Decreto agosto “salvo intese” e Conte “se la canta e se la suona”.
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Decreto agosto “salvo intese” e Conte “se la canta e se la suona”.

Per il premier la condizione decisiva consiste soprattutto nell’apparire a lungo in una sorta di reiterata “va tutto bene signora la marchesa”. E invece...

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Nuccio Fava Modifica articolo

8 Agosto 2020 - 11.59


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Resta sempre vivo lo scenario sconvolgente per l’immane disastro umano e materiale di Beirut ancora di più di fronte alla prosecuzione infinita di pre riunioni e riunioni di vertici di maggioranza, di consiglio dei ministri finalmente conclusivo per varare le ultime parti delle misure del governo, il cosiddetto decreto di agosto.

Anche in questo caso però accompagnato dalla formula “salvo intese” che evoca le inesorabili turbolenze nella maggioranza che possono riproporsi e rendere precari gli accordi sino all’ultimo.

Ma per il presidente Conte la condizione decisiva consiste soprattutto nell’apparire a lungo in una sorta di reiterata “va tutto bene signora la marchesa”. E’ per tanto considerata quasi una provocazione accennare di un possibile rimpasto di governo anche solo a qualche sostituzione di incarico, ricordando magari l’ingresso dell’attuale ministro della pubblica Istruzione e alle dimissioni fortunosamente rientrate del ministro allo sport. Come del resto gli stessi 5stelle hanno fatto col ministro Toninelli, il grande giustiziere contro i Benetton e poi abbandonato nel momento più aspro della pugna.

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Per non dire del sempre ben presente problema con la casa madre Casaleggio, con la quale lo stesso Conte ha dovuto misurarsi per ore a palazzo Chigi. Sarebbe certo ingenuo e superficiale ignorare l’estrema delicatezza e precarietà dell’attuale equilibrio politico , il corposo appuntamento delle elezioni regionali ed amministrative di settembre con accorpato il demagogico referendum contro la casta, la ritornata enorme questione dei migranti, la legge elettorale nuova su cui non c’è accordo. A tutto questo si è aggiunto pesantemente l’ultima dolorosa questione della colpevole mancata apertura delle zone rosse al nord che avrebbe potuto risparmiare mole vite. Invece si tratta di problemi nella sostanza  del tutto ignorati, tutte questioni che sembrano come scivolare oltre le preoccupazioni che un presidente del Consiglio dovrebbe pur avvertire come questioni che riguardano l’intero equilibrio della sua difficile maggioranza certo non soddisfatta del tutto come possibile dispensatrice di risorse per l’Italia grazie al cospicuo contributo reso disponibile dalla nuova Europa della Merkel.

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Nessuna parola però ancora sull’utilizzo del Mes, per non disturbare in alcun modo gli amici di Di Maio e di Casaleggio. Pur con l’evidente rilevanza della nuova politica per il mezzogiorno, giovani , lavoro ed imprese sembra al fondo prevalere una politica del giorno per giorno, di interventi cosiddetti a pioggia, di assenza e incapacità di prospettiva. Nella cosiddetta prima repubblica – senza voler fare confronti ed accostamenti di sorta – Bettino Craxi presidente del Consiglio usava l’espressione ”fin che la barca va…”. Quella ancora forse più celebre di Giulio Andreotti era :”meglio tirare a campare che tirare le cuoia”. Dicevano in fondo tutte e due la stessa cosa sull’importanza e la capacità della responsabilità di governo, la necessità di sapere trovare una strategia comune specie come avvenne nella “terribile e felice notte di Sigonella”.

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