Vendola dopo la condanna per l'Ilva: "Mi ribello ad una giustizia che calpesta la verità"
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Vendola dopo la condanna per l'Ilva: "Mi ribello ad una giustizia che calpesta la verità"

L'ex presidente della regione Puglia: "Hanno offerto a Taranto non dei colpevoli ma degli agnelli sacrificali: noi non fummo i complici dell'Ilva ma quelli che ruppero il silenzio"

Nichi Vendola
Nichi Vendola
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31 Maggio 2021 - 10.40


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Lui  non ci sta: “Mi ribello ad una giustizia che calpesta la verità. E’ come vivere in un mondo capovolto, dove chi ha operato per il bene di Taranto viene condannato senza l’ombra di una prova. Una mostruosità giuridica avallata da una giuria popolare colpisce noi, quelli che dai Riva non hanno preso mai un soldo, che hanno scoperchiato la fabbrica, che hanno imposto leggi all’avanguardia contro i veleni industriali.
Appelleremo questa sentenza, anche perché essa rappresenta l’ennesima prova di una giustizia profondamente malata.” 
Lo afferma l’ex presidente della Puglia Nichi Vendola dopo la sentenza sull’Ilva di Taranto in cui è stato condannato. 
“Sappiano i giudici che hanno commesso un grave delitto contro la verità e contro la storia. – prosegue Vendola – Hanno umiliato persone che hanno dedicato l’intera vita a battersi per la giustizia e la legalità. Hanno offerto a Taranto non dei colpevoli ma degli agnelli sacrificali: noi non fummo i complici dell’Ilva, fummo coloro che ruppero un lungo silenzio e una diffusa complicità con quella azienda.”
 “Ho taciuto per quasi 10 anni – conclude Vendola – difendendomi solo nelle aule di giustizia, ora non staro’ più zitto. Questa condanna per me e per uno scienziato come Assennato è una vergogna. Io combatterò contro questa carneficina del diritto e della verità”

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