Italia sull'orlo del baratro. Parole al Senato, il lavoro in piazza
Top

Italia sull'orlo del baratro. Parole al Senato, il lavoro in piazza

La crisi italiana che minaccia tutta l'Europa alla stretta finale. Una manovra nata male e cresciuta peggio. E pagano i soliti noti.

Italia sull'orlo del baratro. Parole al Senato, il lavoro in piazza
Preroll

redazione Modifica articolo

6 Settembre 2011 - 09.34


ATF


Parole e fatti.
La coincidenza non era stata voluta. Lo sciopero generale Cgil era stata proclamato da tempo mentre il dibattito al Senato sulla manovra economica d’emergenza nasce dalla vana rincorsa a tranquillizzare i mercati dell’economia globalizzata che delle promesse del governo Berlusconi proprio non si fidano. Pasticcio grosso, quello di oggi, con i cortei e il fermo del trasporto pubblico che risulteranno davvero l’ultimo dei problemi per un Paese che ha paura per il suo futuro.


Prevenzione ideologica.
“Una ostinata e ideologica volontà di colpire il sindacato antagonista, quella del ministro Sacconi”, è l’accusa di Cgil e, con loro, del Pd (la sua larga maggioranza), dell’Idv e di Sel che sostengono le manifestazioni di protesta che stanno svolgendosi in tutta Italia. “Un intervento antisindacale inutile per l’economia e il bilancio del Paese ma imposto da una maggioranza che sembra più orientata a cercare rivalse, libertà di licenziamento, piuttosto che risparmi reali e tagli agli sprechi dello Stato”.


Accordi fai da te.
Delocalizzare la contrattazione sindacale, sembra l’obiettivo, come se questo fosse uno dei punti cardine indicati dalla stessa Confindustria che insiste a chiedere una manovra a sostegno dello sviluppo. Proposta anticostituzionale che renderebbe diseguali i diritti dei cittadini lavoratori, precisa da subito la Cgil, pronta a ricorrere alla Corte Costituzionale. Una invenzione ideologica per una maggioranza che non è d’accordo su nessuno dei passaggi chiave della manovra stessa, sostengono altri.

Leggi anche:  Bonaccini: "Il 25 aprile tutti dovrebbero venire a Marzabotto"


Fronda interna Pdl.
Sulla sostanza della manovra si fa intanto sempre più consistente e largo il fronte della opposizione interna alle stesse forze di governo. Fronda aperta e dichiarata da parte di Alermanno, Formigoni e Polverini (per citare gli amministratori locali più rappresentativi del Pdl). “La nostra protesta non è soltanto sacrosanta, ma è accompagnata anche da una serie di proposte capaci di lasciare inalterati i saldi della manovra richiestaci dall’Europa senza strangolare Regioni ed Enti locali”. Anche loro oggi in piazza.


Governo al bivio.
Mentre il mondo del lavoro, quello più rappresentativo e deciso rappresentato dalla Cgil è il piazza, la tradizionale “controparte”, anche il mondo dell’imprenditoria manifesta contro il governo e questa manovra. “Il Paese ridschia molto”, avverte la Marcegaglia che rompe il tradizionale filing tra Confindustria e il ministro Tremonti. “Misure decise in fretta -si giustifica Tremonti- errori inevitabili”. Controbatte il leader degli industriali: “Se il governo non avrà la forza, tragga le conseguenze”.

Leggi anche:  Cgil e Uil in piazza a Roma, sabato 20 aprile la protesta per Sanità pubblica e salari: ecco gli orari

Quel pasticciaccio incomprensibile. Intanto, dal pasticcio delle terza manovra e dei mille emendamenti escono alcuni indirizzi poco chiari e imprevisti. Col condono del 2002, gli evasori furbi avevano pagato una sola rata e beffato due volte lo Stato. Se ne sono accorti soltanto oggi? Saltato il rapporto tra dichiarazioni dei redditi e depositi bancari (troppo facile per il fisco beccare gli evasori)? Per gli Enti di previdenza spunta un mostro chiamato Super Inps: una sola struttura per regolare le nostre pensioni. Il seguito alle prossime puntate parlamentari.

Native

Articoli correlati