Casinò in Italia: la storia infinita delle possibili nuove aperture
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Casinò in Italia: la storia infinita delle possibili nuove aperture

Per alcuni l'apertura di nuovi casinò in Italia è una possibile fonte di occupazione, mentre altri si oppongono strenuamente.

Casinò in Italia: la storia infinita delle possibili nuove aperture
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10 Marzo 2016 - 09.09


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Parliamo davvero di una storia infinita. Quella dell'[url”attesa dell’apertura di nuovi casinò terrestri in Italia”]http://it.vegasmaster.com/apertura-di-nuovi-casino-italiani/[/url] è una saga che va avanti praticamente da decenni e che ha tra i suoi personaggi vari partiti, il governo nazionale, i più disparati governi locali ai quattro angoli della penisola e diverse organizzazioni di categoria.

Partiamo da queste ultime: c’è la Federgioco, organizzazione affiliata a Confcommercio che rappresenta i quattro casinò italiani già esistenti (Sanremo, Campione, Venezia e Saint Vincent), e c’è l’Anit (Associazione Nazionale per l’Incremento Turistico), che rappresenta i comuni che si candidano a essere le nuove sedi nei casinò. Le due organizzazioni fanno entrambe lobbying. La prima vuole aprire nuove sale da gioco sul territorio e affidarle alla gestione dei privati, mentre la seconda vuole mantenere il monopolio pubblico e impedire nuove concessioni.

Poi, dicevamo, ci sono i governi locali. I casinò portano soldi. O almeno questa era una certezza fino a prima della crisi economica. Da allora, il loro bacino di affari si è notevolmente ridotto. Colpa della minore capacità di spesa del pubblico, del boom delle slot machine e delle VLT, della legalizzazione del gioco online e della maggiore accessibilità dei casinò in altri paesi, in particolare in Slovenia, in Svizzera e a Malta. Tuttavia, sono ancora molti i territori che non hanno abbandonato il progetto di avere un loro casinò.

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È il caso della Sicilia. Per soli due anni tra il 1963 e il 1964, la Sicilia ha avuto il suo casinò, a Taormina. Poi è stato chiuso e da allora, sostengono alcuni, i governi hanno privilegiato il nord, rilasciando le concessioni solo nel settentrione. Di recente il movimento Sicilia in Volo ha lanciato una [url”petizione per aprire tre casinò in Sicilia”]http://www.agimeg.it/?p=81563[/url], l’ultima iniziativa di una lunghissima serie. Se ne parla da sempre e l’Assemblea regionale siciliana ha addirittura votato un ddl per aprire due casinò, uno a Taormina e uno a Palermo, ma l’ok dal governo nazionale non è mai arrivato.

Nell’ultimo anno, però, il clima a Roma sembra un po’ cambiato. Come sostiene un [url”articolo di Panorama”]http://www.panorama.it/economia/nuovi-casino-ecco-perche-renzi-ci-pensa/[/url], le istanze di chi vuole nuove aperture potrebbero riuscire a fare breccia in Parlamento. Sono ben 14 le richieste, e nuove concessioni potrebbero comparire nelle proposte di legge in arrivo. Il governo ha bisogno di fare cassa e di dare respiro ai comuni, azzoppati dai tagli. Dall’altra parte però ci sono i sempre più forti movimenti di lotta al gioco d’azzardo.

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Le 14 richieste, come dicevamo,riguardano comuni che si trovano davvero sparsi su tutta la penisola. Si va dalla Toscana (Porto Azzurro, Bagni di Lucca, Montecatini Terme, Chianciano), al Piemonte (Acqui Terme, Stresa e Salice); dalla Calabria (Tropea) al Friuli (Grado e Lignano Sabbiadoro), dalla Campania (Ischia, Capri e Sorrento) fino a Lazio (Anzio), Puglia (Fasano), Trentino (Merano), Lombardia (San Pellegrino).

Scopriremo se il governo è intenzionato a portare a compimento qualcuno di questi progetti, o se vuole continuare a farli rimanere solo proposte senza alcun seguito. Nel frattempo i casinò italiani già esistenti studiano nuove strategie per sopravvivere alla crisi, puntando sulle attività culturali e di intrattenimento (concerti, spettacoli, feste di Capodanno e di Carnevale, ecc), sulla ristorazione e sui convegni, per attirare una clientela non necessariamente dedita al gioco.

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