Micciché: "Musumeci è un fascista, in Sicilia non lo vuole nessuno per un altro mandato"
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Micciché: "Musumeci è un fascista, in Sicilia non lo vuole nessuno per un altro mandato"

Miccichè spiega che non lo vogliono nemmeno i centristi: "Cuffaro e Lombardo sono pronti ad andare con il Pd, se c'è Musumeci". E prosegue dicendo che non lo vogliono "nemmeno quelli di Fratelli d'Italia! Siamo tutti matti?".

Micciché: "Musumeci è un fascista, in Sicilia non lo vuole nessuno per un altro mandato"
Micciché e Musumeci
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8 Maggio 2022 - 12.40


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Il Presidente dell’Assemblea regionale siciliana Gianfranco Miccichè, in un’intervista a La Stampa, ha ribadito con forza il suo ‘mai più’ a un’altra candidatura di Nello Musumeci alla Presidenza della Regione Sicilia: “Cinque anni fa subimmo un’imposizione. Ma a condizione che non si ricandidasse”.

“Musumeci odia partiti, parlamento, stampa. ‘Di lei si occuperanno ben altri palazzi’, ha detto a un deputato dell’opposizione. D’altronde è coerente: lui è pur sempre un fascista catanese e Palermo è troppo nobile e intellettuale per il fascismo”.

Miccichè spiega che non lo vogliono nemmeno i centristi: “Cuffaro e Lombardo sono pronti ad andare con il Pd, se c’è Musumeci”. E prosegue dicendo che non lo vogliono “nemmeno quelli di Fratelli d’Italia! Siamo tutti matti?”. Meloni però lo difende. “Da fascista qual è, si è accodata a La Russa, fascista siciliano come Musumeci”. 

E prosegue dicendo che non lo vogliono “nemmeno quelli di Fratelli d’Italia! Siamo tutti matti?”. Meloni però lo difende. “Da fascista qual è, si è accodata a La Russa, fascista siciliano come Musumeci”. L’accordo sul Comune di Palermo è il viatico per la Regione? “Macché. Berlusconi mi ha detto: fai la mossa del cavallo e chiudi sul Comune sul loro candidato. Fatto, fregandocene della signora Meloni che ci vuole distruggere tutti. Ma Musumeci non passerà. Mai”. 

E se Meloni andasse da sola? “È fortissima, ma qui non si fanno colpi di mano. Vuole diventare il capo della destra europea dopo la Le Pen, trattando con quella americana. L’ho vista a Milano. Io ero a Fiuggi nel ’95. Una vera svolta. Fini era più avanti di lei oggi”, conclude il presidente dell’Ars. 

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