L'accusa dell'ex M5s: spese gonfiate per non restituire i soldi
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L'accusa dell'ex M5s: spese gonfiate per non restituire i soldi

Due anni con il partito fondato da Beppe Grillo: «Il vero scandalo deve ancora esplodere»

Tancredi Turco, veronese, fu eletto nel 2013 alla Camera con il Movimento 5 Stelle
Tancredi Turco, veronese, fu eletto nel 2013 alla Camera con il Movimento 5 Stelle
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16 Febbraio 2018 - 07.59


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«I mancati rimborsi? Il vero scandalo, ben più grosso e più grave, si annida altrove e non è ancora esploso. Sta a monte del problema di cui si parla in questi giorni, i versamenti non fatti oppure fatti e poi revocati, e cioè nel modo in cui vengono calcolate le cifre che i parlamentari Cinque Stelle devono restituire. Le spese vengono infatti sistematicamente gonfiate, così da ridurre l’avanzo da riconsegnare e potersi intascare più soldi. Lo sanno tutti ma nessuno dice niente, anche perché non c’è modo di controllare o meglio, nessuno vuole controllare».
Tancredi Turco, veronese, avvocato, nel 2013 fu eletto alla Camera col Movimento Cinque Stelle. Nel 2015 decise di uscire dal gruppo e, insieme ad altri nove pentastellati, diede vita ad Alternativa Libera. Per due anni, dunque, ha partecipato alla «restituzione volontaria», di cui conosce bene i meccanismi. Per altri tre anni ha visto da vicino i colleghi del Movimento al lavoro, dentro e fuori dall’Aula. Questa è l’intervista che ha rilasciato al giornalista Marco Bonet del Corriere del Veneto

E dunque come funzionano i rimborsi? «Lo stipendio del parlamentare è composto di più voci. C’è lo stipendio vero e proprio, 5 mila euro netti, che i parlamentari Cinque Stelle quasi si dimezzano restituendo 1.800 euro al mese. Poi c’è la diaria, 3.500 euro, di fatto un secondo stipendio, legata alla partecipazione alle sedute della Camera e del Senato. I parlamentari del Movimento hanno tassi di presenza molto alti, sicché la cifra è quella più o meno per tutti. Poi ci sono le spese per l’esercizio del mandato, altri 3.700 euro, più bonus ogni 4 mesi, sicché la cifra arriva a circa 4.000».

Dunque, 1.800 euro vengono stornati dallo stipendio, il resto?«Dalla diaria e dalle spese per l’esercizio del mandato va restituito, secondo i dettami del Movimento, tutto ciò che non è stato sborsato per l’attività parlamentare: collaboratori e consulenti, iniziative sul territorio, ma anche alberghi, ristoranti, benzina. Sicché più alte sono queste spese, meno si deve restituire, il che spinge molti a gonfiare gli importi».

Ci dovranno pur essere delle pezze giustificative, o no?«Mannò, quali pezze, è tutto basato sulla fiducia. Tu dici: ho speso 20 mila euro di avvocato. Fine. Non devi presentare alcuna parcella o fattura, hai detto 20 mila e 20 mila ti puoi tenere. E nessuno potrà mai verificare alcunché perché nessuna carta viene consegnata e depositata da qualche parte. Resta tutto nelle mani dei parlamentari».

Che si dicono pronti a rendicontare tutto.«Ma poi lo fanno? Gli attivisti dovrebbero chiederlo, ricordo che all’inizio ci fu persino chi si disse disponibile a pubblicare tutto su Facebook, mese per mese… Intanto Fantinati sostiene di spendere 46 mila euro di vitto, Di Maio 6 mila euro di cancelleria, Di Battista migliaia di euro di avvocati per difendersi dalle querele. E c’è chi, come Lombardi, è così sfortunata che un ladro le ruba proprio la borsa in cui c’erano tutti gli scontrini…».

Non è che lei pensa male perché ha rotto col M5s? «Figuriamoci. Chiariamo, qui è tutto legittimo, gli altri parlamentari prendono gli stessi soldi, se li intascano e nessuno dice niente e men che meno si sogna di andare a vedere come vengono spesi. I Cinque Stelle, però, hanno sempre detto di essere diversi, i “migliori”. E ora devono dimostrarlo. Nel comportamento di alcuni di loro, se non c’è disonestà sul piano legale c’è sicuramente su quello intellettuale».

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