Democrazia paralizzata: si vada al voto
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Democrazia paralizzata: si vada al voto

Renzi è schiacciato dalle riforme ed è molto probabile che sia costretto a chiedere al presidente della Repubblica di sciogliere le Camere per poi tornare alle urne.

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25 Luglio 2014 - 15.17


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di Giancarlo Governi

Nel 1958 la Francia si trovò in una situazione di profonda crisi democratica (i governi duravano 15 giorni e i partiti avevano raggiunto un limite di litigiosità insopportabile), aggravata dalle colonie in liquidazione e dalla guerra in Algeria. I francesi trovarono il loro “dictator” che si chiamava Charles De Gaulle, l’uomo che aveva ridato alla Francia la dignità e l’onore dopo la resa vergognosa del governo collaborazionista di Petain.

De Gaulle, un conservatore, dette alla Francia una costituzione e un sistema elettorale democratico che durano da oltre 50 anni e risolse la grave crisi politica liquidando le colonie e facendo cessare la guerra in Algeria. Ma De Gaulle fu un personaggio unico portato sugli altari dalla Storia, una Storia lontana nel tempo e (fortunatamente) non ripetuta e si spera irripetibile. Quindi in Italia non c’è da cercare un dictator alla De Gaulle perché non c’è, forse non è mai esistito, però serve qualcuno o qualcosa che metta fine a questo sistema paralizzante che impedisce ogni riforma vera, in un momento in cui le riforme sono propedeutiche al rilancio economico e sociale del Paese.

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Quello che sta succedendo in questi giorni al Senato ha dell’incredibile: 8.000 emendamenti che paralizzano la riforma del Senato con accuse reciproche di “deriva antidemocratica”. Forse Renzi avrebbe fatto meglio a proporre l’abolizione tout court del Senato ma, se lo avesse fatto, le accuse di attentato alla Costituzione si sarebbero moltiplicate, per questo ha proposto una formula di compromesso che praticamente abolisce il bicameralismo perfetto e rende il Senato puramente rappresentativo. Ma questo fatto ha scatenato la “scienza” di tanti costituzionalisti, alcuni veri ma la maggior parte improvvisati, e ha buttato il Parlamento in un cul de sac da cui è praticamente impossibile uscire.

Il tutto aggravato dalla assoluzione di Berlusconi che ha ringalluzzito lui e i suoi i quali si stanno praticamente rimangiando il cosiddetto “patto del Nazareno”. Come si esce da questa situazione? A mio parere c’è un solo modo ed è legato all’apertura di credito che Matteo Renzi ha contratto con gli italiani in una elezione dove lui non figurava neppure come candidato. È molto probabile che
Renzi sia costretto a chiedere al presidente della Repubblica di sciogliere le
Camere per andare a nuove elezioni anche con il porcellum corretto dalla Corte.

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Questa volta con il suo nome e la sua faccia e soprattutto spiegando agli
elettori il motivo per cui, in un momento così grave per il Paese, si debba
ricorrere ancora alle elezioni. Il rischio è grande, però sarebbe più grande
il rischio che Renzi corre (e con lui tutta l’Italia) della dissipazione del
credito che ha ottenuto, dopo il quale poi non c’è più niente. Altro che deriva
antidemocratica.

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