Margonari e le altre nel mirino della Zarina
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Margonari e le altre nel mirino della Zarina

Il caso Margonari punta dell'iceberg. Al Tg3 non si parla d'altro: il direttore non ha lo stile della Varetto che alla conduzione preferisce la panchina. [Ginevra Derivi]

Margonari  e le altre nel mirino della Zarina
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6 Ottobre 2012 - 18.12


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di Ginevra Derivi

Una frase banale ed abusata del giornalismo quando deve parlare di un fenomeno ben più vasto che va a rappresentare è: “Questa è solo la punta dell’icerberg”. Scusandoci, la riproponiamo per parlare di quanto sembra accadere al Tg3, e che dal Tg3 rimbalza in via Mazzini per approdare nei Palazzi e in strada. Questa volta il modo di dire è utile e rappresenta bene la situazione. Andiamo alla punta dell’iceberg. L’episodio è raccolto e raccontato da Libero, che sul numero di venerdì scrive:

“Elisabetta Margonari, redattrice alle dipendenze della zarina (il direttore del Tg3), incaricata di seguire il leader del Pd, «solo» per aver lasciato orfana l’edizione di domenica delle 14.20 del verbo di Bersani – il servizio non è arrivato in tempo per essere messo in onda – è stata messa in castigo. Quattro giorni dietro la lavagna, senza servizi e senza andare in onda, con il comitato di redazione (la rappresentanza sindacale interna) che avalla tutto”.

Prosegue così la ricostruzione di Libero: ”Il dramma, o la farsa a seconda dei punti di vista, è andato in scena domenica. La giornalista del Tg3, come consuetudine, era al seguito di Bersani impegnato a Lamezia Terme per la Conferenza nazionale per il mezzogiorno… «Allora ’sto servizio?», urlano da Roma. «Arriva, arriva…». Invece il servizio non è mai arrivato. Anzi, non è arrivato in tempo utile per essere mandato in onda. Anche la tecnologia ha i suoi limiti. Senza limiti, invece, la zarina che ha messo nel freezer la giornalista del Tg3, sostituita con Alessandra Carli, conduttrice dell’edizione delle 14,20 e fedele alla linea. Perché non sia mai che il Tg3 non dia la linea al Pd. Anzi non ne diffonda il verbo”. Al racconto di Libero al Tg3 aggiungono che a determinare il ritardo spesso c’è l’abitudine di chi alza il telefono ed ordina, di chiedere una cosa e l’opposto, in un andamento quotidiano incerto e governato dall’umore o da notizie prima pesate male e poi ripesate (e ripensate ).

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Fin qui Libero, dunque. Dietro la piccola cronaca di una giornata di strilli come tante altre, alla palazzina del Tg3 di Saxa Rubra sembra esserci una realtà che tutti conoscono di cui tutti parlano, di cui qualcuno scrive, ma che nessuno di quelli che possono cambiare le cose si è deciso a prendere di petto. Pare che la povera Elisabetta Margonari ,un giorno sì e un giorno no (confortata dal fatto di non essere sola ma in buona compagnia) riceva telefonate ed sms di fuoco dal direttore (che per tono e parole sembra vadano ben oltre); direttore che al Tg3, oltre alla direzione e alla conduzione del Tg delle 19 e di Linea Notte vorrebbe fare (e spesso fa ) il Capocronaca, il capo del Politico, il capo dell’Economico, arrampicandosi sugli specchi anche il Capo della Cultura. E poi anche il capo tecnico, il capo operatore ed ogni strapuntino di comando. Quando al Tg3 ne parlano, rilevano quanto siano distanti lo stile e la misura di una Sarah Varetto che, intervistata sul come intendeva fare il direttore di Sky, la prima cosa che ha tenuto a dire è stata: ”Conduzione, no grazie. Io preferisco stare in panchina”. Più difficile fare Zeman che essere Ivan Piris.

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In questo quadro, la vicenda Margonari appare come la goccia che ha iniziato a far traboccare l’acqua dal vaso. Al Tg3 appena hanno un interlocutore che possa far arrivare all’esterno un messaggio di Sos raccontano di redattori e inviati messi da parte da anni. Il modello pare essere “Totò, Peppino e la malafemmena”: Totò detta una lettera piena di strafalcioni e Peppino deve solo scrivere quel che gli è dettato. Nel mezzo del ”caso Margonari”, si racconta anche di un clamoroso incidente con la corrispondente da New York, Giovanna Botteri, mortificata dalla richiesta di mandare a Roma solo un sonoro di Monti perché fosse una redattrice romana a realizzare il servizio sulla visita del Presidente del Consiglio in Usa. Unica accortezza raccomandata da Roma, “che la frase non fosse in inglese, perché non capisco un c….”. Altro motivo di nervosismo tra la direzione del Tg3 e la Botteri, l’annunciato invio negli States, per le prossime presidenziali, di Maria Cuffaro.

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Nel frattempo, i dati di ascolto: al Tg3 sono la prima lettura del mattino, chi li segue riferisce di tre punti in meno per l’edizione delle 19.

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