I vaccini con vettore adenovirale producono forti risposte immunitarie a lungo termine
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I vaccini con vettore adenovirale producono forti risposte immunitarie a lungo termine

Lo hanno sottolineato in un articolo pubblicato sulla rivista Nature Immunology gli scienziati dell'Universita' di Oxford e del Cantonal Hospital St. Gallo, in Svizzera

Vaccino AstraZeneca
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16 Luglio 2021 - 13.50


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I vaccini con vettore adenovirale possono generare risposte robuste del sistema immunitario a lungo termine.
Lo hanno sottolineato in un articolo pubblicato sulla rivista Nature Immunology gli scienziati dell’Università di Oxford e del Cantonal Hospital St. Gallo, in Svizzera, che hanno descritto la capacità dei vaccini ad adenovirus di generare cellule T robuste ed efficaci.
Il team, guidato da Paul Klenerman, dell’Università di Oxford, ha utilizzato un modello animale per osservare il modo in cui i vaccini di questo tipo siano in grado di entrare nelle cellule reticolari fibroblastiche, che fungono da ‘campi di allenamento’ per le cellule T.
“Il vaccino AstraZeneca contro Covid-19 si basa su questo meccanismo – ha spiegato Klenerman – così come il Johnson & Johnson e il russo Sputnik V. La nostra ricerca ci aiuta a comprendere meglio il processo di vaccinazione e il motivo per cui gli effetti sui linfociti T siano cosi’ prolungati”.
Gli autori mostrano che i vettori con adenovirus possono colpire cellule specifiche, generando depositi di antigeni in queste cellule a vita lunga. Queste unità biologiche sono molto dinamiche e possono svolgere un ruolo importante nel controllo immunitario.
“Gli adenovirus si sono evoluti insieme agli esseri umani per molto tempo – aggiunge Burkhard Ludewig, docente presso il Cantonal Hospital St. Gallo – e hanno imparato molto sul nostro sistema immunitario, per questo i linfociti T che provengono da queste fonti sono molto efficaci”.
Gli scienziati continueranno a studiare i percorsi per l’immunizzazione contro patogeni emergenti, nei modelli preclinici e nelle sperimentazioni cliniche.
“Speriamo di poter utilizzare queste nuove informazioni nella progettazione di nuovi vaccini – ha concluso Ludewig – ad esempio contro malattie come tubercolosi, HIV, epatite o cancro”.

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