Cirinnà, le Unioni alla prova del Senato: diverremo 'Civili'?
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Cirinnà, le Unioni alla prova del Senato: diverremo 'Civili'?

Gli snodi chiave però si avranno solo dalla prossima settimana con i voti sugli emendamenti. Oggi il primo test.

Monica Cirinn
Monica Cirinn
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2 Febbraio 2016 - 12.17


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Le unioni civili entrano nel vivo e, oggi pomeriggio a Palazzo Madama, la maggioranza pro-ddl avrà un primo test sulle 8 questioni pregiudiziali. Gli snodi chiave, tuttavia, si avranno solo dalla prossima settimana con i voti sugli emendamenti, a cominciare da quelli sui due punti più delicati del ddl, anche all’interno del Pd: l’art. 3 sui diritti/doveri delle coppie omosessuali, e l’art. 5 sulla stepchild adoption. Nodi ancora aperti che rendono l’obiettivo di una mediazione quanto mai arduo e portano l’attenzione sul numero di voti segreti che il presidente Pietro Grasso ammetterà.

L’intero provvedimento sembrerebbe passibile di scrutinio segreto, votazione finale inclusa, ma ad oggi fare una stima non è possibile anche perché il patto sul taglio degli emendamenti stipulato tra i gruppi non è stato ancora formalizzato: risultano ancora depositati i 5mila emendamenti leghisti così come il ‘supercanguro’ a prima firma Marcucci e Cantini. E solo con un computo preciso delle proposte di modifica si potrà valutare quanti e quali voti segreti saranno ammissibili. Solo allora gli occhi saranno ‘puntati’ su Grasso in una sorta di dejà vu di quanto avvenne con il ddl Boschi. Certo, rispetto alle tensioni emerse tra il Pd e il presidente del Senato sulle riforme, il contesto è diverso: a testimoniarlo sono anche le dichiarazioni fatte pochi mesi fa da Grasso sul ddl Cirinnà in merito al quale, in agosto, sottolineava ad esempio come sia “giusto” estendere i diritti a tutti. L’impressione, tuttavia, è che alla fine i voti segreti saranno diversi, bastando tra l’altro 20 senatori per richiederli. Ed è lì che l’asse Pd-M5S-Sel affronterà il test più difficile tanto che anche tra i Dem a favore della stepchild nessuno, al momento, scommette su un sicuro via libera all’art. 5.

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Nel Pd, la piazza del Family Day non cambia l’approccio ad una legge che “va fatta” laddove al Circo Massimo in tantissimi ne chiedevano la cancellazione. E che la legge vada fatta lo afferma, in via indiretta, anche il premier Matteo Renzi nella sua eNews, nella quale sottolinea come, mentre “le opposizioni perdono pezzi, noi siamo ancora qui e facciamo le leggi”. Sull’adozione, invece, nel Pd restano le divergenze e non a caso tra i circa 30 senatori pro-affido non passa inosservata la dichiarazione di Rocco Buttiglione, secondo il quale Ap, con uno stralcio dell’art.5, voterebbe il ddl. Parole che sembrerebbero presupporre un’apertura di Ap – tra martedì e mercoledì si riuniranno i gruppi centristi – e che fanno infuriare Carlo Giovanardi, secondo il quale gli alfaniani, dopo “l’infornata” di sottosegretari, “si prestano a chiudere a ribasso”. Ipotesi che, in realtà appare molto difficile ma un’ eventuale asse sull’affido tra Ap e Cattodem non è ancora del tutto da escludere.

“Quello di Buttiglione mi sembra un passaggio interessante, da considerale con grande attenzione”, sottolinea la Dem Rosa Maria Di Giorgi. Domani sulle pregiudiziali presentate da Ap, Idea, Cor e Lega il voto sarà palese e il Pd voterà compatto contro. Poi sarà la volta della discussione generale e nel Pd c’è attenzione anche alle modalità con cui si svilupperà: non è escluso, infatti, che in caso di interventi ostruzionistici si chieda una nuova capigruppo per contingentare i tempi. L’obiettivo è arrivare a i primi voti tra giovedì e martedì prossimo. E, all’inizio della settimana prossima dovrebbe tenersi il gruppo Pd per l’individuazione di quegli emendamenti sui quali vigerà la libertà di coscienza. E per tentare, in extremis, un’intesa al momento lontanissima anche perché sulle ipotesi di mediazione sulle adozioni restano i dubbi di incappare in una discriminazione ‘bocciabile’ dalla Consulta.

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