“Ma che abbiamo fatto per meritarci un ministro così?” si chiede qualcuno sui social dopo aver letto il biglietto che Salvini ha lasciato, come da tradizione, sul muro del pianto. E in effetti, sarebbe curioso sapere a cosa si attaccheranno gli strenui difensori del Capitano per giustificare questo obbrobrio contro la lingua italiana, con quel ‘xché’ da adolescente ripetente. ‘Prima gli italiani’ ma a quanto pare non la lingua. Quella è da professoroni di sinistra, il popolo scrive come gli viene, perché ha poco tempo e soprattutto poca voglia.
“Da papà, da uomo, solo dopo da ministro, il mio impegno, il mio cuore, la mia vita xché questo non accada mai più e xché i bimbi, tutti i bimbi, sorridano”.
Mancanza di spazio? Una fretta indiavolata per andare a twittare il prossimo slogan anti-migranti? O forse il Ministro si è talmente abituato a twitter che non sa che il limite di 240 caratteri non vale anche nella vita reale? Fatto sta che il Ministro non solo ha deciso di scrivere – con mano ferma e grafia chiara, come si vede – un pensiero che, in teoria, dovrebbe rimanere privato, ma ha ben pensato di condividerlo. Perché? Perché rendere pubblico qualcosa che sapeva avrebbe scatenato polemiche? Perché dileggiare la lingua italiana in maniera così plateale, così provocatoria?
Forse la strategia di Salvini è entrata in azione un’altra volta. Scrivendo male e sgrammaticato si avvicina a quegli italiani che sbraitano di sovranità nazionale ma non sanno dove stia di casa il congiuntivo. E a noialtri che invece ricordiamo i segnacci rossi sui temi delle elementari ci tocca un ministro che si comporta come il peggiore dei bimbiminchia: bullo, violento e pure sgrammaticato. In altri tempi lo avrebbero come minimo sospeso. Oggi riempie le piazze.