Con il caldo il Coronavirus sarà sconfitto? No, però è più difficile infettarsi
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Con il caldo il Coronavirus sarà sconfitto? No, però è più difficile infettarsi

Il nostro organismo  ha difese più efficaci col caldo perché il sistema immunitario funziona meno d’inverno, ha detto Giorgio Palù, virologo dell’università di Padova.

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8 Marzo 2020 - 09.45


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Si tratta di una verità o di una leggenda metropolitana? Con l’arrivo del caldo il coronavirus sarà sconfitto o ridotto?
Le indicazioni non sono nette: «Nessun segnale indica che in estate sparirà come la normale influenza», avverte l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Però si può ipotizzare che l’arrivo della primavera possa dare qualche aiuto perché generalmente i contagi sono più frequenti con il freddo.
In effetti l’organismo con il caldo si difende meglio dalle infezioni delle vie aeree. «E stanno diminuendo i casi di influenza — ha detto Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità — che danno sintomi simili al coronavirus e confondono le diagnosi». Nessuno di questi fattori da solo può arrestare un virus nuovo, che trova il sistema immunitario sguarnito.

Tedros Adhanom Ghebreyesu, Oms
«L’Oms parla al mondo intero, mentre la primavera è in arrivo solo nel nostro emisfero», fa notare Giancarlo Icardi, che insegna Igiene all’università di Genova. «Il messaggio per tutti è di non abbassare la guardia. Il caldo da solo non basterebbe comunque».
L’organizzazione di Ginevra e il suo direttore, l’etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus, da qualche giorno sono impegnati poi in una schermaglia con il presidente Usa Donald Trump, che aveva minimizzato dicendo: «Il virus scomparirà con l’estate come un raffreddore». Troppo ottimismo rischia di indebolire il contenimento. «Ci sono Paesi che prendono l’epidemia sotto gamba», ha redarguito Ghebreyesus.

Il virologo Giorgio Palù
Il nostro organismo  ha difese più efficaci col caldo. «Il sistema immunitario funziona meno d’inverno», ha detto Giorgio Palù, virologo dell’università di Padova.
«Il muco nelle vie aeree è meno fluido e le ciglia che ci proteggono dai microrganismi esterni sono meno mobili». Il terzo coronavirus del nuovo millennio, la Mers, potrebbe sparigliare le nostre convinzioni, essendo nato nel 2012 fra i dromedari in Medio Oriente. «Ma non si è mai trasmesso da uomo a uomo in modo efficiente», fa notare Icardi. «Potrebbe essere l’eccezione che conferma la regola».

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