Per la Casellati il Russiagate leghista è un pettegolezzo da bar
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Per la Casellati il Russiagate leghista è un pettegolezzo da bar

A proposito delle interrogazioni sulla Lega, la presidente ha detto: "Il Senato non può essere luogo del dibattito sui pettegolezzi giornalistici"

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11 Luglio 2019 - 10.30


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Duro scontro in Aula al Senato, in apertura di seduta, tra il Pd e Elisabetta Casellati. Accade quando prende la parola, sull’ordine dei lavori, il senatore Dem Alan Ferrari, prima delle dichiarazioni di voto sulle riforme, per toccare la vicenda dei presunti finanziamenti russi alla Lega, chiedendo al presidente del Senato un “definitivo ed essenziale chiarimento a tutela di questa Camera”.

“Tre interrogazioni – incalza l’esponente dem – dei senatori Parrini, Stefano e ancora Parrini, tra il febbraio ed il maggio di quest’anno trattavano i legami tra persone vicine al ministro dell’Interno e alla Lega ed importanti dirigenti russi legati al partito del Presidente Putin. Si tratta di interrogazioni che riguardano la sicurezza nazionale, l’indipendenza del nostro Paese da quelli che appaiono come inaccettabili condizionamenti esterni, la garanzia di libere elezioni e la stessa credibilità delle istituzioni. Atti di sindacati ispettivo che non sono mai stati pubblicati. Non vogliamo pensare male ma vogliamo far sapere a Casellati che il Pd andrà in fondo con tutti i mezzi possibili perché l’Italia sia tutelata”.

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Durissima quanto immediata la replica della presidente del Senato, che tra le proteste vibranti e le urla che arrivano dai banchi dei senatori Pd, spiega di avere negato l’ammissibilità delle interrogazioni citate “perché il Senato non può essere luogo del dibattito sui pettegolezzi giornalistici. Non siamo in un luogo dove si può discutere di questioni che – ribadisce più volte – non hanno un fondamento probatorio”.

A questo punto, mentre le proteste dei senatori dem salgono di tono, Casellati si rivolge al capogruppo Pd, Andrea Marcucci, scandendo che “non possiamo ridurre questa Assemblea alta a discorsi che emergono da cosiddette inchieste giornalistiche” e sottolineando che “le vostre interrogazioni usano tutte il condizionale, le ho lette. Per me rimangono inammissibili. Non permetto di dire che non sono un presidente di garanzia. Smettetela di urlare”. 

In particolare, la Casellati ha polemizzato col senatore Dario Parrini: “Io ho lasciato parlare, pur non condividendo nulla di quello che ha detto il senatore Ferrari”, ha detto la presidente rivolgendosi a Parrini che chiedeva rispetto per il suo gruppo. “Il rispetto – ha detto – sta nel saper ascoltare. Le mie decisioni sono inappellabili, ma ho risposto egualmente. Lei deve essere educato, ora mi fa finire di parlare, io ammetto solo interrogazioni che parlano di fatti provati”.

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Tra gli applausi scroscianti della Lega, è poi intervenuto anche il capogruppo Dem Andrea Marcucci, che ha accusato la Casellati di venire meno al suo ruolo di garanzia. A quel punto, la presidente ha risposto in modo tranchant: “Le sue parole si commentato da sole. Quando i fatti avranno una rilevanza penale, saranno discussi”.

 

 

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