I quiz, la scuola e Vendola
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I quiz, la scuola e Vendola

Dopo il confronto tra i candidati del centrosinistra il leader di Sel ha detto di non amare i quiz e le risposte secche. Proprio come a scuola.

I quiz, la scuola e Vendola
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13 Novembre 2012 - 13.10


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di Antonella Marrone

Thomas Hobbes ha detto: «Per aiutare la società a capire
se stessa occorre disporre di un metodo e di un tempo»
.

«Non mi piace la dinamica dei quiz. Anche a scuola per me
era più facile fare un ragionamento che rispondere a domande
secche che mi mandavano in crisi».
Quello che ha detto Vendola, dopo essersi rivisto nel confronto su Sky, è vero. I quiz sono terribili. Ma è soprattutto vero che sono terribili a scuola. E ancora: sono terribili le griglie di valutazione che ne conseguono.

C’è a chi piace. Andare davanti ad una cattedra e rispondere in un batter d’occhio si, no, si fa così, si dice cosà. Sapere “chi ha vinto” è lo sport nazionale (come nel noioso, bollito salotto post-confronto Sky).

Griglie, dunque, e quiz. Altro che ragionamenti. Non c’è il tempo, non ci sono le ore. Un ragazzo che non arriva al sodo vuol dire che non arriva. Punto.

Che cosa è il merito? Velocità, memoria da supereroi? O forse è studio, passione, capacità di argomentare, di riflettere?
Mi sembra di assistere ad un paradosso: la società liquida, quella in cui tutto si muove, in cui tutto è flessibile, in cui si va e si torna come le maree e dunque come i pensieri, è ingessata, bloccata, grigliata dai quiz scolastici.

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I ragazzi sono tenuti a stare in quelle griglie, altrimenti sono fuori. Come pontifica Briatore, ormai calato un po’ pateticamente nel personaggio The Apprentice: Tizio tu sei fuori, Caio tu sei dentro (in una delle più soporifere trasmissioni tv che la storia dei reality game ricordi).

È come se la chiarezza fosse insita nella velocità e le complicazioni siano portate dalla parola. Ma anche no.
Renzi non è stato più chiaro degli altri, Vendola non è stato più complicato.
A scuola dovrebbe essere lo stesso. Dovrebbe sentirsi sereno anche chi si ferma un po’ di più a pensare prima di rispondere.

Invece aumentano gli attacchi di panico durante le interrogazioni, durante i test e i quiz. Se fossi stato un candidato premier del centrosinistra e avessi potuto promettere qualcosa ad uno studente gli avrei promesso questo: «Dammi del tempo e troverò il metodo per togliere di mezzo questi cazzo di quiz e di griglie».

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