«Quando sento un termine come Partito della Nazione in bocca a politici di sinistra, inorridisco, perché evoca i partiti nazionali di destra». sono queste le parole di Achille Occhetto, intervistato da Radio Città Futura. L’ultimo segretario del Partito Comunista Italiano ha commentato l’idea di Renzi di un partito a vocazione maggioritaria, che includa e parli a tutti.
«È sicuramente giusto – ha rilevato – che il partito faccia una politica nazionale, che si faccia carico dei grandi problemi della nazione, come faceva il Pci. Ma l’idea di Partito della Nazione presuppone che gli altri non abbiano più nessuna funzione, una visione totalizzante che è contraria all’idea stessa di partito, che vuol dire appunto parte e non nazione».
Il politico ha poi escluso una continuità tra il suo Pds e il Pd di Renzi: «Io la continuità ho smesso di vederla già quando è nato il Pd, Renzi è un fatto a sé. Il Pd non è stata una contaminazione ad alto livello tra i diversi riformismi, ma una fusione a freddo di apparati che ha portato risse interne, che continuano ancora oggi. Pensiamo alle riforme di cui parla Renzi – ha continuato Occhetto – La parola riforme è stata sputtanata, anche per colpa dell’Europa, perché ormai viene chiamata riforma qualsiasi cosa, anche se cambia in peggio. Io, più che riforme, le chiamerei controriforme».
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