La natività tra le onde gelide: quando la vita è più forte di tutto
Top

La natività tra le onde gelide: quando la vita è più forte di tutto

Il nostro buon Natale va a tutti i piccoli migranti nati durante la traversata per raggiungere la terra. A Salvatore, ad Halionab Mosè, a Manuela, a Pietro, a Favour. Alla loro indomita forza

Una mamma e un bambino migranti salvati a largo delle coste siciliane
Una mamma e un bambino migranti salvati a largo delle coste siciliane
Preroll

globalist Modifica articolo

24 Dicembre 2017 - 16.19


ATF

E’ Natale soprattutto per loro. Nati in mare, su navi trasformate nelle nuove stalle di una cristianità che abbiamo smarrito. Decine di bambini, salvati dalla furia del mare, dei trafficanti di uomini. Perché la vita è più forte, talvolta. E loro lo sanno bene. Loro che ce l’hanno fatta a dispetto del razzismo, dell’orrore, della morte.
Salvatore si chiama così perché è nato la notte di Natale. Era a bordo di Etna, la nave della Marina Militare che lo aveva salvato giusto in tempo: a un soffio dal travaglio sua mamma Kate, nigeriana di 28 anni, galleggiava ancora su un barcone stringendo a sé la piccola Destiny di 15 mesi, in balìa delle onde gelate nel mare di Sicilia. Era il 2014. Sul diario di bordo di Maita Sartori, ginecologa della Fondazione Rava, sono appuntati nomi e date. E storie. Le storie dei bimbi migranti nati in mare, tra le onde, strappati all’inferno. La stessa ginecologa l 17 dicembre, sempre sulla Etna aveva fatto nascere Haloniab Mosé, ‘Salvato dalle acque’, figlio di Lucia. «È nato stanotte alle 2 un piccolo di 3 chili in buone condizioni – ha annotato Maita diario di bordo –. La mamma, giovane eritrea dal nome italiano, sta bene». La sua prima culla è stata una scatola di cartone, con un plaid e una borsa dell’acqua calda rimediata da uno dei marinai. Era il 27 giugno del 2016 quando sul pattugliatore Bettica, inserito nel dispositivo di sorveglianza marittima di Mare Sicuro, nasceva François Manuel, giunto poi a Vibo Valentia con altri 762 compagnidi viaggio: «Avevamo scelto di chiamarlo Manuel – hanno spiegato tra lacrime di sollievo i genitori camerunesi –, ma così volevamo ringraziare Francesco, il comandante della nave».
Dieci giorni dopo il Bettica dava il benvenuto a Manuela, anche lei camerunese, battezzata con il nome dell’ostetrica di bordo. Si chiama Pietro come Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa, il bimbo nato il 30 agosto scorso sulla motovedetta che portava in salvo a Lampedusa la sua mamma, originaria del Mali: «Sono salito a bordo che era nato da pochi secondi – racconta il medico – con un coltello di uno degli uomini della Guardia Costiera ho tagliato il cordone ombelicale».
Favour Emeke Laska è nato a dicembre, un anno fa, sulla nave Aquarius. La sua mamma asi trovava su un barcone insieme ad altre persone, stava tentanto di raggiungere le coste europee solcando il Mediterraneo dopo essersi lasciata alle spalle la morte del marito, deceduto in Nigeria. Insieme a lei c’erano 28 uomini e 7 donne, oltre a 8 minori non accompagnati. Favour ce l’ha fatta, pieno di vita e voglia di esserci. Pesava tre chili al momento del parto. Si tratta del terzo bimbo nato sull’Aquarius da quando la missione di soccorso ha preso il via. Sulla stessa nave mesi prima è nato Alex, chiamato così in omaggio al comandante Alexander Moroz. Manuel e Manuela, camerunensi, portano invece il nome dell’ostetrica (volontaria), imbarcata sulla nave Bettica, del dispositivo Mare Sicuro, che stringeva con amore la mano della loro giovane madre, stremata e impaurita.Destiné Alex (in maggio) e Newman Otas (in settembre).
E poi c’è Favour, nove mesi. Non è nata in mare, ma il mare l’ha portata fino all’isola di Lampedusa. Ha perso sua mamma durante la traversata, una giovane donna incinta. In centinaia hanno chiesto di adottarla. Ora è in un luogo protetto. Avrà un dono, una carezza, una festa.
Buon Natale a voi bambini nati in mare.

Native

Articoli correlati