti”. Liberare i vaccini dai brevetti è davvero la soluzione? “Un conto sono i desideri, un conto è quello che è possibile fare nella realtà. Liberare i brevetti è come espropriare qualcuno della proprietà. Non è mai accaduto. Come se uno arriva e porta via la proprietà di una cosa ad un altro. Perché il brevetto questo è. Invece deve essere il risultato di una negoziazione con i proprietari. Non riesco ad immaginare un atto di forza, sarebbe un precedente che scoraggerebbe l’ulteriore sviluppo del vaccino, invece noi ne abbiamo bisogno: dobbiamo confidare sullo sviluppo di vaccini contro le varianti, se espropriamo i brevetti, le aziende non lo faranno. Noi – avverte Crisanti – ci troveremo presto di fronte alla necessità di sviluppare e produrre vaccini conto le varianti, e non è una buona idea agire di forza sui brevetti, costituirebbe un precedente unico e metterebbe a rischio tutto il tema dello sviluppo di farmaci e vaccini. Bisognerebbe cercare una soluzione negoziale, magari che punti sulla produzione dei vaccini in loco, e specialmente nei confronti delle aziende che hanno ricevuto soldi pubblici per lo sviluppo dei vaccini”.
E se anche vaccinare è una rincorsa, sempre più a perdifiato con le varianti, il traguardo dell’immunità di gregge si sposta, tanto da diventare un’utopia? “Penso che l’immunità di gregge possa ancora essere raggiunta. Possiamo uscirne, ma per uscirne bisogna smetterla con la demagogia”.
“Io – chiosa Andrea Crisanti – mi auguro che non ripetiamo gli stessi sbagli che abbiamo fatto per la prima e per la seconda ondata”. Lo sbaglio più grande? “Dare retta a interessi di parte a scapito dell’interesse comune”.

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