"Fiori sopra l'inferno" dal 13 febbraio su Rai 1: Elena Sofia Ricci lascia suor Angela
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"Fiori sopra l'inferno" dal 13 febbraio su Rai 1: Elena Sofia Ricci lascia suor Angela

Il regista Carlo Carlei: quello con Paul Giamatti fu per me un incontro magico. Come quello con Elena Sofia Ricci.

"Fiori sopra l'inferno" - Rai1 da sn Spata, Ricci, Gobbi
"Fiori sopra l'inferno" da sn Spata, Ricci, Gobbi
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25 Gennaio 2023 - 15.58


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di Alessia de Antoniis

Su Ra1 dal 13 febbraio arriva “Fiori sopra l’inferno”, la serie tv in tre serate con Elena Sofia Ricci, che sarà a Sanremo la serata del 7 febbraio per presentare quello che lei stessa ha definito in conferenza stampa “un film in tre puntate”. “Fiori sopra l’inferno” è una co-produzione RAI FICTION – PUBLISPEI, prodotta da Verdiana Bixio, con la regia di Carlo Carlei.

Con “Fiori sopra l’inferno”, la scrittura di Donatella Diamanti, Valerio D’Annunzio, Mario Cristiani e Carlo Carlei, danno vita all’anima thriller del famoso romanzo di Ilaria Tuti. Nel cast anche Gianluca Gobbi e Giuseppe Spata.
Un piccolo paese tra le montagne del Friuli. Paradiso apparente che nasconde tra i suoi vicoli silenzi e inconfessabili segreti.

Un killer che si lascia alle spalle una efferata striscia di sangue per difendere un gruppo di bambini ignorati e maltrattati da chi dovrebbe proteggerli.
Teresa Battaglia (Elena Sofia Ricci) è un’esperta profiler di quasi sessant’anni, arrivata dalla città assieme alla sua piccola squadra, la sua famiglia, nella quale si è appena insediato il giovane Ispettore Massimo Marini (Giuseppe Spata), in fuga da se stesso e dal proprio passato.
Forte, tagliente e caparbia, trovare le risposte è il mestiere di Teresa. Ma cosa accade quando, a causa dei primi sintomi dell’Alzheimer, sono le domande a sparire? E se Teresa, il cacciatore, scopre di avere più di un motivo per empatizzare con la sua preda, pur non potendola assolvere in alcun modo?

Le rarefatte atmosfere delle Dolomiti friulane fanno da cornice alla prima avventura di Teresa Battaglia che deve combattere due nemici: il killer a cui dà la caccia e il mostro che rischia di rubarle tutto ciò che ha: il suo intuito, la sua mente cristallina, i suoi ricordi. Se stessa.

Teresa Battaglia è Elena Sofia Ricci.
“Mi chiamo Teresa Battaglia e vedo oltre i fiori che crescono sul terreno. Vedo l’inferno che si spalanca sotto i nostri piedi. Vedo ciò che solo una profiler come me sa vedere: l’umanità del mostro a cui do la caccia. E vedo che, questa volta, il mostro, è diverso da tutti gli altri. Perché stavolta, i veri mostri, potrebbero essere gli altri, quelli a cui lui dà la caccia.”


Ruvida e accogliente. Forte e fragile. Sicura e confusa. Teresa Battaglia è una donna dall’acume sorprendente, attenta osservatrice, capo branco spietato ma anche mamma chioccia. Teresa rappresenta un unicum nel vasto panorama degli investigatori e dei profiler ai quali ci hanno abituato la letteratura, il cinema e la televisione. Disinteressata all’amore, perché per amore molti anni prima è morta dentro, ma non per questo cinica e rabbiosa. Incurante del proprio aspetto, perennemente intabarrata nel giaccone imbottito, armatura che annulla e sfuma la sua femminilità ma solo nelle manifestazioni più esteriori. Perché, nonostante le apparenze, Teresa non ha perso la dolcezza, la sensibilità e la capacità di indagare con empatia il lato oscuro che non solo il killer ma ognuno di noi, lei per prima, si porta dentro.

Teresa non è solo chiamata a combattere contro esseri umani, ma anche con un nuovo nemico. Ben più pericoloso del diabete con cui, ormai da anni, ha imparato a convivere. Il suo nuovo avversario si chiama Alzheimer. Una nuova battaglia che Teresa vuole e deve combattere senza mai arrendersi nonostante l’esito appare scontato. Perché arrendersi significherebbe dimostrare al mondo e a se stessa che anche la Battaglia ha voglia e bisogno di essere aiutata. E questo il mondo, ancor prima che Teresa, non è pronto ad accettarlo.

Racconta il regista Carlo Carlei: I progetti che amo di più sono quelli che sotto la superficie narrativa nascondono segreti non solo in termini di storia e personaggi, ma anche a livello di tematiche e contenuti.
Ne è un esempio mirabile il best-seller di Ilaria Tuti Fiori sopra l’inferno, un bellissimo thriller che racconta il tramonto esistenziale di Teresa Battaglia, una brillante detective che deve fare i conti con la concreta possibilità che le sue capacità deduttive possano presto sgretolarsi a causa di una malattia devastante come l’Alzheimer.

Sotto la neve di questo racconto invernale e con venature alla Stephen King, pulsa il cuore caldo del tema della maternità, della fondamentale importanza che la presenza di una madre ha nella formazione della personalità degli esseri umani e degli effetti devastanti generati dalla sua assenza.
L’elemento dark rappresentato dalla presenza di un killer misterioso che vive nei boschi viene controbilanciato nella storia dall’energia vitalistica di quattro ragazzini, ognuno alle prese con problematiche familiari diverse, che nel corso dell’indagine aiuteranno la nostra protagonista a mettere insieme i pezzi mancanti del complicatissimo puzzle.
Teresa, madre mancata trent’anni prima per tragici motivi, instaura con i quattro bambini un rapporto di affetto e fiducia reciproci.
Questo connubio inedito di forze in campo rappresenta una delle caratteristiche più originali di questa serie e mi ha spinto a visualizzarla attraverso un’estetica spettacolare che omaggia grandi film d’avventura americani degli anni ‘80 che hanno avuto bambini come protagonisti, quali Stand By Me, I Goonies, E.T., Gremlins.

A fronte di un cambiamento epocale nell’ambito delle modalità di fruizione di film e serie televisive, Fiori sopra l’inferno ambisce ad essere una serie RAI non vincolata agli stilemi classici nazional-popolari e si rivolge anche ad un pubblico internazionale, sia in termini di suspense che di linguaggio visivo e ritmo narrativo.
Un’ impresa di grande ambizione che poggia sulle spalle forti di una straordinaria attrice come Elena Sofia Ricci, che ha qui il coraggio di spogliarsi di qualsiasi cliché rassicurante per calarsi nei panni di un personaggio completamente fuori dagli schemi, in apparenza idiosincratica ma dotata di uno spessore morale, di un’umanità e di una capacità di intuito del tutto eccezionali.

In chiusura di conferenza stampa, Carlei ha aggiunto: “Nella vita ci sono a volte incontri magici. Mi era già successo con altri attori. Uno di questi è stato Paul Giamatti, che in Romeo&Juliet ha interpretato il miglior frate Lorenzo della storia del cinema. Mi è successo di nuovo con Elena Sofia Ricci. Un incontro magico che porterò sempre nel cuore.
La Rai è piena di eccellenze. Nonostante le piattaforme che a volte spendono il triplo, la Rai riesce a fare prodotti di qualità, perché le intelligenze che abbiamo compensano i budget ridotti di un’azienda pubblica.
Si stanno spendendo cifre folli per realizzare le serialità. Credo si fondamentale non nasconderlo.
Questo è un momento cruciale per rinnovare i prodotti di fiction. Dobbiamo passare da qualcosa che è tipico di Rai1 a qualcosa di più innovativo e vicino a una televisione internazionale, per mettersi in gioco in campo internazionale. Con i costi che si sostengono ora, i prodotti non possono più rimanere nei confini nazionali. Ecco perché dobbiamo far sì che la Rai possa mettersi sempre di più a livello della concorrenza internazionale”.

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