Mosca, obiettivo occupare Kiev: ma dopo le Olimpiadi per non irretire l'alleato cinese
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Mosca, obiettivo occupare Kiev: ma dopo le Olimpiadi per non irretire l'alleato cinese

Intanto Aexander Lukashenko ha avvisato che taglierà le forniture energetiche a Kiev se l'Ucraina entrerà in guerra con la Russia

Mosca, obiettivo occupare Kiev: ma dopo le Olimpiadi per non irretire l'alleato cinese
Soldati della milizia territoriale ucraina
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

7 Febbraio 2022 - 14.41


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Lukashenko arruolato da Putin. E Mosca è pronta per occupare Kiev.

Guerra e diplomazia

Gli Stati Uniti «non inviano i propri militari per iniziare una guerra» contro la Russia in Ucraina. Lo ha ribadito il consigliere per la Sicurezza nazionale Usa, Jack Sullivan, nel giorno in cui sono arrivati in Polonia una parte dei 3 mila soldati americani assegnati all’Europa dell’Est per rafforzare il fianco orientale della Nato. «Il presidente è chiaro da mesi ormai: abbiamo inviato forze in Europa per difendere il territorio della Nato», ha spiegato Sullivan. Gli Stati Uniti riconoscono tuttavia che «siamo nella finestra in cui qualcosa può accadere». Un’escalation militare, un’invasione russa dell’Ucraina potrebbe avvenire in qualsiasi momento: «Crediamo che i russi abbiano messo in campo le capacità per condurre una significativa operazione militare in Ucraina», dice il consigliere Sullivan, intervistato da Nbc News

Intanto Aexander Lukashenko ha avvisato che taglierà le forniture energetiche a Kiev se l’Ucraina entrerà in guerra con la Russia. «Tutti i tipi di forniture, non solo quelle di combustibile, ma anche quelle elettriche», ha puntualizzato il presidente della Bielorussia, grande alleato di Mosca. Nell’intervista al canale di Youtube Soloviov Live, Lukashenko continua – malgrado le dichiarazioni di Jack Sullivan – ad accusare gli Stati Uniti di «spingere verso la guerra» l’Ucraina, affermando comunque che Kiev non ha capacità di sostenere un conflitto duraturo: «L’Ucraina non lancerà mai un attacco contro i nostri, e se questo dovesse succedere la guerra durerebbe al massimo tre o quattro giorni», ha aggiunto.

Intervistato dal Guardian, l’ex ministro della Difesa ucraino, Andriy Zagorodnyuk, conferma l’ipotesi, avanzata da fonti Usa, di un’occupazione di Kiev: «La Russia ora può occupare qualsiasi città in Ucraina, ma ancora non vediamo le 200mila truppe necessarie per un’invasione in grande scala». Tuttavia, precisa, non considera l’invasione russa come inevitabile. «Se Putin invade Kiev vi sarebbe la guerra piena – ha detto – le forze ucraine combatterebbero, ci sarebbe un’enorme resistenza, perché farlo allora? L’Ucraina non dirà “annettiamoci alla Russia”, questo è chiaro».

Sulla crisi tra Ucraina e Russia interviene anche il commissario europeo per gli Affari economici, Paolo Gentiloni: «Dobbiamo puntare sulla diplomazia, aiutare i paesi Nato confinanti con la Russia rafforzandoli anche dal punto di vista militare, e prepararci a delle reazioni economiche con delle sanzioni, se saranno inevitabili».

WP: Mosca ha aumentato ulteriormente le truppe in Ucraina

Secondo il Washington Post, che cita fonti dell’intelligence statunitense, Mosca avrebbe ulteriormente aumentato le truppe al confine con l’Ucraina: sono stati schierati 83 gruppi di battaglioni tattici, con circa 750 militari ciascuno, contro i 60 di due settimane fa. Le truppe sono affiancate da decine di migliaia di persone per la logistica, il supporto aereo e quello medico. Finora gli Usa hanno stimato la presenza militare russa ai confini con l’Ucraina in 100mila uomini, l’intelligence occidentale in 130 mila. Il comando russo, sempre secondo fonti di intelligence Usa, avrebbe attualmente pronto il 70% delle truppe per poter avviare un’invasione in Ucraina.

L’intelligence Usa non pensa che Vladimir Putin abbia tuttavia preso la decisione finale di invadere ma ritiene che nel caso non muoverà fino alla seconda metà di febbraio, quando il terreno ghiacciato agevolerebbe il passaggio dei mezzi pesanti e le Olimpiadi invernali di Pechino saranno finite o quasi, evitando così di inimicarsi il presidente cinese Xi Jinping, che resta un alleato indispensabile. Proprio ieri, in occasione dell’inaugurazione dei Giochi Olimpici, il presidente cinese ha espresso il suo appoggio a Putin contro un’espansione della Nato a Est.

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“Neptune Strike”

Scrive Gianluca Di Feo su La Repubblica: “Lecce-Riga non stop. Tremila chilometri di volo dall’Adriatico al Baltico per dimostrare agli alleati europei che l’America saprà comunque intervenire nella crisi ucraina, perché può contare sulla sua portaerei. Così la missione dei due caccia decollati dal ponte della Uss Truman in navigazione davanti alle coste pugliesi diventa un messaggio di Washington alle cancellerie meno allineate nel confronto con il Cremlino: non abbiamo bisogno delle basi sul continente per agire con determinazione, ci basta la nostra flotta.

Il senso dell’esercitazione “Neptune Strike”, organizzata in tutta fretta dal Pentagono, è proprio questo: mostrare come la task force radunata nel Mediterraneo sia in grado di sostenere tutti i fronti della crisi. Sulla portaerei ci sono circa 40 velivoli da combattimento mentre le navi della scorta dispongono di centinaia di missili cruise: possono arrivare ovunque, dalla Polonia alla Crimea. E intorno all’ammiraglia, passata formalmente dal comando statunitense a quello dell’Alleanza atlantica, vengono chiamate a prendere posizione le forze della coalizione come la portaerei Cavour e altre due unità della nostra Marina o le squadriglie dell’aviazione greca.

La coppia di F-18 Hornet si è rifornita in cielo prima da una cisterna volante italiana, poi da una francese e infine è entrata direttamente nelle manovre delle truppe Nato in Lettonia, simulando un raid contro obiettivi terrestri nei boschi innevati. Poco più a sud, il presidio russo di Kaliningrad – l’enclave baltica rimasta nelle mani di Mosca – alzava il livello di allerta, spostando i reparti blindati fuori dalle caserme e testando le difese antiaeree…”. 

Così Di Feo

L’ossessione dello Zar

Di grande interesse è l’analisti storico-culturale e geopolitica di Eugenia Cau su il Post: “Le ragioni per cui il presidente russo Vladimir Putin sta minacciando la seconda invasione dell’Ucraina in meno di dieci anni riguardano soprattutto la strategia militare e la geopolitica: tra le altre cose Putin vuole impedire l’espansione della Nato in Ucraina (espansione che peraltro la Nato non ha nessuna intenzione di mettere in atto) e limitare la presenza politica e militare dell’Occidente vicino ai confini russi (che invece si è estesa negli ultimi vent’anni). Un’altra ragione molto citata dallo stesso Putin, e usata soprattutto nella propaganda interna, riguarda la storia.

Da diversi anni Putin sostiene pubblicamente che russi e ucraini siano «un solo popolo». Lo disse nel 2014 in occasione dell’annessione della Crimea, lo ha ripetuto frequentemente durante le interviste e negli interventi pubblici e lo ha spiegato lungamente in un saggio verboso pubblicato nel luglio del 2021 e intitolato “Sull’unità storica dei russi e degli ucraini”, in cui Putin scriveva di «credere fermamente» che i due popoli siano «una sola unità»[…]Secondo vari esperti, Putin ha una specie di ossessione nei confronti dell’Ucraina, e quest’ossessione è condivisa con il resto dell’establishment russo che, come ha scritto di recente l’Economist, «non ha mai accettato l’indipendenza» del paese. L’ossessione si alimenta di interpretazioni parziali della storia e teorie sulla formazione etnica dei popoli russo e ucraino, oltre che su pretese imperialistiche che risalgono al periodo sovietico, e in alcuni casi ancora prima, al periodo zarista.

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Vista da Kiev

“Oggi – prosegue Cau –  il 90 per cento degli ucraini vuole che il paese resti indipendente, e i sentimenti di vicinanza all’Europa sono molto forti soprattutto tra i giovani che non hanno vissuto l’epoca dell’Unione Sovietica: tra i nati dopo il 1991, il 75 per cento vorrebbe entrare nell’Unione Europea. Perfino nella parte orientale del paese, dove buona parte della popolazione ha origini russe, quasi il 60 per cento dei giovani vorrebbe entrare nell’Unione (a livello dell’intera popolazione, i favorevoli all’ingresso nell’Unione sono il 62 per cento). E come ha detto  la giornalista ucraina Nataliya Gumenyuk al New Yorker, per il regime di Vladimir Putin non costituisce una minaccia soltanto l’indipendenza dell’Ucraina, ma anche la sua libertà e democrazia, benché imperfette: «Putin si sente offeso e tradito dall’Ucraina e dagli ucraini, non soltanto dal governo ucraino. E penso che per lui sia piuttosto importante provare che no, la democrazia in Ucraina non è davvero genuina, che è stata imposta dall’Occidente. Perché ammettere che le società possono essere democratiche autonomamente significa ammettere che il cambiamento è possibile in Bielorussia, in Georgia e perfino in Russia».

Indossare le mimetiche”

Intanto,Il ministero della Cultura ucraino ha inviato alle aziende di Kiev una brossura, dal titolo “Come agire in caso di una situazione d’emergenza o di guerra”. Le copie in formato elettronico stanno girando in rete. In prima pagina si rassicurano che le Forze Armate del paese sono in grado di opporre una degna resistenza all’aggressore. Seguono i consigli pratici per chi dovesse trovarsi in una zona di guerra o in una situazione d’emergenza con il coinvolgimento di uomini armati.

Ecco alcuni esempi: 1) mai comunicare i propri intenti e piani per il futuro a persone poco conosciute o inaffidabili; 2) tenere documenti e soldi in posti diversi – avrete più possibilità di conservarli; 3) avere addosso annotazioni sul proprio gruppo sanguigno; 4) non immischiarsi nei diverbi tra persone sconosciute per evitare provocazioni; 5) quando compaiono persone armate, mezzi militari, scoppiano rivolte, se possibile, lasciare immediatamente l’area pericolosa; 6) evitare convogli di mezzi militari e non sostare in prossimità di veicoli militari; 7) informare le forze dell’ordine, le autorità locali, i militari di persone che commettono azioni illegali e provocatorie; 8) discutere con persone armate, scattare foto e prendere appunti in loro presenza; 9) mostrare armi o oggetti simili alle armi; 10) raccogliere armi e munizioni abbandonate; e 11) indossare uniforme militare o abbigliamento mimetico: è meglio indossare abiti di colore scuro che non attirino l’attenzione ed evitare di avere sull’abbigliamento segni distintivi e simboli, perché possono causare una reazione imprevedibile.

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Rimarca un recente rapporto Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale):“I negoziati per porre fine al conflitto sono in un vicolo cieco, come testimoniato dalla mancata partecipazione del ministro degli esteri russo all’incontro con Ucraina e Germania della scorsa settimana. Le posizioni restano lontane: la Russia continua a sostenere politicamente e militarmente i separatisti, mentre Kiev non vuole concedere loro l’autonomia.

E non c’è interesse per una immediata riconciliazione – rimarca il rapporto -.  Non da parte diPutin, che non ha mai nascosto di considerare russi e ucraini come un unico popolo. Ma neanche da parte del presidente ucraino Zelensky che, complici gli indici di gradimento ai minimi storici, avrebbe difficoltà a far digerire a élite politiche e società civile un accordo con la Russia (proprio mentre Mosca, con Nord Stream 2, cerca di tagliare del tutto fuori Kiev dal transito di gas).

Per l’Europa, le rinnovate tensioni in Ucraina si inseriscono in un quadro di crisi ‘da est’ che, secondo Washington e Bruxelles, celerebbero lo zampino di Mosca. La stretta sulle forniture di gas o i migranti al confine tra Bielorussia e Polonia farebbero parte di una mossa coordinata per destabilizzare il continente.

Quale che sia la realtà dei fatti, l’escalation al confine ucraino non facilita l’avvicinamento tra Stati Uniti e Russia. Un avvicinamento cominciato lo scorso aprile, proprio in occasione della richiesta di Biden di ritirare i soldati dispiegati lungo il confine ucraino. Una domanda sorge spontanea: che Mosca voglia richiamare su di sé l’attenzione di una politica estera americana troppo incentrata sulla Cina?”.

I timori dell’Onu 

“La situazione che stiamo fronteggiando in Europa è pericolosa e urgente e la posta in gioco per l’Ucraina, e per ogni Stato membro dell’Onu, non potrebbe essere più alta”, ha accusato senza mezzi termini l’ambasciatrice americana alla Nazioni Unite, Linda Thomas-Greenfield. “Le azioni di Mosca colpiscono il cuore della Carta delle Nazioni Unite e sono una minaccia chiara alla pace e sicurezza. Ora è il momento di un dibattito pubblico”. La rappresentante americana ha chiesto agli altri membri anche come si sentirebbero se avessero centomila soldati al loro confine e ha messo in guardia che Mosca intende aumentare a 30mila i suoi militari nel Paese alleato della Bielorussia, con la possibilità di “arrivare in meno di due ore a nord di Kiev”.

Il rappresentante permanente russo alle Nazioni Unite, Vasily Nebenzya, ha escluso la possibilità di un’invasione dell’Ucraina anche se i colloqui sulle garanzie di sicurezza chieste da Mosca dovessero fallire. “Posso escludere una invasione dell’Ucraina anche se i nostri negoziati sulla sicurezza europea e globale dovessero fallire”, ha detto Nebenzya ai giornalisti. Ma i militari russi ammassati alla frontiera con l’Ucraina sono ora 130mila, ha denunciato l’inviato di Kiev all’Onu, Sergiy Kyslytsya. “La domanda è perché ci sono tutte queste forze lì?”, ha aggiunto, nel suo intervento alla riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu dedicata alla minaccia alla sicurezza posta dalle azioni di Mosca.

Parole vs. carri armati. Chi vince secondo voi?

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