Sondaggi problematici, tra i dem cresce il nervosismo e sullo sfondo c'è sempre più Bonaccini
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Sondaggi problematici, tra i dem cresce il nervosismo e sullo sfondo c'è sempre più Bonaccini

Per alcuni girare l’Italia per chiedere il voto utile, quando tutti leggono sui giornali o sui social, o accedendo la televisione, che la distanza con Giorgia Meloni (le coalizioni) si aggira al 20%, rischia di essere solo una fatica inutile.

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Letta e Bonaccini
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9 Settembre 2022 - 13.58


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È questione di ore, tra pochissime scatterà il divieto di pubblicazione dei sondaggi, previsto per gli ultimi quindici giorni di campagna elettorale.


Un divieto che viene accolto con giubilo dalla pletora di candidati del Pd sulla graticola da settimane.
“Siamo massacrati dalle previsioni”, dice un esponente progressista impegnato in un collegio plurinominale dell’Emilia Romagna, “ogni 24 ore un arretramento, ogni 24 ore un inutile allarme lanciato da Letta. Fare una campagna elettorale in queste condizioni è davvero massacrante, per tutti noi non sono certo giornate entusiasmanti, prevale un senso di depressione che naturalmente coinvolge anche i sostenitori”.


Il tema è proprio questo: girare l’Italia per chiedere il voto utile, quando tutti leggono sui giornali o sui social, o accedendo la televisione, che la distanza con Giorgia Meloni si aggira al 20%, rischia di essere solo una fatica inutile.


L’elenco degli errori di Enrico Letta è diventato una specie di rosario elettorale. ‘È una lista infinita’, giudica un candidato lombardo impegnato in un collegio contendibile della regione, ‘credo che avesse in testa solo lo schema del campo largo con il M5S, quando è andato in frantumi, ne ha sbagliata una dopo l’altra, dimostrando peraltro una cosa che sapevamo già dal 2013, Letta ha poca dimestichezza con la politica”.

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Attaccare il Pd del passato, non ha alcun senso dal punto di vista elettorale, ‘se hanno fatto così tante nefandezze, meglio votare un altro simbolo’, la prevedibile reazione degli elettori, alle prese con i continui distinguo di Letta su jobs act, legge elettorale, riferimenti elettorali.


Per non dire che nel difficile collegio di Prato, il Pd ha come candidato proprio Tommaso Nannicini, che della legge sul lavoro voluta da Matteo Renzi, fu proprio l’estensore materiale.


Un cul de sac quello dei democratici che si evince anche solo dalle agende elettorali o scorrendo i profili social. Solo riunioni ristrette con i militanti o al massimo comparsate, con gli stessi militanti alle Feste dell’Unità. Il tutto mentre ieri in Toscana giravano le foto della cena di Giorgia Meloni con duemila persone al fiorentino Mandela Forum. Condita anche in questo caso dalla clamorosa gaffe del primo cittadino del capoluogo toscano, Dario Nardella, che aveva intimato alla leader di Fratelli d’Italia di rispettare la memoria di Mandela. Il sindaco di Firenze forse non si ricordava che il Presidente della struttura (da lui nominato) aveva insignito proprio la Meloni del passaporto onorario del Mandela forum. Uno stato confusionale che da Letta sembra aver coinvolto anche i più alti in grado nella scala gerarchica del Pd.

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Che cosa succederà al Nazareno il 26 settembre se i dati dei sondaggi fossero confermati? Proprio nulla come si sgolano a dire Dario Franceschini e Andrea Orlando? Non proprio, intanto, perché il Pd un congresso lo dovrà svolgere nei primi mesi del ‘23, come recita lo statuto. Poi perché con il Pd sotto quota 20%, Letta raggiungerebbe subito Parigi, un po’ come successe con Renzi nel 2018, ed in questo caso la reggenza, in attesa del congresso, passerebbe alla vicesegretaria vicaria, Irene Tinagli. Quanto ai possibili candidati alla successione dello ‘sfortunato’ Letta, basta guardare al borsino degli esponenti dem più ricercati in campagna elettorale. In realtà uno solo, Stefano Bonaccini.

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