Addio a Claudio Pavone: definì la Resistenza una guerra civile
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Addio a Claudio Pavone: definì la Resistenza una guerra civile

Morto alla vigilia dei 96 anni. Archivista, uno dei maggiori storici italiani, rivoluzionò la ricerca storiografica sulla Resistenza sdoganando il termine guerra civile.

Claudio Pavone
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29 Novembre 2016 - 18.28


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Il nodo fascismo-guerra-Resistenza è stato al centro degli studi di Claudio Pavone, uno dei maggiori storici italiani. Morto alla vigilia dei 96 anni, che avrebbe compiuto il 30 novembre, a Roma, la città dove era nato nel 1920, Pavone ha rivoluzionato il modo di fare ricerca storiografica sulla Resistenza sdoganando il termine guerra civile. Per molti anni, alla fine della guerra, è stato archivista di Stato e ha insegnato Storia contemporanea all’Università di Pisa.
Nei suoi libri più famosi, ‘Alle origini della Repubblica’ e in ‘Una guerra civile. Saggio morale sulla resistenza’, entrambi pubblicati da Bollati Boringhieri, ha ripercorso il formarsi dello Stato unitario dal punto di vista istituzionale e amministrativo e ha mostrato come la guerra di liberazione sia stata anche una guerra civile. Sulla questione era tornato con Norberto Bobbio in ‘Sulla guerra civile’ – ‘La Resistenza a due voci’, pubblicato nel 2015 da Bollati Boringhieri. “Gridare contro le destre che attentano all’unità della Resistenza è vano finché le sinistre accettano acriticamente quella unità come fondamento di ogni proprio giudizio” affermava Pavone.


Il suo ultimo volume, uscito recentemente per Laterza, è ‘Aria di Russia – Diario di un viaggio in Urss’ in cui lo vediamo, il 31 agosto del 1963, salire sul treno che lo porterà oltre la cortina di ferro. L’occasione del viaggio è un programma di scambio italo-sovietico per raccogliere informazioni sui documenti italiani presenti nei diversi archivi sovietici e, prima, la III Conferenza internazionale della Resistenza che si tiene a Karlovy Vary in Cecoslovacchia. Pavone annota meticolosamente impressioni, incontri, discussioni, immagini restituendo intatto quel mondo sovietico, non più staliniano, ma non ancora attraversato dal disgelo di Chruščëv.
“Lenin è somigliantissimo a quello che si vede nelle fotografie: la fissità e la mancanza di espressione hanno rinsecchito l’aspetto puramente morfologico, che è così molto vicino al vero, ma come in una copia mummificata. Una fotografia ha gli occhi vivi; qui c’è il corpo vero, ma gli occhi sono chiusi. Cosa vale di più?” scrive Pavone nel libro. Con Laterza è uscito anche ‘Prima lezione di storia contemporanea’.
Partigiano, combattente, direttore della rivista ‘Parolechiave’, presidente dal 1995 al 1999 della Società italiana per lo studio della storia contemporanea, Pavone, ha vinto il Premio Internazionale Ignazio Silone per la saggistica nel 2007.
Tra le sue pubblicazioni, ‘Intorno agli archivi e alle istituzioni. Scritti di Claudio Pavone’, a cura di I. Zanni Rosiello, Roma 2004; Guida generale degli archivi di Stato italiani, diretta da e con Piero D’Angiolini, e ‘La mia Resistenza. Memorie di una giovinezza’.

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Il ricordo di Smuraglia, Anpi. 

Claudio Pavone “è stato uno dei più grandi studiosi della Resistenza di cui ha approfondito tutti gli aspetti con considerazioni anche personali e particolari, sulle quali si e’ discusso a lungo e sulle quali c’e stato fraintendimento”: Carlo Smuraglia, dal 2011 presidente nazionale dell’Anpi, ha commentato così la notizia della scomparsa dello storico romano, che ha detto di aver appreso con “un dispiacere enorme”.
Smuraglia ricorda che fece molto discutere la tesi che la Resistenza non sia stata soltanto una guerra di liberazione dal nazifascismo ma anche una guerra civile. Cio’ accadde nel 1991, quando usci’ il libro di Pavone “Una guerra civile. Saggio Storico sulla moralita’ nella Resistenza”. “Tanti soggetti, anche all’interno dell’Anpi, furono colpiti da questo titolo”, ricorda Smuraglia, “molti si risentirono un po’, ricordo che c’era un sentimento diffuso secondo cui la Resistenza non poteva essere ridotta a una guerra civile”. “Lo stesso Pavone successivamente chiari’ il suo pensiero”, precisa Smuraglia, “disse che il titolo del suo libro era riassuntivo ed esprimeva soltanto un aspetto della guerra di Resistenza che era stata anche patriottica e di classe. E che nella Resistenza c’erano state piu’ guerre: fu un errore scegliere per il titolo solo un concetto, perche’ la concezione di Pavone era piu’ ampia. Lui stesso lo spiego’ in maniera chiara qualche mese fa, in una bella intervista uscita sulla rivista dell’Anpi”.
Smuraglia non ha mai conosciuto direttamente Claudio Pavone:
“Sono stato pero’ un suo lettore accanito e le mie idee sulla Resistenza si sono formate anche sugli studiosi come lui, in maniera ampia e al di la’ di ogni forma di retorica. Questa esperienza mi ha aiutato come presidente dell’Anpi a lavorare per far passare un nuovo concetto di Resistenza, intesa come fenomeno nazionale al quale ha partecipato anche la gente del Sud, e non soltanto quella del Nord.
L’altro aspetto che abbiamo chiarito e’ che la Resistenza non e’ stata solo una guerra armata: penso a figure come quelle dei sacerdoti, che hanno avuto un ruolo importante”

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