Ippolito (Spallanzani) critica l'Oms: "Servono risposte chiare e stabili"
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Ippolito (Spallanzani) critica l'Oms: "Servono risposte chiare e stabili"

Il direttore scientifico dell'Istituto nazionale per le malattie Infettive avverte: "Nulla è cambiato, le misure da adottare sono sempre le stesse: mascherine, distanziamento, igiene delle mani".

Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell'Istituto Spallanzani di Roma
Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell'Istituto Spallanzani di Roma
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9 Giugno 2020 - 19.57


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Negli ultimi giorni le informazioni-raccomandazioni sull’epidemia coronavirus, comprese quelle che arrivano dall’Organizzazione mondiale della sanità rischiano di fare confusione. A sottolinearlo è Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto nazionale per le malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” di Roma, che avverte: “Nulla è cambiato, le misure da adottare sono sempre le stesse: mascherine, distanziamento, igiene delle mani”.
Partiamo dal cambio di marcia espresso dalle parole della dottoressa Maria Van Kerkhove, capo del team tecnico anti-Covid-19 dell’Oms: “È molto raro che una persona asintomatica possa trasmettere il coronavirus”. Una dichiarazione che ha suscitato un vespaio, tanto che oggi la stessa Van Kerkhove ha messo le mani avanti: “Sono stata fraintesa”, e comunque “è una domanda ancora aperta, e l’Oms continua a raccogliere dati per rispondere”.
Tanto rumore e “niente di nuovo sotto il sole”, sottolinea Ippolito, ricordando: “L’Oms non ha inventato niente sono conoscenze disponibili, sostiene che il peso della trasmissione è relativo allo stato di malattia. Lo sappiamo da sempre che il rischio contagio si concentra nelle 48 ore prima della comparsa dei sintomi e che una quota di persone senza sintomi, o con pochi sintomi, o prima che sviluppino i sintomi, possono trasmettere il virus, in condizioni particolari, contatti stretti e ravvicinati, in un range – come dice l’Oms – intorno al 5 per cento. Non dice una novità ma mi sembra che come al solito non si stia facendo neanche chiarezza. In una situazione in cui le informazioni scientifiche variano così rapidamente, ogni notizia che cambia deve essere supportata da prove, ci vogliono ancora ancora anni di ricerca, per sapere quali saranno gli effettivi tassi di trasmissione”.
“Non c’è nulla di nuovo. Il ruolo di una quota di persone asintomatiche lo conoscevamo già, e noi sappiamo cosa dobbiamo fare: noi ci dobbiamo considerare sempre tutti infetti, per cui le misure da applicare sono sempre le stesse indipendentemente dal contesto, distanziamento e mascherine, che devono ormai far parte della nostra vita. Se non lo abbiamo capito è un problema”.

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Tanto che “l’Oms poteva fare a meno di fare questa dichiarazione ed evitare di andare a fare una rivalutazione di uno studio vecchio di Singapore, pubblicato ben il primo aprile”. “Inoltre – ricorda – solo il 5% non è poco. Io vado fiero di aver detto fin dall’inizio che la possibilità di contagio era massima nelle 48 ore precedenti la comparsa dei sintomi, ma questo non cambia: il 5% è sufficiente per un focolaio, soprattutto ad una festa di sabato sera. Certo quel 5% pesava di più quando il virus circolava di più, oggi che circola meno ci sono meno probabilità di incrociare quel 5%, ma questo non significa che dobbiamo abbassare la guardia”.
E i guanti? Per l’Oms i guanti alle persone comuni non servono, anzi sono pericolosi, perché possono aumentare il rischio di infezione, anche al supermercato, toccando ovunque e magari toccandosi la faccia, quindi meglio i distributori di gel igienizzante. “Se uno si lava le mani sicuramente fa meglio. I guanti possono generare un falso senso di sicurezza che può far abbassare i livelli di attenzione ma ci sono situazioni nelle quali le persone possono indossarli. I guanti ad esempio se uno è al supermercato e si mette i guanti per toccare la frutta, poi se li leva, e si lava le mani o usa un gel, è una buona misura d’igiene che andava bene anche prima del coronavirus e va bene ora. L’unica cosa che stiamo imparando è che ci dobbiamo lavare le mani più spesso. Inutile anche sulla questione guanti che ripercorriamo quanto già detto – sottolinea Ippolito – non vedo assolutamente la novità. Purtroppo la frequenza quotidiana della comunicazione, la necessità di dovere per forza dire una cosa nuova ogni giorno porta anche a questo”, invece per il direttore dello Spallanzani “in questa fase dell’epidemia bisogna parlare il meno possibile”.
L’Oms ha cambiato idea anche sulle mascherine dicendo che mascherine dovrebbero essere indossate sempre nei luoghi pubblici, perché “forniscono una barriera per le goccioline potenzialmente infettive”. Una misura che già molti Paesi, come l’Italia, già adottavano.
“Noi – sottolinea Ippolito – dobbiamo dare alle persone informazioni certe e sempre le stesse, se ogni giorno diamo informazioni diverse disorientiamo le persone, e i comportamenti. Una volta presa una decisione, questa andrebbe mantenuta fino a prova contraria”.
E “al momento attuale non ci sono prove per cambiare quelle che sono le misure adottate, che devono essere usate da tutti e devono entrare a far parte della nostra vita: se dobbiamo convivere con questa malattia non abbiamo alternative”, avverte Il direttore scientifico dello Spallanzani, ribadendo l’importanza del distanziamento e delle mascherine anche all’aperto “ogni qualvolta in un ambito sociale non si riesce a mantenere un distanziamento”.
E questo Yo-yo di informazioni-raccomandazioni è rischioso: “Non possiamo dire alla gente oggi ‘usa la mascherina’, domani gli ‘non usarla’, dopodomani ‘si ma puoi’ … troppi cambiamenti. Disorientano. Ci saremmo aspettati forse una maggiore attenzione dall`Oms in questa situazione”.
Perché “servono raccomandazioni stabili, chiare, sempre le stesse, quanto più possibili semplici, che le persone devono applicare e far diventare parte della vita, abitudini. Qualsiasi informazioni che cambia deve essere basata su solide basi scientifici. Abbiamo bisogno di certezze e di continuità della comunicazione perché dobbiamo acquisire e tenere comportamenti stabili”. Quindi “distanziamento sociale, mascherine, igiene delle mani e attenzione, perché ognuno di noi quando guarda gli altri deve capire che mantiene quelle misure per evitare il rischio di infettarsi e di infettare. E un metro di distanza non fa male a nessuno”. Nulla di nuovo sotto il sole.

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