Il bus anti gender in marcia per l'Italia tra applausi e polemiche feroci
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Il bus anti gender in marcia per l'Italia tra applausi e polemiche feroci

Dopo una serie di manifesti (copiati da quelli spagnoli), l'organizzazione Generazione Famiglia alza il tiro con il pullman "della libertà".

Il pullman in giro per l'Italia
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24 Settembre 2017 - 10.25


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E’ partito ieri da Roma, Oggi a Firenze. Il 25 sarà a Milano, il 26 a Brescia, il 27 a Bologna, il 28 a Bari, il 29 a Napoli e infine il 30 il ritorno a Roma, dove è prevista una manifestazione. E’ un grosso autobus arancione in marcia nelle nostre città. Lo slogan che reca sulla fiancata recita “La natura non si sceglie” e “#StopGender nelle scuole”. Lo hanno chiamato il Bus della Libertà ed è l’ultima iniziativa organizzata da “CitizenGO” e “Generazione Famiglia” e Family Day. A Bologna non saranno accolti da rose e fiori. Sotto le due Torri, proprio il 28, è in programma la manifestazione della rete “Non una di meno”, in occasione della “Giornata di azione internazionale per l’aborto sicuro”. E come minimo ci sarà tensione. La campagna segue quella organizzata, con scarso successo, in Spagna e ideata dall’associazione ultra cattolica Hazte oir (fatti sentire) ma è stata tacitata in fretta dal comune di Madrid, a guida Podemos. Il messaggio in quel caso era più esplicito: “I bambini hanno il pene. Le bambine la vagina. Non ti far ingannare. Se nasci uomo sei un uomo, se nasci donna lo continuerai a essere”. L’iniziativa è stata contrastata in particolare in terra Basca e nelle città di Vitoria, San Sebastián e Pamplona dove sono stati affissi manifesti di stampo completamente diverso: “Ci sono ragazze con il pene e ragazzi con la vagina”. Al “bus della vergogna”, così l’hanno soprannominato, ha replicato la Rete Lenford che ha inviato alla Sindaca di Roma, Virginia Raggi, una lunga lettera per chiederle di vigilare sulla legittimità di tutte le autorizzazioni necessarie allo svolgimento delle attività connesse da questa operazione organizzato da sigle “anti-LGBTI, anti-femministe, anti-abortiste”
“Le abbiamo chiesto di verificare se i manifesti affissi in giro per la città con il titolo “Basta violenza di genere” non violino una serie di normative comunali e nazionali a tutela della dignità delle persone – scrivono. Alla Sindaca Raggi abbiamo ricordato innanzitutto le disposizioni dello Statuto di Roma Capitale che sanciscono il divieto di qualsiasi forma di discriminazione.
Auspichiamo che l’adesione del Comune di Roma alla Rete RE.A.DY. (Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni Anti Discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere) non sia un’adesione solo formale. Tale adesione comporta la sottoscrizione di una Carta di intenti e l’impegno a sviluppare azioni positive sul territorio per l’affermazione dei diritti di piena cittadinanza delle persone LGBT e per il superamento delle discriminazioni. Abbiamo quindi sollecitato la Sindaca a verificare se l’iniziativa segnalata sia rispondente a tali principi. La lettera per la Sindaca di Roma è la prima. A questa faremo seguire analoghe richieste di intervento, indirizzate ai Sindaci dei Comuni dove il “bus della vergogna” farà tappa”.

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